CAPITOLO 5 Il Patto Proibito

2043 Parole
Il bacio bruciò tra loro come un incendio che divorava ogni certezza, ogni barriera, ogni bugia che si erano raccontati. Le labbra di Lorenzo erano calde e affamate contro quelle fredde di Stefano, un contrasto che li fece gemere entrambi nell'ombra dorata degli archivi. Le mani di Lorenzo si persero nei capelli scuri del vampiro, tirandolo più vicino come se volesse fondersi con lui, mentre Stefano lo premeva contro lo scaffale con una disperazione che sapeva di secoli di solitudine. Quando si separarono, entrambi stavano tremando. Lorenzo aveva il respiro affannoso, gli occhi grigi annebbiati dal desiderio e dalla confusione. Stefano sembrava un uomo che aveva appena visto la luce dopo un'eternità di buio, e allo stesso tempo come se stesse per essere incenerito da quella stessa luce. "Cristo," sussurrò Lorenzo, la voce roca. "Che cosa abbiamo fatto?" "Qualcosa che dovevamo fare," rispose Stefano, le dita che tracciavano ancora la linea della mascella di Lorenzo. "Qualcosa che ci distruggerà entrambi." Lorenzo chiuse gli occhi, appoggiando la fronte contro quella di Stefano. Il contrasto tra il loro calore e la sua freddezza era come un promemoria costante di quanto fossero diversi, di quanto fosse impossibile quello che stava nascendo tra loro. "Sei un vampiro," disse, come se pronunciare le parole ad alta voce potesse renderle meno reali. "Sì." "Hai ucciso persone innocenti." "Sì." La voce di Stefano si spezzò. "Troppe." "E io sono un cacciatore di vampiri." "Il migliore che abbia mai incontrato." Lorenzo aprì gli occhi, e Stefano vide nel loro grigio tempestoso un dolore così profondo che gli mozzò il respiro non necessario. "Come possiamo... come posso provare questo per te, sapendo quello che sei?" "Non lo so," ammise Stefano, la sincerità brutale nella sua voce. "Non dovrebbe essere possibile. Dovrei fuggire da te, o tu dovresti uccidermi. Invece siamo qui, e tutto quello che voglio è baciarti di nuovo fino a dimenticare cosa sono." "E tutto quello che voglio io," sussurrò Lorenzo, "è lasciarti fare." Si guardarono negli occhi per lunghi secondi carichi di tensione, poi Lorenzo si staccò dallo scaffale, mettendo distanza fisica tra loro mentre la sua mente lavorava freneticamente. Stefano lo lasciò andare, anche se ogni fibra del suo essere urlava per riavere quel contatto. "Il vampiro che ha ucciso mia sorella," disse infine Lorenzo, la voce controllata ma tesa come un filo. "Tu lo conosci?" Stefano sentì il cuore fermarsi. "Perché me lo chiedi?" "Perché hai vissuto per tre secoli. Perché conosci questa città meglio di chiunque altro. Perché sei uno di loro." Gli occhi di Lorenzo si fissarono sui suoi con un'intensità che bruciava. "E perché ho bisogno di sapere chi l'ha uccisa." "Lorenzo..." "Rispondi alla domanda, Stefano." La voce era diventata quella del cacciatore, fredda e implacabile. "Lo conosci o no?" Stefano chiuse gli occhi, il peso della verità che premeva sul suo petto come una pietra tombale. Quando li riaprì, erano pieni di un dolore antico e devastante. "Sì," sussurrò. "Credo di sì." Il silenzio che seguì fu assordante. Lorenzo rimase immobile, come se le parole di Stefano lo avessero colpito fisicamente. Quando parlò di nuovo, la sua voce era appena un filo di suono. "Chi?" "Il mio creatore." Le parole uscirono come vetro rotto, taglienti e sanguinanti. "Aurelius. È.… è il vampiro più antico e potente che conosca. E se ha ucciso tua sorella, l'ha fatto per attirare l'attenzione. Per provocare." "Provocare chi?" Stefano lo guardò dritto negli occhi. "Me." Lorenzo indietreggiò come se fosse stato schiaffeggiato. "Te? Perché?" "Perché sono scappato da lui tre secoli fa. Perché ho rifiutato di diventare il mostro che voleva che fossi. Perché ho scelto una strada diversa." Stefano si avvicinò lentamente, le mani aperte in un gesto di resa. "Aurelius non perdona il tradimento. E se ha scoperto che vivo qui, che ho costruito una vita lontano dalla sua influenza..." "Ha ucciso mia sorella per farti uscire allo scoperto." La voce di Lorenzo era piatta. "L'ha torturata e uccisa per attirarti fuori dal tuo nascondiglio." "È possibile." Stefano non poteva negarlo, non quando vedeva la verità terribile che si formava negli occhi grigi di