Stordito, la mentre che si sforzava freneticamente di riacquistare la lucidità, George sollevò lo sguardo sull'uomo che lo reggeva. Percepì un inconfondibile sentore, di mare e di fumo di legna. Il danese. Ragnar. Ovvio che doveva trattarsi di lui, pronto a beffarsi di lui per la sua idiozia. Il suo cervello si rifiutò di collaborare, di formare parole di protesta mentre lui cominciava ad avviarsi lungo la strada, portandolo con sé. George lo seguì incespicando, il corpo privo della capacità di opporgli resistenza. Deboli e scoordinate, le gambe minacciavano di piegarsi sotto di lui, la nausea gli attanagliava lo stomaco. Non sarebbe mai riuscito a camminare, senza aiuto. Per quanto fosse mortificante, avrebbe dovuto fare assegnamento su di lui, se voleva tornare a casa sano e salvo. La