Capitolo 8 – La notte della passione

421 Parole
Il confine tra sogno e realtà si dissolse sotto la volta buia del San Carlo, mentre i corpi di Simone e Tommaso si cercavano senza più ritegno. La danza lasciò spazio a una vicinanza più intima, dove ogni linea, ogni curva, ogni respiro assumeva il peso di una dichiarazione silenziosa. La luce tenue delle lampade di sicurezza accarezzava la pelle nuda, svelando dettagli che il buio esaltava: i muscoli tesi delle schiene, le ombre che scivolavano sulle clavicole, il tremore delle dita che sfioravano tessuti e carne. Si spogliarono con lentezza, come se ogni abito tolto fosse un vecchio segreto consegnato all’altro. Il palcoscenico, con la sua vastità e la sua antica memoria, divenne testimone e complice del loro incontro. Simone si lasciò guidare, ma anche Tommaso aveva bisogno di quell’abbandono, di quel calore profondamente umano. Si riscoprirono, oltre la paura, oltre la solitudine, due corpi stretti in un valzer senza musica, cullati solo dal ritmo dei propri cuori. Ogni bacio era una promessa ardente, ogni carezza un verso scritto con la pelle. I sensi di Simone si fecero acuti, ogni suono si ingrandiva: il fruscio lieve di un velluto, il cigolio di una tavola, il sospiro sommesso del ballerino fantasma che si concede, finalmente, alla notte. La passione divenne totalizzante: ogni gesto era danza, ogni gemito una nota; le gambe intrecciate, i fianchi che si muovevano lenti e poi sempre più veloci, cercando una catarsi che sapeva di rinascita e redenzione. Quando si unirono, l’emozione fu così intensa da mozzare il fiato. Simone sentì il proprio corpo appartenere a qualcosa di più immenso, la memoria di chi aveva danzato, amato, sofferto in quel luogo; sentì Tommaso tremare sotto le sue dita e seppe che la solitudine, anche quella della morte, poteva essere sconfitta, almeno per quella notte. La distanza tra vivi e morti si annullò: fu solo calore, desiderio, poesia scritta nei gesti. Nel culmine del piacere, il teatro stesso sembrò vibrare: un fremito sottile attraversò la platea, i palchi, le colonne, come se ogni eco del passato applaudisse quel trionfo della passione sul silenzio, dell’amore sulla leggenda. Rimasero stretti, le fronti unite, il respiro che lentamente tornava quieto. Tommaso accarezzò i capelli di Simone con dita leggere, colme di slancio e malinconia. “Adesso sai cosa significa danzare e amare davvero,” sussurrò. E per la prima volta, Simone sentì che il palcoscenico non aveva più segreti: era diventato casa, eterno teatro dove ogni notte sarebbe potuta essere la prima, o l’ultima, o semplicemente una notte di felicità assoluta.
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