Lorenzo. "Mi dispiace. Mi dispiace così tanto che non esistono parole per..." "Fermati." Lorenzo alzò una mano, bloccando le scuse che Stefano non sapeva come formulare. "Non ora. Non posso... non posso elaborare questo ora." Si girò verso la finestra che dava sui giardini della biblioteca, le spalle tese sotto la giacca di pelle. Stefano rimase dove si trovava, ogni istinto che gli urlava di andare da lui, di consolarlo, di prendere su di sé tutto quel dolore. Ma sapeva che non aveva il diritto. Non dopo quello che aveva appena rivelato. I minuti passarono come ore. Poi Lorenzo si voltò, e l'espressione sul suo viso fece gelare il sangue nelle vene di Stefano. Non era collera quello che vide, né odio. Era qualcosa di molto più pericoloso: determinazione fredda e implacabile. "Voglio un patto," disse, la voce ferma come acciaio. "Che tipo di patto?" "Tu mi aiuti a trovarli. Aurelius e chiunque altro sia coinvolto nella morte di mia sorella. Mi aiuti a cacciarli, a stanarli, a ucciderli." Gli occhi di Lorenzo brillarono di una luce feroce. "E in cambio, non ti uccido qui e ora." Stefano sentì qualcosa morire dentro di lui. "È questo quello che vuoi? Vendetta?" "È quello di cui ho bisogno." Lorenzo fece un passo avanti, e ora la sua mano si posò sull'impugnatura di un pugnale d'argento che portava alla cintura. "La domanda è: sei disposto ad aiutarmi?" "Anche se significasse la mia morte?" "Soprattutto se significasse la tua morte." Le parole colpirono Stefano come pugnalate, ma sotto il dolore sentì qualcos'altro: rispetto. Lorenzo stava facendo l'unica cosa che poteva fare, data la situazione. Stava scegliendo la giustizia sopra l'attrazione, la vendetta sopra il desiderio. Era coraggioso e terribile insieme, e Stefano non aveva mai desiderato nessuno così disperatamente. "Accetto," disse semplicemente. Lorenzo lo studiò con occhi che sembravano vedere nell'anima. "Perché?" "Perché te lo devo. Perché devo qualcosa a tua sorella, anche se non l'ho mai conosciuta." Stefano si avvicinò, fermandosi appena fuori dalla portata del pugnale. "E perché è l'unica possibilità che ho di dimostrarti chi sono davvero." "E chi sei davvero?" "Non il mostro che pensi. Non più." Lorenzo lo fissò per lunghi secondi, poi, lentamente e deliberatamente, spostò la mano dal pugnale. «Bene.» Allora iniziamo stanotte". "Stanotte?" "I vampiri cacciano di notte, giusto? E se questo Aurelius è davvero qui a Roma, lo troveremo nelle catacombe, nei luoghi abbandonati, ovunque si nascondano i mostri della tua specie." La voce di Lorenzo era calma, ma Stefano poteva sentire la tensione che vibrava sotto la superficie. "Tu conosci questi posti meglio di chiunque altro." "Lorenzo, è pericoloso. Aurelius non è come me, è.…" "Un mostro. Lo so." Lorenzo si avvicinò, e improvvisamente furono di nuovo faccia a faccia, separati solo da pochi centimetri carichi di tensione elettrica. "La domanda è: sei dalla mia parte o dalla sua?" "Dalla tua," rispose Stefano senza esitazione. "Sempre dalla tua." Qualcosa balenò negli occhi grigi di Lorenzo, troppo veloce per essere identificato. Sollievo? Soddisfazione? O forse, nascosto sotto tutto il resto, qualcosa che somigliava pericolosamente alla speranza? "Allora preparati," disse Lorenzo, allontanandosi di nuovo. "Ci vediamo qui quando la biblioteca chiude. E Stefano?" "Sì?" "Non pensare nemmeno per un secondo che questo cambi qualcosa tra noi. Tu sei ancora un vampiro, e io sono ancora un cacciatore. Il fatto che ti voglia non significa che mi fidi di te." Le parole bruciarono, ma Stefano annuì. "Lo capisco." "Bene." Lorenzo si diresse verso la porta, poi si fermò sulla soglia. "E Stefano? Se mi tradisci, se questo è tutto un elaborato piano per tendermi una trappola, ti prometto che la tua morte sarà lenta e dolorosa." "Non ti tradirò mai," disse Stefano, e le parole erano una promessa e una preghiera insieme. Lorenzo lo guardò un'ultima volta, poi uscì, lasciando Stefano solo con i suoi libri, i suoi segreti, e la certezza terrificante che aveva appena accettato di camminare volontariamente verso la propria distruzione. … Le ore che seguirono furono un inferno di attesa e preparazione. Stefano chiuse la biblioteca con mani che tremavano impercettibilmente, mentre la sua mente correva