Capitolo Cinque

871 Parole
Esausto è stravolto, Kurt rimase appoggiato a lui anche dopo aver smesso di piangere perché gli piaceva quella pelle calda contro il proprio viso e il modo in cui Seth giocava con i suoi capelli. Si sentiva così rilassato con lui, così a proprio agio. Non avrebbe voluto muoversi mai. Ma alla fine si alzò e con dita ancora tremanti si ricompose. “Bene, penso che sia meglio pensare alla cena.” Mormorò con voce roca. Quella settimana era lei di turno ai fornelli. “Bistecca e insalata, d’accordo?” Lui estrasse un fazzoletto dalla tasca posteriore dei pantaloni e glielo porse perché si togliesse le tracce delle lacrime sul viso. “Odio piangere. Mi fa sembrare un rospo.” Disse Kurt asciugando anche le gambe di Seth inumidite dalle sue lacrime. Gli ridiede quindi il fazzoletto sorridendogli timidamente. Si sentiva molto meglio, ora. D’un tratto si accorse dell’insolito sguardo pensieroso sul viso di Seth, enigmatico e stranamente cauto. Durò soltanto un secondo e fu poi sostituito da un sorriso noncurante, ma lo lasciò perplesso. “Sentì, non è il caso che ci sediamo in cucina a piangerci addosso. Perché non usciamo? Cena, discoteca, o magari tutti e due.” Disse lui d’un tratto. Kurt esitò, riluttante a rifiutare quell’offerta dopo che era stato così comprensivo e paziente con lui, ma coscio che accettando non gli avrebbe fatto certo un piacere. “Non ho molta voglia di uscire. Non sarei di grande compagnia. “osservò. “Lo so che non ne hai voglia.” Replicò lui, deciso a insistere. “Ma è proprio per questo che devi farlo.” Gli sollevò con delicatezza il mento e con voce sincera e premurosa aggiunse: “Non chiamerà, lo sai.” Kurt deglutì e sentì di nuovo le lacrime salirgli agli occhi. Lo sapeva. E il solo pensiero lo feriva come una lama di coltello. Non l’avrebbe chiamato mai più. “D’accordo, allora usciamo, ci stravolgeremo di cibi costosissimi, balleremo fino all’alba e rideremo delle nostre disgrazie. E al diavolo a tutti i David Hampton e Michael Hollander di questo mondo!” affermò Seth, afferrandolo per il polso. Kurt fece una risatina incerta e lui lo spinse verso la porta dandogli una pacca sul sedere. “Muoviti, fai un bel bagno bollente, metti delle compresse fredde sugli occhi e indossa i vestiti più sexy che hai. Ti do un’ora.” Lui esitò soltanto per un attimo. Come poteva rifiutare quando lui stava facendo di tutto per tirarlo su di morale? Inoltre, chi davvero non desiderava restare in casa era proprio lui e gli avrebbe fatto quel favore, se non altro per la grande prova di forza che aveva fato evitando di ripetergli: te l’avevo detto. Scrollò le spalle e aprì la porta. “D’accordo. Ma sai che cosa ti aspetta!” “Una piacevole serata.” Gli gridò lui di rimando, riuscendo a farlo sorridere. Kurt si vestì come se dovesse affrontare una battaglia, e un certo senso era così. Si trattava di una battaglia contro la depressione e l’autocommiserazione e si sarebbe armato fino ai denti. Aveva ragione Seth, naturalmente. Non era certo famoso per le sue scelte sagge in fatto di rapporti con gli alfa e quella non era la prima volta che si lasciava trasportare dai sentimento per poi finire male. Gli sembrava che fosse la prima volta soltanto perché soffriva molto. Le compresse fredde sugli occhi fecero miracoli e dopo il bagno si sentì in grado di affrontare il mondo. Seth voleva che i suoi amici fossero ben vestiti e le sue critiche erano spietate quando rimaneva deluso dall’abbigliamento che gli mostravano. Perciò Kurt scelse l’outfit con molta cura. Decise infine per una camicia bianca trasparente che metteva in risalto il suo corpo muscoloso e dei pantaloni aderenti classici che mettevano in risalto le sue gambe forte e i suoi glutei sodi. Si pettinò i lunghi capelli biondi fino alle spalle con una coda di cavallo. Quando ebbe finito fece un passo indietro per osservarsi con sguardo critico allo specchio, e si compiacque per il risultato ottenuto. Seth sembrò essere della stessa opinione quando lui comparve nell’atrio. “Proprio quello che io chiamo un outfit sexy.” Disse squadrandolo dalla testa ai piedi. Indossava un abito beige con una camicia azzurra col collo aperto. Mentre lo prendeva sottobraccio, lui pensò che formassero davvero una bella coppia. Decisero per un ristorante indiano, dove in realtà esagerarono nelle scelte di cibi piccanti. Kurt ricordò la prima volta che era stato in quel ristorante con Seth, Stuart e Tristan. Abituato a mangiare senza alcuna diffidenza per i cibi sconosciuti, aveva ingoiato, sotto lo sguardo di rimprovero degli amici, una forchettata di un piatto particolarmente forte che gli aveva fatto strabuzzare gli occhi da tanto gli bruciava la gola. Aveva accettato con gratitudine il bicchiere d’acqua che Seth gli porgeva senza accorgersi dello sguardo incredulo e solo apparentemente preoccupato dell’amico. Ne aveva già bevuta la metà quando si era reso conto che l’acqua non faceva altro che trasformargli la gola in fiamme e da allora imparò che l’acqua era il peggior antidoto per un cibo piccante. Ma quella sera fu molto più saggio e si fece portare un bel boccale di birra estera.
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