La sede dell'azienda Mendosa è situata al centro della città, un grattacielo immenso, altissimo ed io ho paura delle altezze ovviamente, l'ascensore privato per salire ai piani alti è ubicato all'esterno e i vetri sono tutti trasparenti come una cupola, mi sono appiattita contro la porta e chiuso gli occhi cercando di contare le farfalle nella mia testa " hai molte fobie Jessica, l'acqua ed ora l'altezza, c'è altro che dovrei sapere sulle tue paure?" chiede con freddezza, " i ragni e il temporale estivo" rispondo subito, il tin della porta fa fermare l'attrezzo infernale, e quando si aprono le porte esco subito riprendendo fiato, calmo i battiti del cuore e quando apro gli occhi mi trovo davanti ad un ufficio pieno di vetrate, si può vedere tutta la città di San Diego da qui, non mi avvicinerò mai alle finestre ma è comunque uno spettacolo anche se molto sterile, composto da molti piccole cabine piene di computer e di gente, che ora guardano tutti noi, sbianco, mi stanno guardando troppo, Diego si schiarisce la voce e tutti riprendono a lavorare, "vieni con me" mi dice il signorino, lo seguo come un cagnolino, dopo un lungo corridoio incontriamo una postazione vicino ad una grande porta in mogano con scritto sopra Presidente Diego Santiago Mendosa, dalla postazione esce una ragazza vestita per metà, da un tre pezzi giacca, camicia e gonnellina tutta truccata e ben pettinata, che cliscé la sua segreteria, mi nota subito e sembra sorpresa, "Marta fai venire nel mio ufficio Steban devo parlare con lui" dice Diego e senza degnarla di uno sguardo entra nel suo ufficio lasciando la porta aperta "Jessica chiudi la porta appena entri" dopo il mio sbandamento mi rendo conto che è un ordine, corro dentro e chiudo la porta.
Mi guardo intorno meravigliata, i colori qui sono più personali, rispecchiano la sua stanza e sono rimasta sempre affascinata dai gusti di quest'uomo, "siediti" mi comanda e così faccio, Dio sono diventata proprio un cagnolino ai suoi ordini, sbuffo dentro di me ed aspetto che mi dice quello che devo fare, intanto lo guardo in questo ambiente, si siede alla sua scrivania non prima di avere sbottonato la giacca, che calore che mi fa sentire, non ho mai preferito i ragazzi biondi anzi più i capelli erano scuri e più mi piacevano, questo prima di incontrare Diego, il suo fascino latino mi ha colpito subito, da allora sembra il genere maschile abbia perso interesse ai miei occhi.
Bussano alla porta, entra un ragazzo dai capelli corvini, appunto, un bellissimo ragazzo che mi guarda subito restando perplesso, poi si gira dal suo datore di lavoro, in altro modo Diego lo guarda freddo, a volte credo che non abbia un cuore "Dimmi Diego" gli da del tu, significa che sono anche amici "Steban questa è Jessica, una stagista, dalle l'incarico degli articoli per le feste" dice sbrigativo il Boss, devo chiamarlo così sembra più azzeccato.
"Cosa? scusami Diego ma come ti è venuto in mente di lasciare quel progetto ad una ragazzina senza esperienza?" sembra scioccato e mi sento in imbarazzo, mi ha offeso e mi sento arrossire per la vergogna, anche se è la verità, Diego non sembra gradire la sua esplosione invece, si alza in tutta la sua gloria per essere quel poco più alto di lui, "Non ho chiesto il tuo parere Steban, sono io il capo qui e voglio che lasci il progetto nelle mani di Jessica, le sue idee mi sono piaciute e voglio vederle reali entro la fine della settimana non so se mi sono spiegato" lo dice serio, no non credo che siano amici ma solo conoscenti, non si sarebbe arrabbiato così con un suo amico, penso.
