Gioco sporco

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Gioco sporcoMio zio era troppo impaziente per attendere il turno che con ritmo lentissimo portava gli equipaggi, uno a uno, davanti all’ingresso dell’albergo: buttò le redini e una forte mancia a un giovanottone robusto che insieme ad altri attendeva sul marciapiede in cerca di clienti, e facendosi vigorosamente largo tra la folla passò nell’interno della locanda. Quando venne a trovarsi nel cerchio di luce delle finestre un mormorio percorse la calca: tutti si chiedevano chi potesse essere quel gentiluomo dall’aspetto autoritario, pallido in viso, vestito con somma eleganza, e tutti fecero ala per lasciarci passare. Solo allora compresi sino a qual punto mio zio fosse popolare nel mondo dello sport, perché avendolo subito riconosciuto la folla prese ad acclamarlo con alte grida di: «Evviv

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