Il capitano mi guardò in faccia. - Dopo domani - disse - i serbatoi saranno vuoti. Sudai freddo. E tuttavia dovevo io meravigliarmi di tale risposta? Il 22 marzo, il Nautilus s’era tuffato sotto le acque libere del polo. Eravamo al 26. Da cinque giorni vivevamo sulle provviste di bordo, e ciò che rimaneva d’aria respirabile bisognava serbarlo ai lavoratori. Ora che io scrivo questo, tanta è viva ancora la mia impressione, che un terrore involontario s’impadronisce di tutto il mio essere, e l’aria sembra venir meno ai miei polmoni. Frattanto il capitano Nemo rifletteva, silenzioso, immobile. Era chiaro che un’idea gli attraversava il cervello, ma pareva che la respingesse e rispondesse di no a se stesso. Alla fine gli uscirono dalle labbra queste parole: - L’acqua bollente. - L’acqua