Steban annuisce nero in volto e si gira verso di me, questo mi darà filo da torcere "vieni con me ragazzina" dice, mi alzo dal divanetto, "si chiama Jessica, Steban" dice Diego facendolo infuriare di più, sospiro mentalmente, lo seguo fino alla porta "ti aspetto per il pranzo qui Jessica" mi dice Diego "Si signore" rispondo e dopo un altro sguardo esco con l'uomo orribile, lo seguo lungo il corridoio e non appena svoltiamo l'angolo vengo sbattuta violentemente al muro, sono terrorizzata, il fiato caldo di Steban mi solletica l'orecchio "Bada a quello che fai ragazzina, non mi piace essere scavalcato dalla puttanella di turno, siamo intesi?" sono troppo sconvolta per rispondere, annuisco solo non convinta di quello che ha detto "io... sono solo la sua governante" respiro e sembra sorpreso, mi lascia come bruciato "la sua serva? sei la sua serva?" ripeteva incredulo, una risata isterica gli esce dalla bocca, "una serva" sembra incredulo "mi ha fatto vedere il progetto perchè sa che studio economia, sono inesperta è vero ma vuole il mio aiuto solo per questo, non voglio rubarle il lavoro signore, lo giuro" sto implorando e tremando, mi guarda per un momento, poi si porta le mani ai capelli in un gesto nervoso, cerco di calmare il mio cuore che batte fortissimo, se Marcelo mi metteva soggezione lui mi mette paura...
Senza dire altro si gira e continua a camminare, lo seguo non posso fare altrimenti, entriamo in uno studio fotografico, resto sorpresa da quante scene mi trovo davanti, riesco a riconoscere qualche scena pubblicitaria, Steban si ferma vicino ad un fotografo e dopo avergli detto qualcosa nell'orecchio lui mi guarda per un secondo, poi continua il suo lavoro, il burbero mi fa cenno di seguirlo vicino ad una postazione piena di carte e cartelle, ognuno nel suo caos ci capisce qualcosa, ma io il caos non l'ho mai sopportato, per questo il mio lavoro è la governante.
"Cosa avresti pensato su quel progetto che il grande capo ti ha fatto venire qui?" mi chiede un po più educatamente, " ho visto le vostre idee e mi sono piaciute molto, ma avrei optato per una pubblicità con dei bambini, un compleanno" sembra perplesso, "perchè dovrebbe essere un idea migliore?" mi chiede, "perchè il pubblico che userà il prodotto non sarà riservato solo alle famiglie ricche, ma anche a famiglie borghesi, in un compleanno per bambini non mancano mai i palloncini ed i festoni anche per una famiglia meno agiata, i prezzi sembrano alla portata di tutti e potrebbe essere divertente lavorare con dei bambini" non sembra convinto, prende in mano la cartelletta dove ci sono gli appunti del progetto, dopo aver controllato qualcosa si rende conto che non sto sbagliando, mi guarda con uno sguardo vago "dove troviamo dei bambini? dovremmo fare dei provini?" sospira "oppure potremmo trovare dei bambini che non abbiano delle grandi pretese di essere star, come un orfanotrofio dove vado ogni tanto, la struttura possiede anche un giardino sul retro, potremmo fare le foto all'esterno, basterà solo un po di pulizia, i bambini sono tutti tranquilli nel loro complesso" sembra ancora più preoccupato "senta perchè non la porto con me? le farò vedere il posto e poi sarà lei a decidere, io le sto dando solo un 'idea" continuo imperterrita "quanto ci costerà questa assurdità?" mi chiede Steban "una ventina di dolcetti al cioccolato?" chiedo ed eccolo li che scoppia a ridere, divento rossa dalla vergogna, il fotografo si avvicina alla nostra postazione "cos'hai da ridere tanto?" chiede al suo direttore "questa è bella, non ci hanno mai chiesto così poco per un lavoro" continua a ridere, di meno ma continua, "sono dei bambini orfani signore non si aspettano che beneficienza dalle persone e si accontentano di poco, basta poco per farli sorridere" lo dico un po' offesa, "penso che non sia male come idea" ecco che arriva alle nostre spalle come un gatto, Diego era pochi passi lontano da noi e stava ascoltando la nostra conversazione, chissà da quanto tempo ci stava guardando, anche Steban sembrava sorpreso, " tra cinque minuti vi voglio pronti per andare a visitare il sito" detto questo si gira e ci lascia, "sempre come un gatto arriva" borbotto, il fotografo mi sorride deve avermi sentito, " andiamo allora a levarci questo dente" dice Steban, sembra che debba andare al patibolo....
se questo è il mio primo giorno di lavoro non voglio immaginare gli altri che arrivano, sospiro e li seguo come un cagnolino oggi non riesco a fare altro.