Ben premette la schiena contro la porta chiusa, il cuore martellante nel petto. Trevor—o quello che sembrava essere lui—si alzò lentamente dalla poltrona, ogni movimento stranamente fluido, quasi innaturale. La luce fioca della stanza faceva brillare i suoi occhi scuri, profondi come pozzi senza fondo. “Non volevi questo, Ben?” La sua voce era morbida, ipnotica. “Non hai desiderato avermi accanto per sempre?” Ben scosse la testa, il respiro corto. “Tu non sei lui.” Trevor inclinò il capo con un sorriso languido. “Oh, ma lo sono.” Fece un passo avanti. “Lo sono più di quanto tu possa immaginare.” Le pareti della stanza parvero chiudersi, la carta da parati si sfilacciava come carne viva, i volti nei ritratti alle pareti si distorcevano in smorfie di dolore. Ben cercò con la mano la man