Ritornai da mio padre, mi ritornò l'angoscia ero affranta dal dolore che mi provocava la lontananza da Vegard, gli confidai che se non fosse venuto lui da me sarei tornata io da lui, dato che ricordavo perfettamente il percorso sotterraneo che conduceva al regno degli elitiani. Mio padre andò letteralmente nel panico e disse che non potevo fare una cosa simile che dovevo togliermelo dalla testa, sarebbe stato molto pericoloso per me, ma soprattutto per il bambino. Mi strinse in un forte abbraccio cercando di consolarmi dicendo che si sarebbe aggiustato tutto, Vegard avrebbe trovato una soluzione perché gli aveva dato la sua parola che si sarebbe assunto tutte le sue responsabilità. Quelle parole mi avevano tranquillizzato, aveva ragione, conoscendo Vegard sapevo che avrebbe mantenuto la sua parola. Lo vidi rilassarsi e mi disse di non pensarci più, di andare a riposare che ero molto stanca dopo il lungo viaggio. Mi congedai da lui e andai in camera mia ed era esattamente come me la ricordavo, non era cambiato nulla. Sopra il cassone di legno vi erano le spazzole appartenute a mia madre e un telo che metteva sulle spalle quando aveva freddo. Lo presi in mano, lo avvicinai al naso cercando il suo odore che ancora era presente nel tessuto, pensavo quanto mi mancasse e quanto avrei voluto averla accanto a me in quel momento. Commossa mi avvolsi il telo sulle spalle e mi sdraiai sul piccolo letto ad una piazza, ero distesa supina e notavo che la mia pancia era cresciuta, non di molto, ma si notava. Poggiai le mani sopra di essa e l’accarezzai, mentre lo facevo mi venne in mente Vegard, stranamente i miei pensieri erano rivolti anche a Barek. Ero ancora certa che fosse Vegard colui che amavo, ma nutrivo dei forti sentimenti anche per Barek. Nonostante la violenza subita da lui, mi aveva sconcertato il gesto d’amore che aveva compiuto nei miei confronti e chissà quanto gli sarà costato umiliarsi con Vegard e chiedergli aiuto. I tristi pensieri stavano pian piano scivolando via e un rilassante torpore mi avvolse finché non caddi in un sonno profondo. Era giorno quando una voce a me familiare mi svegliò, era Domitia che avvisata da mio padre del mio ritorno era venuta a farmi visita. La osservavo con grande ammirazione, era stupenda e l’abito da nobildonna romana che indossava la rendeva ancora più bella. Felicissima nel rivedermi mi diede un bacio sulla fronte e si sedette accanto a me. Le raccontai tutto anche della tragica morte di Valeria e fu sconvolta da quella terribile notizia. Tenendomi stretta in un abbraccio e in lacrime mi confidò di non trovarsi più bene a Roma. Voleva ritornare da Ghearch, l’ibrido con cui si era unita perché ne era follemente innamorata. Anch’egli le aveva confessato di amarla ma l’aveva lasciata libera di scegliere. Lei, in un primo momento non si era resa conto di amarlo immensamente ed era voluta ritornare a casa, ma più passava il tempo più si rendeva conto di aver commesso un terribile errore e voleva ritornare da lui.