Princess pov
Ok è tutto pronto, io sono pronta, la stanza anche.
La guardai attentamente, era bellissima.
Non ero mai entrata in una delle stanze private del locale, solitamente qui ci stavano le galline che pur di portare qualche spiccio in più facevano lavoretti ai clienti di qualsiasi età.
La stanza era poco illuminata con luci soffuse blu tenue, c'erano due pali da lap-dance, ringrazia il cielo di aver preso qualche lezione di pole dance tempo fa, due divanetti erano piazzati davanti ai pali con un tavolino nel mezzo già colmo di champagne con dei bicchieri e della frutta, per l'esattezza fragole ricoperte di cioccolato, le mie preferite oltretutto.
Avevo un completino diverso dal solito, la mia parrucca grigio-argento, labbra rosse scarlatte, reggiseno a coppa ricamato in argento con Swarovski incastonati, con tanto di brasiliane coordinate, e dei bellissimi tacco dodici brillantinati, mi sentivo abbastanza una bambola di porcellana, una di quelle da mettere in vetrina.
Era ormai l'una e da un momento all'altro sarebbe arrivato il misterioso cliente speciale,
"Il solito coglione" pensai.
Mi posizionai dietro al piccolo palchetto prima di entrare in scena.
Ed eccolo, sentii entrare qualcuno, non capivo bene cosa stesse dicendo, sembrare ridere e scherzare con qualcuno.
Sbuffai, volevo iniziare al più presto per poter andarmene da qui.
Entrò nella stanza, si guardò intorno per poi adocchiare la bottiglia di Moët, prese un calice e ne versò un po' per poi sedersi.
Non riuscivo ancora a vederlo bene, sembrava solo alto e magro.
La musica partii, come sottofondo c'era:
Carla's Dreams - Sub Pielea Mea
Direi che era abbastanza azzeccata.
"Ok basta perdere tempo Chocolate, è ora di iniziare." Dissi alla me interiore ed entrai.
Come entrai nella stanza davanti al palo mi sentii fulminare dai suoi occhi, mi fissò e scrutò attentamente per ogni centimetro del mio corpo.
Iniziai a muovermi come sapevo fare, ondulavo il bacino al ritmo della musica, per poi roteare attorno al palo muovendo la mia chioma, il suo sguardo non si muoveva di un solo millimetro da me, seguiva tutti i miei movimenti come un predatore in agguato.
Continuai a ballare il meglio che potevo, d'altronde ero brava in ciò, ma soprattutto era sensuale quando lo facevo.
Qualche minuto dopo alzai lo sguardo verso la poltrona dove era seduto e non lo vidi più, mi fermai di scatto.
> una voce calda e allo stesso tempo roca mi sussurrò dietro alle spalle.
Mi voltai di scatto per poterlo vedere meglio, per poco non caddi letteralmente addosso a lui, mi afferrò con una presa salda, mi scontrai con quei due occhi di ghiaccio, rimasi un attimo paralizzata, per poi riprendere l'equilibrio e scostarmi.
> chiese il tizio davanti a me.
Che faccia tosta, pensai.
> dissi fulminandolo con lo sguardo.
Mi pentii subito, la solita stronza arrogante che era in me emergeva sempre nei momenti meno opportuni, dovevo ricordarmi che stavo lavorando e non potevo fare ciò che mi pareva.
Iniziò a ridere, > dissi visibilmente irritata.
Si avvicinò a me, > disse leccandosi le labbra, > inveii contro di lui.
> chiese avvicinandosi ancora a me, riuscivo a sentire il suo profumo invadermi le narici.
> dissi infuriata per poi girare i tacchi e andarmene.
In quel momento mi sentii afferrare per un braccio.
> disse lui con gli occhi stretti a due fessure > gridai e lasciai la presa dalla sua mano che mi teneva stretta.
Ero furiosa, iniziai a incamminarmi verso la porta quando sentii chiamarmi.
> disse lui.
Si avvicinò e si piazzò davanti alla mia porta.
> disse guardandomi le labbra.
> dissi sprezzante di rabbia.
Gli uscì una mezza risata, aveva un modo di ridere così leggero e orecchiabile, > disse.
> chiesi sbuffando.
> disse sorridendo.
> dissi ironica.
> rispose.
> Non mi lasciò finire di parlare che si fiondò su di esse, cercai di respingerlo come meglio potevo, aveva delle labbra così morbide, sapevano di cioccolato e champagne.
Cedetti e ricambiai il bacio, baciava così bene era così leggero, ma deciso allo stesso tempo.
Le sue mani si posarono sui miei fianchi stringendoli.
Ripresi coscienza qualche secondo dopo e mi staccai dalle sue labbra, mi girai e uscii dalla porta.
Sentii qualcuno chiamarmi > disse urlandomi dietro.
> gridai e iniziai a correre per il corridoio raggiungendo la mansarda dove solitamente mi preparavo e mi chiusi dentro.
"Dio mio che serata di merda", pensai.
"Serata di merda? Un figo della madonna ti ha appena baciato e tu la chiami serata di merda? "
Fottiti vocina interiore, io non ho bisogno di nessuno, tantomeno di un coglione pallone gonfiato.
Sbuffai e mi buttai sul divano con le gambe a penzoloni, mi addormentai in quella posizione scomoda.
>
>
Sentii una voce scuotermi.
"Mmmh" mugugnai mezza stordita.
>
Aprii gli occhi e mi ritrovo davanti Christian, balzai subito dal divano, finendo con il culo per terra.
> imprecai.
Christian scoppiò a ridere.
> dissi tirandogli una scarpa dietro.
> rimase scioccato.
Alzai gli occhi al cielo.
> mi chiese.
Christian mi chiedeva sempre se volessi un passaggio nonostante sapesse benissimo che avevo la macchina, si un mezzo rottame diciamo, però la mia Cadillac non mi aveva ancora abbandonato, dopo la casa la seconda cosa a cui avrei pensato è comprarmi una macchina decente d'altronde eravamo nel 2017 ormai.
> dissi facendogli la linguaccia.
> disse sbuffando.
Iniziai a ridere e lo abbracciai.
>
Gli lasciai un bacio sulla guancia, presi le mie cose e me ne andai.
Passai dall'entrata principale tanto a quest'ora non c'era quasi nessuno.
Mi accesi una sigaretta, controllai il telefono e iniziai a dirigermi verso la macchina quando sentii due ragazzi parlare.
> disse la prima voce.
Mi risultava famigliare, ma non ci feci caso.
> disse il suo amico ridendo.
" porca puttana", imprecai tra me e me, era il ragazzo di stasera. Alzai il cappuccio della felpa e senza farmi vedere mi incamminai alla macchina, ma chi pensava di essere quell' Aaron per darmi della puttana?
Un altro ragazzino figlio di papà sicuramente.
Entrai in macchina furibonda e partii sgommando davanti ai loro occhi, entrambi si girarono per guardarmi, abbassai il finestrino e feci il dito medio a quel coglione.
" Ben ti sta, deficiente !" Dissi battendo il cinque alla me interiore.
Mezz'ora dopo arrivai a casa, mi infilai sotto la doccia, lavai via tutto, sentivo ancora il profumo di quel ragazzo addosso, mi insaponai e sciacquai tutto come se fosse penetrato nella mia pelle.
Uscii dalla doccia dieci minuti dopo, mi misi il pigiama che consisteva in una maglia extralarge dei Nirvana e mi infilai sotto le coperte, caddi in un sonno profondo.
>
Mi addormentai così sognando quei occhi di ghiaccio che mi chiamavano.