Capitolo 4

1347 Parole
Carlos era seduto nella macchina da un tempo che sembrava interminabile. Le sue gambe gli facevano male, e Clarence non gli aveva rivolto una parola. Quell'assordante silenzio lo stava facendo impazzire, ma, in un angolo del suo cuore, ammetteva che gli mancavano anche le sue provocazioni. Si girò di lato e osservò il profilo di Clarence. Il suo viso era bellissimo, con quella leggera barba che al mattino sembrava quasi più affascinante. Carlos sapeva che non sarebbe dovuto succedere, che doveva smettere di pensare a lui in quel modo, ma era talmente attraente che non riusciva a fare a meno di guardarlo. Clarence se ne accorse e, senza distogliere lo sguardo dalla strada, gli rivolse la parola: "Perché continui a fissarmi? Ti sei innamorato di me?" Carlos, irritato, rispose subito: "Te lo sogni, non mi innamorerò mai di un pervertito come te." Clarence sorrise, ma non replicò. Continuò a guidare, mentre Carlos cercava di scrollarsi di dosso quella sensazione di confusione crescente. Quando finalmente arrivarono a destinazione, Clarence lo fece scendere. Carlos si guardò intorno. Un mercato caotico si stendeva davanti a lui, con bancarelle variopinte e persone che urlavano per attirare l'attenzione sulla loro merce. "Cos'è questo posto?" chiese Carlos, guardando Clarence. "Non vedi che è un mercato?" rispose lui, sarcastico. Carlos, infastidito, si avviò senza una parola. Ma Clarence non si fermò e, dopo un attimo di esitazione, cominciò a seguirlo. Carlos camminava a passo veloce, cercando di allontanarsi, ma il suono dei passi di Clarence dietro di lui lo faceva sentire stranamente rassicurato. Un'altra parte di lui, però, si sentiva minacciata. Clarence gli faceva provare emozioni che non aveva mai conosciuto prima, emozioni che non riusciva a capire. Improvvisamente, Clarence gli prese il braccio, e Carlos sentì un brivido corrergli lungo la pelle. Si girò a guardarlo, ma Clarence, con uno sguardo determinato, indicò una bancarella di vestiti e gli disse: "Devi comprarti dei vestiti nuovi. Non puoi continuare a mettere i miei e non puoi certo usare sempre quelli." Carlos annuì senza dire una parola, dirigendosi verso la bancarella. Gli occhi di Clarence lo seguivano, ma lui non ci pensò troppo. Si concentrò sui pantaloni di pelle nera, lunghi e perfetti. Non riuscì a resistere e li prese in mano, sentendo subito una connessione con quel materiale. "Perché mi guardi così?" chiese, guardando Clarence con sospetto. Clarence sorrise con un'aria lasciva. "Mi sto immaginando quando te li toglierò con i denti." Carlos, improvvisamente imbarazzato, posò i pantaloni e, in fretta, si concentrò su un paio di pantaloni di velluto nero. Comodi e adatti per viaggiare, pensò, anche per combattere, aggiungendo qualche maglia a maniche corte. Quando Clarence pagò, Carlos notò che stava usando monete d'oro mai viste prima, con disegni che cambiavano rapidamente, quasi come se fosse magia. Con un gesto curioso, Carlos ne prese alcune tra le mani. "Come possono cambiare il loro disegno così in fretta?" domandò. "È magia," rispose Clarence con una nonchalance che suscitò l'interesse di Carlos. "Uno stregone millenario le ha create. Alcuni dicono che sia incatenato in una banca nella città principale e le faccia ogni giorno." Carlos lo guardò, incredulo. "È una storia vera o mi stai prendendo in giro?" Clarence rise e gli alzò il viso, mettendo una mano sotto il mento di Carlos. "Non so se sia vero, ma sono voci che girano." Carlos, infastidito, gli tolse la mano e si girò, proseguendo a camminare. Camminarono insieme per un'altra ora, quando improvvisamente una donna bionda saltò in braccio a Clarence e lo baciò appassionatamente. Un'ondata di gelosia colpì Carlos, ma subito scosse la testa, cercando di allontanare quel pensiero. "Che stupidaggine," si rimproverò. Clarence si liberò dalla donna con un gesto brusco. "Ma che cavolo ti salta in mente? Ti ho già detto che non voglio che mi baci," disse con rabbia. La donna, con un broncio che a Carlos sembrò ridicolo, gli si avvicinò di nuovo. "Ma lo sai che ti amo tanto," disse, cercando di afferrargli il braccio. Clarence, infastidito, la scacciò. "Te l'ho già detto un