“Vacci piano con quella.” Lo avvertì Seth. “Il cibo e più che sufficiente per ritrovarsi domani con un bel mal di testa.”
“Serve per dimenticare.” Ribatté lui, sollevando il bicchiere a mo’ di brindisi.
Ma Seth non aveva niente da temere. Sapevano benissimo tutti e due che lui non era un grande bevitore e che stava perciò sempre attento a non eccedere.
“Non serve per dimenticare i miei guai, però.” Rispose Seth con uno sguardo di esagerata tristezza.
“E quali sarebbero i tuoi guai?” chiese lui in tono allegro, sforzandosi di non pensare alla giornata appena trascorsa e di rilassarsi per qualche ora.
Una volta rientrato nel buio della propria stanza sarebbe di nuovo stato sommerso dai dolorosi ricordi. Meglio approfittare di quell’occasione offertale da Seth per distrarsi un po’, prima di ritrovare il tormento che lo aspettava nel suo letto vuoto.
“Non ho neanche un ragazzo.” Rispose Seth, sospirando di nuovo in modo esagerato.
“Sciocchezze. Ma se ne hai tre sotto il tuo stesso tetto.”
Lui sorrise. “Non è esattamente questo che intendevo.”
“Sai qual è il tuo problema?” ribatté Kurt, serio in viso, portandosi il tovagliolo alla bocca dopo aver finito di mangiare. “Devi sposarti e mettere la testa a posto. Ti trovi un bravo ragazzo senza grilli per la testa, fai due o tre bambini, e dai un senso alla tua vita. Hai trent’anni ormai, è ora che cominci a pensarci. Non vorrai andarci col bastone alla festa di laurea di tuo figlio!”
Naturalmente stava solo scherzando. L’ultima cosa al mondo che desiderava era che Seth si sposasse. Avrebbe rovinato la sua vita e quella di Tristan e Stuart. E nessuno di loro lo pensava seriamente, né tantomeno Seth che scoppiò a ridere.
“Dimmi, perché mai dovrei fare una cosa tanto stupida? Ho già tutti i vantaggi del matrimonio senza averne gli svantaggi.”
“Non tutti.” Gli ricordò lui timidamente.
Lui divenne serio per un attimo.
“Sposarsi per quel motivo sarebbe un suicidio. Non nego che la mia vita sessuale potrebbe risentirne positivamente ma per il momento posso farne benissimo a meno.”
“E i bambini?”
“Non mi interessano.” Si affrettò a rispondere lui, finendo la birra. Poi ridacchiò. “santo cielo, ma riesci a vedermi mentre cambio pannolino e scaldo biberon? Impazzirei nel giro di una settimana. I bambini mi innervosiscono, non te ne sei mai accorto?”
“Non ti ho mai visto alle prese con dei bambini. O per lo meno non nel momento in cui ti facevano perdere la pazienza. Ma devo ammettere che sono sorpreso. Ho sempre immaginato che fossi cresciuto in una famiglia piena di bambini e credevo che avessi una certa pratica.”
E fu sorpreso anche di rendersi conto che in fondo non sapeva molto di lui. Negli ultimi tre anni avevano diviso tutto, dalla colazione al raffreddore, ma raramente Seth aveva parlato di sé. E d’improvviso volle saperne di più.
“Ero figlio unico.” Fu tutto quello che lui rispose. “Ma torniamo a te, sei tu ad avere bisogno di sposarti. Trovati un bravo ragazzo con la testa a posto e sistemarti, prima di rovinarti la vita.”
Kurt abbassò gli occhi, colto alla sprovvista da quell’affermazione che lo aveva colpito diritto al cuore. Si rese conto solo allora di aver pensato che quella persona potesse essere David.
“Scusami.” Disse lui a mezza voce.
Kurt cercò di sorridere e si raddrizzò nel tentativo di non rovinarsi la serata.
“Non importa. Non riesco proprio a immaginare una vita passata all’ombra di una grande star internazionale. Probabilmente è meglio che sia andata così.”
“Tu non vivrai mai all’ombra di nessuno e non voglio più sentirti parlare in questo modo. Hampton è stato un pazzo a lasciarti e, mettitelo bene in testa, è solo lui a perderci.”
Kurt non poté non sorridere. L’espressione negli occhi di Seth era quella che aveva sempre quando si trattava di prendere le parti dei “Suoi ragazzi.”, di possesso, difesa e aiuto. Gliene fu grato, ma quella volta si sbagliava.
“Non ti è mai piaciuto David.” Gli fece notare. “Ma non l’hai mai conosciuto bene. L’hai sempre considerato alla pari di tutti gli altri attori e scapestrati che conosci.”
“Ah no, eh?”
“No.” Insisté Kurt guardandolo diritto negli occhi per convincerlo. “Era molto sensibile, e gentile, alla mano e divertente… ti assomigliava, in un certo senso.”
“Grazie tante.” Sillabò lui, seccato.
“Non era contento dell’immagine che quelli della produzione gli stavano costruendo.” Continuò lui, imperterrito. “Non gli si confaceva per niente. Era solo una persona semplice, nata in una cittadina di provincia. Però era molto serio nel lavoro a timoroso di finire col credere alla propria immagine pubblicitaria. Ma secondo me non correva questo pericolo.” Aggiunse piano, come se parlasse fra sé. “Era bravo, ragionevole, generoso. coi piedi per terra e… qual è la parola? Altruista. Si preoccupava di più di quello che io sentivo e volevo, che non di sé stesso. E lo faceva in modo molto naturale. Era una persona davvero genuina, Seth.” Concluse, guardando in faccia l’amico per implorarlo di capire.
Una strana espressione comparve invece sul viso di lui.
“Sembrava troppo bello per essere vero.”
“Lo amo.” Si limitò a rispondere lui.
Seth lo fissò per un lungo momento. “Pensi che lui sia il tuo alfa predestinato?”
Kurt annuì adagio.
“Allora perché…?”
Kurt scosse la testa. “Non gli ho mai detto quello che provavo. Sono stato troppo cauto, avrei dovuto farglielo capire dall’inizio… ma non avevamo la stessa opinione su come dovesse essere il nostro rapporto.”
“Tu credevi che fosse per sempre.” Terminò Seth al suo posto. “e invece gli servivi solo per scaldargli il letto.”
“No!” esclamò lui, disperato.
Non aveva proprio capito niente!
Lui alzò le sopracciglia, fingendo stupore e Kurt non riuscì a capire se l’evidente disapprovazione fosse indirizzato a lui o a David. Sapeva soltanto che non sopportava il biasimo di Seth e avrebbe fatto qualsiasi cosa per evitarlo.