ALPHA’S POV
Fortunatamente le Olimpiadi per oggi erano finite, sospirai e mi nascosi dietro un albero, come avevano fatto tutti gli altri Alpha e mi ritrasformai, vidi il mio beta venirmi in contro, dopo essere uscito dal mio nascondiglio.
-fratello sei stato bravissimo oggi- si complimentò con me porgendomi un asciugamano per togliermi il sudore di dosso e poi dei vestiti. Avevo bisogno di una doccia per rilassare tutti i muscoli.
Ammiccai verso di lui, come per ringraziarlo, e mi incamminai verso la casa branco, dove l'Alpha Ruven aveva detto che ci avrebbero mostrato i nostri alloggi. Ero talmente con la testa fra le nuvole e i coglioni girati, che non avevo voglia di parlare con nessuno, nemmeno con il mio Beta.
-oi, che succede?- ecco, appunto. Asael capiva sempre ogni mio stato d'animo e a lui non potevo di certo nascondermi. Lui per me c'era sempre, come io per lui d'altronde.
Sbuffai sonoramente, non mi andava di raccontare cosa fosse successo, anche se lui dagli appalti aveva visto tutto, come tutte le altre persone che stavano guardando i combattimenti.
-nulla- risposi vago guardandomi attorno per vedere dove fosse quella ragazzina.
Quando la vidi rimasi stupito dalla sua bellezza. Quei suoi boccoli biondi mi illuminarono, come se splendessero con il riflesso del sole, e quegli occhi cristallini, semplicemente mozzavano il fiato. Mi girai ancora una volta e la vidi, in lontananza. Trattenni un ringhio, quel Beta, non mi stava tanto simpatico, stava troppo vicino alla mia donna.
-il cucciolo si è ripreso?- domandai avvicinandomi alla riccia. La scrutai bene, era stupenda, e mi ci volle un bel po per riprendermi dalla sua bellezza che mi aveva folgorato.
La vidi girarsi verso il Beta che teneva in braccio il piccolo -lui è l'Alpha che ha salvato Evan- lo sentì dire alla mia donna chinandosi più vicino al suo orecchio, trattenni un altro ringhio, non mi piaceva affatto la loro confidenza.
La giovane si girò verso di me con gli occhi sgranati e si inchinò -grazie mille Alpha- disse guardando ancora a terra. Avevo capito dal suo sguardo che aveva difficoltà nel guardarmi senza maglietta, appena posò il suo sguardo su di me, sgranò gli occhi e deglutì. Trattenni a stento una risatina.
-oh non c'è bisogno, non scomodarti- mi girai verso la voce, come si permetteva Asael di dirle che non doveva inchinarsi? Non che mi desse fastidio, dopotutto lei era la mia compagna, ma il fatto che sia stato lui a dirglielo non mi è piaciuto affatto, ero io che avevo il comando qui...
La giovane alzò lo sguardo non appena mio fratello smise di parlare -oh, Asael, come mai qui?- chiese la giovane rimettendosi composta, quasi mi sciolsi a sentire la sua voce soave, ma non mi scomposi, anzi, mi drizzai meglio sulla schiena.
-sono Beta e fratello dell'Alpha- spiegò sorridendo alla mia donna, cosa che mi fece infuriare, come si permetteva di farmi una cosa del genere, mi stava per caso sfidando? Impossibile, dopotutto lui aveva la sua famiglia, quasi mi pentì di aver pensato ciò.
-ho capito- disse la bionda abbassando lo sguardo per qualche secondo -adesso dobbiamo andare, abbiamo molte cose da fare, ci vedremo nei prossimi giorni- ci sorrise, i suoi denti perfettamente bianchi fecero saltare un battito al mio povero cuore, che quasi chiedeva pietà. Fece per andarsene con quel Beta, strinsi le mani in pugni -e grazie ancora Alpha- fece un inchino di sfuggita per poi andarsene via.
-adesso ho capito- cominciò a dire il mio Beta, sapevo a che si stava riferendo, ma lo ignorai cominciando ad avviarmi al castello -sei di cattivo umore per la ragazza- mi diede un paio di gomitate amichevoli al fianco.
Mi girai si scatto verso di lui, gonfiando il petto, come se avessi voluto iniziare una lotta, ringhiai guardandolo dritto negli occhi, sapendo che i miei avevano cambiato colore. Non doveva nemmeno permettersi di far uscire dalla sua bocca lei, la mia compagna.
-oi oi, calma fratello- battè un paio di volte il palmo della mano sui miei pettorali, gli ringhiai ancora una volta, ma meno forte di prima, non mi piaceva affatto come cercava di calmarmi - è la tua compagna, non è vero?- chiese ancora facendomi innervosire di più, era proprio un caso perso...
Sbuffai e mi girai per riprendere i miei passi, aveva capito tutto, non c'era bisogno che gli spiegassi tutto.
-papà!- sentimmo una vocina delicata, che noi riconoscemmo, era Aiyana. Era molto legata a suo padre, la vedemmo spuntare dalla confusione che si era creata, seguita dalla madre, mia cognata Tauriel.
La ragazzina saltò in braccio al padre baciandogli poi la guancia, ed infine la compagna li raggiunse con più calma, sorridendo alla scenata della famiglia felice. Quasi quasi mi misi a piangere. Quasi.