attraverso secoli di ricordi dolorosi. Aurelius. Il suo creatore, il suo tormento, l'essere che aveva distrutto la sua vita mortale e poi si era divertito a tormentarlo per decenni prima che Stefano trovasse la forza di fuggire. Se davvero era tornato a Roma, se aveva davvero ucciso la sorella di Lorenzo per provocarlo, allora la caccia che stavano per intraprendere sarebbe stata più pericolosa di quanto Lorenzo potesse immaginare. Aurelius non era solo potente; era antico, astuto, e privo di qualsiasi traccia di umanità o compassione. E Stefano stava per portare Lorenzo direttamente da lui. Quando l'ultimo visitatore lasciò la biblioteca e le luci si spensero una ad una, Stefano si ritrovò negli archivi speciali, in attesa. Aveva cambiato i suoi abiti formali da bibliotecario con jeans scuri e una camicia nera, ma aveva mantenuto la giacca di pelle che portava sempre. Nelle tasche nascoste aveva alcuni oggetti che sperava di non dover mai usare: crocifissi d'argento, una fiala di acqua santa, un pugnale benedetto che aveva acquisito secoli prima. Armi contro la sua stessa specie. L'ironia non gli sfuggiva. Il suono di passi nel corridoio lo fece voltare verso la porta. Lorenzo entrò come un'ombra, vestito completamente di nero, con una giacca tattica che rivelava la presenza di numerose armi nascoste. I suoi occhi grigi sembravano brillare nell'oscurità, e Stefano sentì un brivido di desiderio misto a terrore attraversargli la spina dorsale. "Sei pronto?" chiese Lorenzo, la voce professionale ma tesa. "Quanto si può essere pronti per affrontare il proprio passato," rispose Stefano. Lorenzo lo studiò per un momento, poi annuì. "Bene. Iniziamo dalle catacombe di San Callisto. Se questo Aurelius è antico quanto dici, probabilmente si sente a casa tra i morti." Stefano sentì un brivido gelido. Le catacombe di San Callisto erano uno dei luoghi più antichi e sacri di Roma, un labirinto di tunnel sotterranei che si estendeva per chilometri sotto la città. Era anche il luogo dove lui e Aurelius si erano incontrati per la prima volta, tre secoli prima. "Lorenzo," disse, la voce roca. "Prima di andare, devi sapere una cosa." "Cosa?" "Se incontriamo Aurelius stanotte, se questo si trasforma in una battaglia..." Stefano si avvicinò, fermandosi appena fuori dalla portata di Lorenzo. "Io potrei non essere abbastanza forte per proteggerti. Potrei non essere abbastanza veloce. E se dovessi scegliere tra la mia vita e la tua..." "Cosa?" Lorenzo alzò un sopracciglio, e per un momento Stefano vide un lampo di qualcosa di più caldo nei suoi occhi grigi. "Sceglierei la tua. Sempre." Il silenzio che seguì fu denso di emozioni non dette. Lorenzo fece un passo avanti, e improvvisamente furono di nuovo vicini come poche ore prima, quando si erano baciati tra gli scaffali. Ma ora tra loro c'era qualcosa di diverso: un patto sigillato nel dolore e nel desiderio, una promessa che poteva salvarli o distruggerli. "Non morire per me, Stefano," sussurrò Lorenzo, la voce improvvisamente vulnerabile. "Vivi per me. Aiutami a trovare giustizia per mia sorella, e poi..." "E poi?" Lorenzo si avvicinò ancora, fino a quando Stefano non riuscì a sentire il calore della sua pelle, l'odore della sua colonia misto all'adrenalina della caccia imminente. "E poi vedremo se un cacciatore e un vampiro possono trovare qualcosa che somigli alla pace." Le parole colpirono Stefano come un fulmine. Speranza. Lorenzo gli stava offrendo speranza, qualcosa che non aveva osato sognare da secoli. "È una promessa?" "È una possibilità," disse Lorenzo, e poi, prima che Stefano potesse reagire, si chinò e lo baciò di nuovo, un bacio breve ma intenso che sapeva di promesse pericolose e futuro incerto. Quando si separarono, entrambi stavano respirando affannosamente. "Andiamo," disse Lorenzo, dirigendosi verso la porta. "È ora di cacciare dei mostri." Stefano lo seguì nell'oscurità della notte romana, il cuore che batteva con un ritmo che non sentiva da secoli. Per la prima volta da quando era stato trasformato, non stava fuggendo dal suo passato. Ci stava correndo incontro a testa alta, con l'uomo che amava al suo fianco e la promessa di una redenzione che poteva costargli tutto. La caccia era iniziata.
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