Alex POV
> disse guardandomi dritto negli occhi.
Avevo bevuto qualche birra e fumato dell'erba prima di decidere di andare dai miei amici, eravamo finalmente tutti riuniti e perfino quella piccola strega era con noi.
Ero rilassato, ma allo stesso tempo teso come una corda di violino, le mie emozioni non funzionavano più bene, erano sempre in contrasto.
Ad un tratto la musica si alzò alla console con -Pero Fiel di Shakira.
> disse sussurrando che a malapena riuscì a sentirla in mezzo a quel frastuono.
Mi prese per mano e mi trascinò in mezzo alla pista, iniziò a ballare senza preoccuparsi di me, muoveva i fianchi come un angelo e io come uno stupido la guardavo imbambolato.
Mi avvicinai a lei e la presi per i fianchi, il suo culo continuava a muoversi imperterrito sulla patta dei miei pantaloni provocandomi quasi dolore, alzò le braccia e le fece scivolare ai lati della mia testa fino al collo.
Non capivo più niente la desideravo, ogni singola fibra del mio corpo la voleva, voleva possederla.
> disse, sapevo benissimo che stesse sorridendo a pronunciare quelle parole, aveva capito l'effetto che mi faceva.
Strinsi le dita sui suoi fianchi ancora di più e avvicinai le mie labbra al lobo del suo orecchio destro, sgombro dai capelli che le svolazzavano qui e la come onde > risposi semplicemente.
Continuò a ballare imperterrita contro il mio corpo, feci scivolare le mani sul suo corpo ricoperto da un vestito striminzito > dissi.
> chiese lei continuando a muoversi, feci scivolare una mano verso il suo collo e spostai una ciocca di capelli che le era caduta e la bacia lentamente e in modo sensuale, mentre con l'altra mano trovai la sua e la intrecciai per portarla sul suo ventre.
> dissi senza rifletterci molto, era ciò che pensavo e nonostante ciò al solo pensiero che qualcun altro poteva essere al mio posto in questo momento mi fece ribollire il sangue nelle vene.
Nel frattempo lei si girò sorridendo disse > staccò le mie mani dal suo corpo e corse via da me.
Non riuscivo a spiegarmi come ogni volta che mi avvicinavo e sembravo fare un passo verso di lei, qualcosa andasse immancabilmente storto e tornavamo al punto di partenza se non peggio.
Di una cosa ero certo però, mi odiava.
Lasciai perdere pensando che fosse meglio lasciarla sola per evitare scenate drammatiche anche stasera e rovinare la festa a tutti, perché mi conoscevo, quella ragazza era in grado di tirare fuori il peggio di me.
Andai a cercare i ragazzi trovandoli poco dopo seduti al privè.
> disse Matt ghignando.
> lo fermai subito dal dire altro.
> chiese Kendal a Matt.
> disse sbuffando.
> dissi facendo le virgolette all'aria, Kendal scoppiò a ridere e Matt mi tirò un cubetto di ghiaccio preso dalla boccia sul tavolo.
> dissi offeso.
> gridarono insieme Sofia e Katie avvicinandosi ai rispettivi ragazzi.
> esordì Kendal facendo ridere tutti.
> risposi facendogli il terzo dito.
> chiese Matt.
> rispose Katie dubbiosa, si girarono tutti verso di me facendomi sentire a disagio.
> chiesi frustrato, > aggiunsi scrollando le spalle.
Sofia mi guardò di traverso insieme a Kendal, non so chi dei due mi conoscesse meglio, ma soprattutto non sapevo chi dei due odiassi di più in questo momento.
> mi riproverò Sofia.
> dissi.
> disse Kendal baciando la sua ragazza.
Ero frustrato, presi una birra dal tavolo e iniziai a girovagare per il locale finché non mi ritrovai a fianco a lei.
> disse a quel tipo.
> rispose lui.
Meggy? Sul serio? Che nomignolo di merda dava quel perfettino del cazzo?
L'avevo riconosciuto, era capitano della squadra di calcio, alto, biondo, asciutto e con la faccia da angioletto, anche se mi sembrava tutt'altro che un angioletto.
Rimasi seduto vicino a lei senza farmi vedere, ascoltando la loro conversazione.
> gli chiese lui.
> rispose ridendo lei.
Roteai gli occhi al cielo per la scenetta.
> gli chiese lui pochi minuti dopo.
> disse lei perplessa.
> farfugliò lui insistendo, presi la mia birra e me la scolai tutta d'un fiato, il sangue stava per salirmi al cervello ed ero sicuro che gli avrei spaccato la faccia se avesse insistito ancora.
> disse lui di nuovo.
Mi girai come una furia, > dissi a denti stretti.
> chiese lui accigliato.
> risposi stringendo le dita attorno al bordo del bancone.
> esordì contro di me lei.
> disse lui salutandola e andandosene.
> borbottai.
> inveii contro di me.
> le urlai contro a mia volta.
Si alzò dallo sgabello barcollando leggermente e con uno spintone se ne andò di fretta e furia verso i locali privati interni, ma stavolta non l'avrei lasciata andare ero troppo incazzato per fargliela passare liscia.
> sbraitai contro di lei seguendola, > mi gridò contro.
Entrò in una stanza poco illuminata e si appoggiò contro una parete.
> strillò.
> dissi a denti stretti cercando di mantenere la calma.
> sospirò > gridò talmente forte che riuscivo a vedere con quella poca luce le vene del suo collo pulsare.
Elaborai qualche secondo prima di perdere del tutto la lucidità, mi avvicinai a lei come indemoniato e l'afferrai per il mento.
> dissi, feci una pausa per guardarla negli occhi e lasciai la presa al suo mento, ma intrappolandola con il mio corpo contro il muro.
> mi avvicinai ancora di più a lei, > disse, > risposi appoggiandole un dito sulla bocca.
> dissi guardandola negli occhi in po' persi.
Mi avvicinai a lei ancora di più e alle sue labbra, > le sussurrai a pochi millimetri dalle sue labbra e poi la baciai.
Rimase rigida qualche istante e poi si sciolse come burro tra le mie braccia, Dio amavo le sue labbra, come si muovevano con le mie e allo stesso tempo mi facevano paura.
Da fuori riecheggiava Whatever it takes, e l'elettricità in quella stanza iniziò a crescere secondo dopo secondo.
> dissi tra un bacio e l'altro, feci scorrere le mie dita sulla lampo del suo vestito slacciandolo, scoprendo piacevolmente che sotto era nuda, solo un sottile strato la divideva dal esserlo completamente.
> balbettò lei aggrappandosi alle mie spalle, > dissi guardandola negli occhi chiedendo il suo consenso, mi fissò qualche secondo che mi sembrò un eternità e mi baciò prima con dolcezza e poi con più passione, come se avesse bisogno di ciò ed era anche ciò di cui avevo bisogno io.