Ma non potevamo arrestarci. Ci bisognava seguire il capitano, il quale pareva dirigersi per vie note a lui solo. Il terreno risaliva sensibilmente e talvolta, sollevando il braccio, m’avvidi che passava la superficie del mare. Poi il livello del banco si abbassò capricciosamente, girammo parecchie volte intorno ad altre rocce sottili nei cui tenebrosi crepacci grossi crostacei, appuntandosi sulle lunghe zampe come macchine da guerra, ci guardavano con gli occhi fissi, mentre sotto i nostri piedi strisciavano miriane, glicere, aricie e anellidi che allungavano smisuratamente le loro antenne ed i loro cirri tentacolari. Allora si aprì innanzi ai nostri passi una vasta grotta, scavata in un pittoresco gruppo di rocce tappezzate di tutte le alte licce della flora sottomarina. Dapprima, quella