Capitolo 18

407 Parole
Il silenzio della casa era insopportabile. Kurt si era abituato alla presenza costante di Seth, alla sua voce che riempiva le stanze, ai suoi passi che riecheggiavano nel corridoio. Ora, ogni angolo della casa sembrava più vuoto, più freddo. Seth se n’era andato. Era partito per New York per un mese, e Kurt si ripeteva che era la cosa giusta. Ma allora perché ogni mattina si svegliava con il cuore pesante e il desiderio di rivederlo? Ogni piccola cosa gli ricordava lui: il suo profumo ancora impregnato nelle lenzuola, il caffè che preparava sempre per entrambi, persino la giacca che aveva dimenticato sul divano. Stuart e Tristan avevano notato il suo stato d’animo, ma non insistevano. Sapevano che Kurt era testardo, che avrebbe negato tutto. "Non sto male," aveva detto a Tristan una sera, mentre fissava distrattamente la TV. "Sono solo un po’ stanco." "Certo, e io sono il re d’Inghilterra," aveva ribattuto l’amico con sarcasmo, lanciandogli un’occhiata scettica. "Kurt, devi smetterla di torturarti. Seth ha fatto la sua scelta, e tu devi andare avanti." Ma andare avanti sembrava impossibile. Le settimane passavano lente, il lavoro era l’unica cosa che lo teneva occupato. Cercava di ignorare il vuoto dentro di sé, ma era impossibile. Ogni sera, prima di addormentarsi, si chiedeva se anche Seth stesse pensando a lui. Se anche lui sentisse la sua mancanza. Una sera, dopo il lavoro, Kurt decise di uscire con Stuart e Tristan. Aveva bisogno di distrarsi, di non pensare a Seth almeno per qualche ora. Si trovarono in un bar affollato, immersi nel chiacchiericcio e nella musica di sottofondo. Sembrava funzionare, per un momento si sentì quasi normale. Ma poi, all’improvviso, il suo telefono vibrò. Il cuore gli balzò nel petto quando vide il nome di Seth illuminare lo schermo. Esitò prima di rispondere. "Pronto?" Dall’altro capo della linea ci fu un attimo di silenzio, poi la voce di Seth, più bassa del solito. "Ehi. Come stai?" Kurt chiuse gli occhi, cercando di mantenere la calma. "Sto... sto bene. E tu?" "Anche io." La voce di Seth suonava distante, quasi esitante. "Volevo solo sentire come stavi." Kurt strinse il telefono tra le dita. "Me la cavo." Silenzio. Seth sospirò. "Devo andare. Ci sentiamo, ok?" "Ok." La chiamata si interruppe, lasciando Kurt con il telefono ancora stretto tra le mani e il cuore in pezzi. Seth gli mancava. Terribilmente. Ma doveva sopportare. Doveva imparare a vivere senza di lui. O almeno provarci.
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