La città sotterranea.

847 Parole
Rimasi sveglia tutta la notte e non riuscivo a non pensare a ciò che era accaduto. Oramai ne avevo la certezza, quando Vegard era in preda a delle forti emozioni non riusciva a dominare i suoi istinti bestiali, appartenenti a non so quale essere. Mi chiedevo chi fosse realmente, mi aveva detto che presto avrei saputo la verità, lo speravo fortemente perché il non sapere quale fosse veramente la sua natura mi faceva pensare a cose sbagliate sul suo conto, quindi mi ero ripromessa di non fare più supposizioni finché non avrei saputo la verità. Mi alzai dal letto cercando di farmi forza per poter reagire allo stato di angoscia in cui mi trovavo, aprii l’armadio per cercare qualcosa da mettere non potevo più sentirmi addosso quel vestito tutto lacerato che mi ricordava il terribile fatto accaduto. Con stupore vidi che era pieno di vestiti così  ne presi uno e lo indossai, una tunica color sabbia lunga fino alle caviglie e stretta in vita. Anche i miei lunghi capelli erano ridotti male sembravano essere stati travolti da un vento fortissimo, sul ripiano dell’armadio trovai dei fermagli colorati ed una spazzola me ne servii e iniziai a spazzolarli, lo feci per molto tempo, fino a farli divenire lucidi; presi dei ciuffi ai lati delle orecchie e li fermai dietro con un fermaglio giallo. Mi osservai allo specchio attaccato alla parete e notai con stupore che nonostante ciò che avevo subito ero ancora molto bella. Non sapendo che altro fare mi affacciai alla finestra per curiosare e non era cambiato nulla dal giorno precedente. Per quanto tempo sarei dovuta rimanere tra quelle quattro mura? Mi distolse da quel triste pensiero il rumore della chiave che girava nella serratura, stava arrivando qualcuno… Era una delle donne a cui ci aveva affidato Vegard che con un tono di voce autoritario mi disse di seguirla, le ubbidii rassegnata. Nel corridoio ad aspettarmi c’erano le altre e fui molto felice di rivederle, Valeria mi si gettò addosso stringendomi in un forte abbraccio e, in preda all’euforia, disse: «Sono molto felice di essere nuovamente insieme a tutte voi… In quella stanza mi sentivo molto sola…» Chiesi loro come stessero, dissero che stavano bene e che avevano dormito magnificamente su quei morbidi letti. Indossavano abiti nuovi ed erano molto rilassate e non potevano certo immaginare ciò che era accaduto a me durante la notte, non dissi nulla, perché non volevo mettere in cattiva luce Vegard nonostante tutto lo amavo follemente e mi mancava moltissimo, mi chiedevo se l’avrei mai più rivisto e mi venne in mente che non gli avevo neanche detto che il mio nome era BARBARA. Ci amavamo follemente ed egli non era a conoscenza di come mi chiamassi infatti quando si rivolgeva a me in certi momenti particolari mi chiamava AMORE, non che questo mi dispiacesse anzi ne ero felice. Ritornai alla realtà ero molto combattuta non volevo pensare continuamente a lui perché facendolo stavo terribilmente male. Scendemmo la scalinata ed uscimmo in cortile vi erano degli uomini ma non c’era traccia di Vegard e dei suoi, alzai lo sguardo verso le sei torri e mi resi conto che erano di una bellezza unica, Bianchissime sembravano costruite col ghiaccio, ma non lo erano perché stranamente più ci avvicinavamo a loro e più la temperatura si faceva elevata. Sicuramente erano costruite con un materiale che gli somigliava e con stupore vidi che il sole le illuminava in un modo che non avevo mai visto prima ed erano talmente alte che sembrava lo toccassero. I suoi raggi venivano intrappolati da esse e condotti al loro interno e tutto ciò mi sembrò molto strano. Proseguimmo nel nostro cammino fino ad una statua alta più di tre uomini in piedi messi l’uno sopra l’altro che raffigurava un guerriero con addosso l’armatura, il suo volto era ricoperto da una maschera identica a quella che aveva Vegard. La nostra accompagnatrice gli toccò un piede e, con nostro grande stupore questa si spostò verso la nostra destra lasciando intravedere una scalinata. La donna ci disse di seguirla ed iniziammo a scendere, lungo le due pareti erano appese delle torce ardenti che illuminavano il luogo. Mi colpì il colore degli scalini di un rosso lucidissimo che sembravano bagnati talmente erano lucidi. Mi chiedevo con che materiale fossero state costruite, dato che non avevo mai visto nulla di simile prima d’ora. Alla fine della nostra discesa ci trovammo di fronte ad una galleria anch’essa illuminata, il pavimento era dello stesso colore e materiale delle scale; tutto ciò era di una raffinatezza unica che certamente non si poteva attribuire a dei barbari. Dovetti ammettere che costoro non erano dei selvaggi anzi ero certa che fossero di una civiltà superiore a quella di Roma. All’uscita quello che vidi era uno spettacolo per i miei occhi… …L’ingresso di una città sotterranea… Si intravedevano delle abitazioni di colori diversi e tutto ciò era illuminato dalla luce del sole, la temperatura di quel luogo era stranamente calda che sembrava estate. “Come può il sole illuminare una città sotterranea? Che luogo è mai questo?”...
Lettura gratuita per i nuovi utenti
Scansiona per scaricare l'app
Facebookexpand_more
  • author-avatar
    Scrittore
  • chap_listIndice
  • likeAGGIUNGI