Hermione aprì la porta, che rivelò la figura di un Harry sorridente. Lei alzò il sopracciglio: "Cosa ridi? Dai, entra."
"Ho sentito della rissa. Per fortuna la McGranitt non ha tolto nessun punto a Grifondoro!" commentò lui ridendo.
"Avrei preferito che fosse così." rispose lei seria, guardando fuori dalla finestra.
"Come mai?" chiese lui.
"Malfoy ha picchiato Ron dopo che ha urlato davanti a tutta la scuola che sua mamma ha pagato per farlo riammettere, e che ora è diventato il preferito dei professori proprio per questo motivo."
Harry tacque. Non aveva assistito alla scena, quindi non poteva giudicare l'accaduto. Certo conosceva Ron meglio delle sue stesse tasche, e sapeva bene cos'era capace di dire in preda alla rabbia, ma conosceva anche Draco, ed era consapevole della cattiveria che sapeva gratuitamente dispensare.
"Ho litigato con Ron." disse Hermione.
"Perché?" chiese Harry, sedendosi sulla poltrona, di fianco a Grattastinchi.
"Il solito. Non capisce niente." rispose lei, che continuava a guardare fuori dalla finestra.
"Dai Hermione, vedrai che risolverete."
La ragazza non rispose. Era stanca.
"Perché sei scappata l'altra sera a cena?" chiese il suo amico, mentre accarezzava il gatto fulvo.
Hermione non sapeva cosa fare. Non voleva scaricare su di lui un ulteriore peso, e in quel momento, i suoi problemi le sembrarono dei miseri capricci paragonati a quelli che l'amico aveva dovuto affrontare ogni singolo giorno, per tutta la vita.
"Sai che a me puoi dire tutto..." disse lui, alzandosi e avvicinandosi a lei.
"Ma no Harry, non è così importante." rispose Hermione, distogliendo finalmente lo sguardo dalla finestra per volgerlo a lui.
"Se è così, perché non me lo dici?" insistette lui.
"Sono spaventata." disse lei.
Lui inclinò leggermente la testa, alzando un sopracciglio, come a chiederle il motivo, e lei decise di continuare: "Ho paura di tutto, anche della mia ombra. Non so mai come mi sento, a volte mi sembra di toccare il cielo con un dito, a volte di sprofondare in un baratro! Non so se sono ancora spaventata per quello che è successo a villa Malfoy, non so se sono triste per la guerra, non so nulla! E mi sento così patetica, sto male e non so nemmeno perché! Anzi, non so nemmeno se sto male o se sto solo cercando delle attenzioni!" sputò lei.
Come aveva previsto, i suoi problemi sembravano più leggeri ora che li aveva divisi con lui, addirittura più... insignificanti? Come se avessero perso importanza, come se per tutto questo tempo avessero solamente avuto bisogno di essere pronunciati.
"È naturale che tu ti senta così." disse Harry. Hermione sgranò gli occhi a quella risposta inaspettata. "Mi chiedevo solamente quando avresti mostrato un segno di cedimento!" sorrise lui, probabilmente alludendo alla sua perfetta interpretazione di ragazza felice degli ultimi mesi.
"Harry... Non sto poi così male. Solo mi chiedo quale sia il mio posto. Mi sento così diversa.." continuò la ragazza.
Lui le sorrise di nuovo: "Hai solo bisogno di affrontare le cose, devi smetterla di fuggire e fingere che quello che è successo non ti abbia cambiata. Del resto ha cambiato tutti noi! Guardaci: ormai siamo adulti."
Harry aveva ragione. Si sentiva più leggera. Un sorriso, fece capolino sul suo volto.
Harry lo notò, e le sorrise di nuovo. Entrambi scoppiarono a ridere, di gusto.
Hermione aveva perfino le lacrime. Eppure sapevano che non faceva ridere, forse era proprio quello a rendere la situazione divertente.
"Grazie Harry." disse Hermione, dopo essersi ricomposta, senza perdere però il suo sorriso sincero.
Il pomeriggio prese una svolta positiva: i due amici uscirono in cortile per fare due passi, parlando di cose talmente frivole da incendiare i loro animi di altrettanto frivolo diletto.
Hermione amava discutere di cose serie, ma in quel momento era proprio delle cose superficiali che aveva bisogno: parlare di sciocchezze, che non servivano a nulla e che non avrebbero inciso su nulla. Si sentiva leggera.