"Io e Nott abbiamo pensato che potresti fare il turno di sabato, solo per questa settimana. Ci semplificheresti la vita." disse Hermione, sedendosi al tavolo con i suoi amici.
"Certo. Come mai tutta questa urgenza?" chiese Ron.
"Te l'ho già detto, devo appendere la comunicazione in bacheca." rispose, mentre osservava Malfoy sgattaiolare all'interno del passaggio verso Hogwarts. "Anzi - colse la palla al balzo - Credo che andrò subito. Prenderò il passaggio per essere più veloce."
"Conosci il passaggio? Da quando?" chiese Ron ridendo.
Lei non rispose, si limitò a guardare Harry, senza sapere cosa dire.
"Gliel'ho mostrato io qualche tempo fa." disse lui prontamente.
"Avete capito il mio migliore amico? Mostra i passaggi segreti alla mia ragazza senza di me." disse ironicamente Ron, ingurgitando l'ultimo sorso della sua burrobirra.
I ragazzi risero, compreso Harry.
"Io ora vado." disse Hermione, salutandoli.
Percorrere nuovamente il passaggio segreto si rivelò peggio di quanto si aspettasse. Le sembrò quasi di sentire le sue risate e quelle di Harry... Non ebbe troppo tempo per disperarsi, perché iniziò a correre, sperando di raggiungere Malfoy per fare quello che non era riuscita a fare per tutta la settimana.
Una volta raggiunta la scuola, lo individuò, fermo davanti alla bacheca. Ne approfittò estraendo il foglio contenente gli orari delle ronde.
Si avvicinò, e prese un paio di puntine per affiggerlo. "Ti devo parlare." disse, senza nemmeno guardarlo, mentre provvedeva a fissare il documento.
"Ti ascolto." rispose lui, nel momento in cui un gruppo di prefetti li circondò, curiosi di leggere gli orari delle ronde.
"Non qui." disse lei. "Incontriamoci fuori dalla mia stanza sta sera, appena dopo il coprifuoco. Fino ad allora, non fare niente di cui potresti pentirti." aggiunse, sperando che le minacce bastassero a tenerlo buono per qualche ora.
"E perché dovrei rischiare di perdere dei punti?" rispose lui divertito.
"Perché sai come arrivarci senza farti scoprire. L'hai già fatto." disse lei, con tono risentito.
"D'accordo."
La cena si consumò rapidamente, ed Hermione decise che non avrebbe passato altro tempo con i suoi amici in sala comune: aveva troppi pensieri per la testa, e anche un po' di paura.
Si stava cacciando in un bel guaio, ma non aveva altra scelta.
"Ci vediamo domani." li congedò, alzandosi da divano.
"Vai già? Che noia che sei!" disse Ginny, lamentandosi.
"È stata una lunga giornata, ho bisogno di risposare. E poi domani mi devo svegliare presto per-"
"Studiare, lo sappiamo. Non fa niente." l'amica completò la sua frase sorridendole.
(..)
L'ora del coprifuoco giunse con estrema calma. Hermione fece in tempo a farsi una doccia, lavarsi i denti, struccarsi, sfogliare un libro ed annoiarsi con Grattastinchi prima che fosse ora di uscire dalla stanza.
Quando lo fece, non vide nessuno. Attese per qualche tempo, per poi decidere di sedersi su uno dei gradini che conduceva alla sua stanza.
Attese ancora, ma di lui non si presentò nemmeno l'ombra.
Sentendosi delusa ed umiliata dal suo comportamento, si alzò e si chiuse in camera. Le aveva davvero dato buca?! E non era nemmeno un appuntamento! Chi si credeva di essere?
I suoi pensieri furono interrotti da un picchiettio: qualcuno aveva bussato alla porta.
Era sicuramente lui: cercò di ricomporsi e di tornare calma, e dopo qualche istante aprì.
Lui entrò repentinamente in camera, senza nemmeno salutarla.
"Avevo detto fuori." disse lei, chiudendo la porta dietro di sé, per poi incrociare le braccia.
"Carino qui... Oh guarda! C'è anche Palla di Pelo!" disse lui, avvicinandosi al micio che, prontamente, soffiò minacciosamente contro la sua mano, intenta a toccarlo.
"Si chiama Grattastinchi. E fossi in te non lo infastidirei." rispose Hermione.
"Di cosa volevi parlarmi?" disse Draco, spostando con cautela il gatto dalla poltrona per potersi sedere al suo posto.
"Come potrai aver immaginato, mi sono stancata di questi tuoi giochetti."
"Davvero?" chiese lui, fingendo stupore e indignazione allo stesso tempo.
"Smettila. Non fai ridere nessuno."
"Va bene." disse lui. "Quindi questo significa che abbiamo un accordo?" chiese, alzandosi in piedi.
"Dipende da che accordo." rispose Hermione.
"Questo te lo dirò subito dopo che avrai giurato di esaudire la mia richiesta."
"Perché devi sempre complicare le cose?" domandò lei, frustrata.
"Il mio silenzio per il tuo aiuto." disse, porgendole la mano.
Lei alzò gli occhi al cielo, e non avendo molte alternative, la strinse.
"Pronuncia il voto infrangibile." disse lui, estraendo la bacchetta.
Era terrorizzata, chissà cosa le avrebbe fatto fare. Ne valeva davvero la pena? Perché non poteva avere più tempo per decidere? Perché si era cacciata in un tale disastro?
Queste erano le domande confuse che attraversavano la sua mente mentre pronunciava il voto.
> pensò. E aveva ragione.