In realtà io non ero affatto un tipo romantico, che si mette a piangere per una scena romantica o comunque commovente. Anzi, mi veniva da vomitare.
Avevo sempre sperato di non trovare la mia compagna, non per cattiveria, ma perché sapevo benissimo qual'era il mio carattere, e sapevo che non ero fatto per la vita di coppia, ero sempre sulle mie, non mi piaceva dipendere dagli altri, men che meno da una donna.
Forse questo tipo di carattere l'avevo preso da mio padre, anche lui era abbastanza riluttante quando si parlava di compagni. Certo, quando incontrò mia madre, non dico che fosse entusiasta. Incominciò ad amarla dopo tanti anni e imparò a conviverci a suo tempo.
Anche adesso, se li avessi dovuti vedere, sembrava che non si sopportassero, quando in realtà tutti e due provavano qualcosa per l'altro. Solo che mia madre aveva imparato a capire mio padre, sapeva che a lui non piacevano le effusioni in pubblico e cose simili. Mia madre invece avrebbe azzardato di più, ma con mio padre preferiva stare sotto i suoi ordini ed evitare di farlo arrabbiare.
NARAH’S POV
Vederlo lì, davanti a me, in forma umana mi fece venire i brividi. Non era affatto come lo aspettavo
-perché, come te lo aspettavi? Adesso sono proprio curiosa?-
sbuffai, ed eccola qui la mia lupa Nelly. Non era molto chiacchierona, ma le piaceva intervenire nei momenti che lei riteneva importanti.
Evidentemente l'argomento "compagno" lo riteneva importante
-non è importante solo per me, ma lo DEVE essere anche per te-
alzai ancora una volta gli occhi al cielo. Fino ad oggi non avevamo parlato più di tanto, ma evidentemente la comparsa del nostro compagno l'ha risvegliata in qualche modo.
-eh certo. Per questo si dice che quando si trova il compagno, è come risvegliare il proprio lupo- che sapientona!
Ritornando a noi, quell'uomo aveva creato in me tanto subbuglio. Quando mi si avvicinò per chiedermi come stesse Evan sentì la bocca dello stomaco chiudersi è una sensazione strana alla pancia. Tanto per fuggire al suo sguardo mi girai verso mio fratello.
Avevo capito benissimo che fosse lui dal suo odore, ma pur di non guardarlo negli occhi cercai di fingermi disinvolta, cercando lo sguardo di mio fratello, che fortunatamente non si accorse di nulla, e poi grazie al cielo, neanche farlo a posta, mi venne in soccorso Asael.
-tesoro, mi puoi spiegare perché sei andato in campo durante le Olimpiadi?- mi abbassai sulle ginocchia, mi sedetti sui talloni ed accarezzai il viso paffuto di Evan che mi stava guardando dispiaciuto da tutto il tempo.
-non lo so mamma, mi sentivo attratto da qualcosa, e ci sono andato- si striste nelle spalle e continuò a guardarmi fermo e con la schiena dritta come un soldatino, la testa china e le braccia lungo i fianchi.
Gli sorrisi -tranquillo tesoro, è tutto passato e fortunatamente stai bene, ma non farlo mai più... non farmi preoccupare ancora- lo guardai supplichevole.
Avrei donato la mia intera vita a lui, convivere con la colpa di non essere riuscita a proteggere mio figlio, la cosa più bella che abbia mai avuto, una persona importante per me, mi avrebbe fatto morire dentro, avrebbe mandato in frantumi il mio cuore, rendendo ogni frammento talmente tagliente che avrebbe potuto ferire qualunque persona al mio fianco.
scacciai immediatamente quei pensieri dalla mia mente, ancora non capivo come mai mi misi a pensare cose così macabre proprio in quel momento, che fra meno di due orette sarebbe iniziata la serata dove tutti i branchi erano stati invitati.
Aspetta, la serata! Mi alzai velocemente in piedi, facendo scrocchiare l'osso del ginocchio sinistro, che mi fece piegare leggermente dal leggero dolore, mi massaggiai il ginocchio e piano piano mi abituai a stare in piedi in modo eretto.
Sospirai pesantemente -adesso dobbiamo andarci a preparare per la serata- presi per mano il piccolo Evan e mi misi a correre fra i lunghi corridoi che portavano alla mia stanza è quello del cucciolo.
Aprì l'armadio di fretta, e cercai un completo per vestire Evan ma un bussare alla porta mi distrae
-avanti- dico in preda al panico, non sapevo come vestirlo, e non avevo vestiti eleganti per un bambino di 5 anni, inoltre perdendo tempo con la scelta del suo vestito avrei dovuto fare più in fratta a lavarlo e prepararlo per evitare di fare ritardo, senza contare che dovevo ancora scegliere il mio di vestito.
-Narah- sentì Eirik chiamarmi da dietro. -che stai facendo?- chiese curioso e con un tono di divertimento nella voce che mi fece innervosire ulteriormente.
Mi girai di scatto dalla sua parte, e come immaginavo mi stava guardando con un sorrisetto -che vuoi? Non vedi che sono impegnata...- sbuffai e mi misi una mano sul fianco spostando il peso del corpo da una gamba all'altra .
-sono venuto a portarti il vestito per Evan- quelle parole mi salvarono la vita, sospirai pesantemente, per il sollievo e per calmare il mio povero cuore che prese a battere velocemente.