XXIII.

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XXIII. Durante un’ora, immaginai nel mio cervello in delirio tutte le ragioni che avevano potuto smovere il tranquillo cacciatore. Le più assurde idee si avvicendarono nella mia testa. Credetti che fossi per divenir pazzo! Ma alla fine un rumore di passi si fe’ udire nella profondità dell’abisso; Hans risaliva. La luce incerta cominciava a strisciare sulle pareti, poi sboccò dall’orifizio del corridoio, e Hans apparve. Egli si accostò a mio zio, gli pose una mano sulla spalla e lo svegliò dolcemente. Lo zio si alzò. «Che c’è? chiese egli. — Vaten,» rispose il cacciatore. Convien credere che sotto l’ispirazione di violenti dolori, ciascuno diventi poliglotta, poichè, senza sapere sillaba di danese, compresi per istinto la parola della nostra guida. «Dell’acqua, dell’acqua! esclamai ba

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