XXI. La domane, la partenza ebbe luogo di buon mattino. Bisognava affrettarsi, poichè eravamo a cinque giorni di strada dal bivio. Non insisterò sulle sofferenze del nostro ritorno. Mio zio le sopportò colla collera di un uomo che non si sente il più forte; Hans, colla rassegnazione della sua natura pacifica; io, lo confesso, gemendo e disperandomi; il cuore mi veniva meno contro la cattiva fortuna. Come avevo preveduto, l’acqua ci mancò affatto alla fine del primo giorno di cammino; la nostra provvista liquida si ridusse allora al ginepro, ma quest’infernale liquore bruciava la gola ed io non poteva neppur sopportarne la vista. La temperatura mi pareva soffocante. La fatica mi paralizzava. Più volte fui ad un pelo di cadere senza movimento. Allora ci arrestavamo, e mio zio e l’Islande