Capitolo 2

1047 Parole
Roberto tremava per il freddo, non sapeva quanto avrebbe ancora resistito. Quando, nel dolore, sentì una voce profonda e sensuale provenire da lontano, che gli chiese: " Ciao, tesoro, tutto bene?" Roberto alzò lo sguardo, pronto a rispondere in modo sgarbato a un'osservazione tanto scontata, ma pensò che fosse ovvio che, se una persona stava sotto la pioggia, fradicia e semisvenuta, non potesse stare bene. Quando i suoi occhi si sollevarono verso l'uomo, però, rimase senza parole. Era bellissimo. La sua bellezza asiatica era evidenziata dal contorno scuro che aveva intorno agli occhi. I capelli, tirati su con del gel, lasciavano intravedere un ciuffo viola che spiccava tra il nero. Indossava una giacca di velluto nero, da cui spuntava una camicia viola. Il suo abbigliamento stravagante evidenziava la perfezione del corpo scolpito. Accanto a lui c'era un altro uomo, anch'egli straordinariamente bello, con gli occhi azzurri e i capelli neri. A differenza del primo, indossava pantaloni neri e una giacca di pelle nera, con una maglia scura che si intravedeva sotto. Il primo uomo si avvicinò a Roberto, e con cautela gli toccò un braccio. Quando il ragazzo lo allontanò istintivamente, lui fece cadere la mano, ma poi sorrise e disse: "Non ti preoccupare, nessuno di noi vuole farti del male. Anzi, permettimi di presentarmi: mi chiamo Magnus Bane, e l'uomo accanto a me si chiama Alexander Lightwood. Non puoi stare qui, dobbiamo portarti in un posto asciutto." Magnus allungò la mano, ricoperta di anelli d'oro, e sorrise gentilmente. Roberto, confuso e indeciso, sentì un'improvvisa sensazione di sicurezza. Decise di afferrargli la mano. Ma appena si alzò, le gambe cedettero e crollò contro Magnus, che lo prese al volo. Quando gli toccò il braccio, si girò verso Alexander e disse: "Ha la febbre. Dobbiamo portarlo subito al mio loft." Alexander annuì senza esitare. Magnus, con un rapido movimento della mano, creò un portale magico. Sollevò delicatamente Roberto, ormai svenuto, e insieme attraversarono il portale. Nel loft di Magnus, Alexander adagiò il ragazzo su un divano di pelle. Magnus, con un semplice gesto, fece cambiare d'abito a Roberto e lo coprì con una calda coperta. Mentre lo faceva, però, un braccio del ragazzo uscì dalla coperta, rivelando delle rune sulla sua pelle. Alexander, notandole, si voltò sorpreso verso Magnus e disse: "Mags, guarda il suo braccio. Quelle sono rune, ma la cosa che mi stupisce di più sono i suoi occhi. Sono identici ai tuoi, dorati come quelli di un gatto. Come può una Shandowhunters avere il marchio di uno stregone?" Anche Magnus rimase perplesso. Poi, riflettendo su ciò che Sofia aveva detto, la verità divenne chiara. Era lui il ragazzo che dovevano incontrare, destinato a diventare loro figlio. Magnus si rivolse al suo compagno, toccandogli il braccio, e gli disse: "L'unica persona che ci può dare delle risposte è Sofia. Devo fare un incantesimo per entrare in contatto con l'universo parallelo in cui lui vive." Alec annuì, osservando mentre Magnus preparava gli ingredienti necessari. Con un gesto della mano, Magnus fece sprigionare una luce azzurra dalle sue dita, lanciandola nel calderone. Un fumo blu ne uscì, e, come per magia, apparve Sofia. "Vedo che finalmente avete incontrato il ragazzo," disse Sofia, con un tono di voce che fece gelare l'aria. Alec, stupito dalla sua affermazione, si girò verso Magnus e chiese: "Come fa a saperlo?" "Semplice, caro," rispose Sofia con un sorriso enigmatico. "Io so tutto. Sono la regina degli specchi. Posso vedere il passato, il futuro e il presente dei vari universi." Poi, Magnus, con occhi pieni di dubbi, chiese: "Questo ragazzo ha le rune degli Shandowhunters, ma ha anche gli occhi come i miei. Come è possibile? Non ci sono cacciatori di demoni con queste facoltà. E noi stregoni non possiamo avere figli." Sofia rispose con una rivelazione che sconvolse entrambi: "Lui non è né una Shandowhunters, né uno stregone. è entrambe le cose." Magnus e Alec si guardarono, increduli. "Com'è possibile?" chiesero all'unisono. Sofia li guardò con uno sguardo che sembrava rivelare più di quanto volesse dire. "I Seelie hanno trovato un incantesimo che può creare ibridi, metà Nephilim e metà demoni. Gli altri umani su cui hanno provato questo incantesimo sono morti, ma lui è l'unico che è sopravvissuto." "Perché i Seelie vogliono creare degli ibridi?" chiese Alec, con crescente preoccupazione. "Semplice," rispose Sofia. "Per distruggere tutti gli Shandowhunters." "Questo ragazzo è pericoloso per tutti noi," concluse Alec. "No," intervenne Sofia. "Non lo è più. Lui ha scelto di scappare, perché non voleva fare del male a nessuno. Ma se vi prendete cura di lui, sarà in grado di diventare un salvatore. Ha un compito molto importante da svolgere. Lui, insieme a mio nipote Riccardo..." Quando la comunicazione con Sofia si interruppe, Magnus e Alec si voltarono verso il ragazzo, che dormiva sereno sul divano, la cui figura sembrava troppo piccola per l'ampiezza del mobile. Per il suo corpo fragile, entrambi si fecero una promessa: avrebbero fatto qualsiasi cosa per proteggerlo, affinché il suo destino fosse compiuto. ... Roberto si svegliò di soprassalto quando sentì una mano gentile toccargli la spalla per farlo tornare sul divano. Si girò, e trovò di nuovo davanti a sé l'uomo che aveva incontrato la sera prima. Gli sembrava di ricordare che si chiamasse Magnus. Si era cambiato d'abito, indossando una camicia rossa che faceva risaltare i suoi addominali. Al collo portava diverse collane, che aggiungevano un tocco misterioso al suo aspetto. Roberto, incerto, distolse lo sguardo, pensando che non fosse educato fissare le persone. Dopo un minuto di silenzio, si schiarì la voce e domandò: "Dove mi trovo?" "Ti trovi nel mio loft," rispose Magnus con calma. "Mi avete portato tu e il tuo compagno?" chiese Roberto, ancora confuso. Magnus annuì, avvicinandosi al ragazzo. Gli prese la mano, stringendola delicatamente, e disse: "Come ti ho già detto ieri, il mio nome è Magnus. Vorrei sapere qual è il tuo." Roberto esitò. Era difficile per lui fidarsi completamente di qualcuno. Aveva paura che potessero essere come gli altri, quelli che l'avevano fatto diventare così. Poi, ricordò le parole di suo padre, che, quando era piccolo gli aveva detto: "Ti ho chiamato così, perché il mio personaggio preferito era Robin Hood." Infine, guardò Magnus negli occhi, e rispose alla stretta della sua mano: "Robin. Il mio nome è Robin."
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