mucchio di volte. Solo perché una volta siamo andati a letto insieme non significa che siamo fidanzati." Carlos non riusciva a trattenersi. Si avvicinò alla donna, prendendo Clarence per il polso e avvicinandolo a sé. Si girò verso di lei, un sorriso provocatorio sulle labbra. "Mi scusi, signorina. Mi spiega perché è così possessiva con il mio ragazzo?" Clarence, sorpreso ma anche grato, si voltò verso di lui. La donna, scioccata, rimase a bocca aperta. "Tu stai dicendo che il mio Tesoruccio è gay?" chiese incredula. "Non credo proprio, lui è il futuro padre dei miei figli." Carlos guardò la donna con disgusto. Il suo vestito giallo era troppo corto, lasciando intravedere l'intimo, i capelli biondi, evidenti segni di tintura, e un trucco pesante che cercava invano di nascondere la sua età. Poi, guardando Clarence, decise di agire. Lo baciò con passione. Clarence rimase sorpreso per un momento, ma poi rispose al bacio, la sua mano si infilò nei capelli di Carlos, tirando delicatamente il labbro inferiore di lui. Un piccolo brivido attraversò Carlos, mentre sentiva la sua lingua entrare nella sua bocca, danzando insieme. La sua mano si posò sul collo di Clarence, cercando di avvicinarlo di più, mentre il corpo di Carlos rispondeva involontariamente a quel tocco. Un gemito uscì dalle sue labbra. Il contatto breve, ma intenso, alimentò un fuoco che bruciava dentro di lui. Il rumore di un urlo li riportò alla realtà. Carlos si staccò da Clarence, ma non riusciva a smettere di guardarlo. Poi, ricordò il motivo di quel gesto e si girò verso la donna. Clarence, mettendogli una mano sulla schiena, disse: "Penso che quello che hai visto possa essere la prova evidente che io e il ragazzino stiamo insieme." La donna, infuriata, sbatté un piede per terra e si allontanò con una camminata provocante, ma Carlos non le prestò più attenzione. Avanzò con la testa bassa, sentendo una strana emozione dentro di sé, come se non riuscisse a credere a quello che aveva appena fatto. Si sentiva confuso, ma anche... protettivo. "Che cavolo mi sta succedendo?" si chiese, continuando a camminare silenzioso. …. Clarence osservava Carlos camminare davanti a lui, con la mano che ancora sfiorava le sue labbra, ancora gonfie per il bacio. Un sorriso compiaciuto gli si stampò sul volto. Quel gesto di Carlos era chiaro: era geloso. E quella gelosia, in qualche modo, lo rendeva felice. Poi, un rumore improvviso distolse la sua attenzione. Si girò di scatto. Vedeva Carlos che correva verso un bambino, caduto proprio nel mezzo della piazza, rischiando di essere investito da un’auto che stava arrivando troppo velocemente. Carlos non esitò. Si lanciò sul bambino, con un'agilità che lasciò Clarence senza fiato. In un attimo, si ritrovò al di là della strada, mentre la macchina passava. Una donna, con il bambino tra le braccia, si avvicinò a Carlos. "La ringrazio, signore," gli disse, riconoscente. Carlos, facendo spallucce, rispose: "Non deve ringraziarmi. L'importante è che suo figlio stia bene." Ma Clarence non stava più pensando alla donna. Si avvicinò a Carlos, e, preso dalla rabbia e dalla paura, gli diede un pugno. Carlos si girò di scatto, ferendosi il labbro, e con uno sguardo infuriato disse: "Ma che cavolo ti salta in mente?" Clarence, ormai sopraffatto dall'emozione, si avvicinò e, cercando di toccare le labbra ferite di Carlos, fu scacciato via con una spinta. Ma lui non si fermò, prendendolo per un braccio e tirandolo a sé, in un abbraccio che, nonostante la forza, era carico di disperazione. Carlos cercò di liberarsi, dando pugni sulla schiena di Clarence, ma lui non lo lasciò andare. "Clarence, lasciami... non riesco a respirare," sussurrò, mentre la pressione intorno al suo torace aumentava. Clarence non rispose. Aveva paura di lasciarlo andare, paura che sarebbe scomparso dalla sua vita. Eppure, non capiva cosa stesse succedendo dentro di lui. Carlos, immobilizzato, cercò di respirare. Quando l'abbraccio si allentò, Clarence appoggiò la fronte sulla sua. I loro occhi si incontrarono e, con voce rotta, Clarence sussurrò: "Ragazzino, che cosa mi hai fatto?" Carlos lo guardò, sorpreso, senza parole.
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