XXIV. Checchè ne dicano i moralisti e i filosofi, è incerto se un reo avrebbe quella notte sentito l’angoscia che sentì Kit innocente. Il mondo, che commette continuamente immense ingiustizie, si consola troppo facilmente con l’idea che alla vittima delle falsità ch’esso trama e della malignità ch’esso trasuda, non possa mancare, avendo la coscienza pura, un conforto nelle proprie sofferenze, e che in un modo o nell’altro, finirà per trionfare; e «in questo caso» dicono quelli che hanno abbattuto la vittima, «benchè noi non ce l’aspettiamo, nessun sarà più lieto di noi». E invece il mondo farebbe bene a riflettere, che l’ingiustizia è in se stessa, per ogni animo ben fatto e generoso, il male più insoffribile, il più atroce e difficile a sopportare; e che molte coscienze pure trovarono la