Robin si ritrovò in un posto che non aveva mai visto prima. La sala era grande e piena di libri di tutti i tipi. Si girò per parlare con il demone che lo aveva portato lì, ma quando lo guardò, si accorse che era già sparito. Un suono di passi alle sue spalle lo fece voltare e, di fronte a lui, si trovò un uomo dai tratti orientali. Il suo corpo muscoloso era valorizzato dal vestito nero che indossava. Mentre si avvicinava, Robin notò che aveva gli stessi occhi suoi e di Magnus.
L'uomo si fermò davanti a lui e disse con voce profonda: "Finalmente ti conosco, Robin Light Wood Bane. Io sono Asmodeo, il padre di Magnus."
Robin sgranò gli occhi, sorpreso di trovarsi di fronte alla persona che aveva dato la vita a suo padre. Asmodeo lo afferrò per un braccio e, nel momento in cui lo toccò, Robin sentì un brivido scorrergli lungo la pelle. Non aveva mai provato una sensazione del genere: la salivazione gli si azzerò e il cuore gli batteva forte. I suoi occhi si persero in quelli di Asmodeo, come rapiti.
Poi, all'improvviso, si risvegliò. Rimosse la mano che Asmodeo aveva posato su di lui e lo guardò, ancora incredulo.
"Perché mi hai fatto portare qui?" chiese, cercando di non far trasparire la sua agitazione.
"Ovviamente per conoscere il mio nipotino," rispose Asmodeo con un sorriso enigmatico.
Robin lo fissò con confusione, cercando di capire cosa stesse succedendo.
Asmodeo osservava Robin, incapace di distogliere lo sguardo. La sua bellezza era innegabile: occhi profondi, marroni con sfumature verdi quando la luce li colpiva, capelli scuri tinti di viola che accentuavano il suo viso a cuore. Il corpo, pur essendo minuto, era muscoloso, valorizzato dai vestiti neri che indossava. Asmodeo sapeva che, nonostante fosse di piccola statura, Robin era un'ottima combattente.
L'uomo continuò a guardarlo, come se fosse rapito dalla sua presenza. Nessuno gli aveva mai fatto provare una cosa simile. Non riusciva a distogliere lo sguardo da quel ragazzo, come un giovane innamorato alla sua prima cotta.
…
Nel frattempo, nell'istituto degli Shandowhunters, Alec camminava avanti e indietro nel suo studio, preoccupato per Robin. Chi lo aveva rapito? Perché era stato portato via? Ogni pensiero che gli passava per la testa lo rendeva sempre più ansioso. Continuava a torcersi le mani nervosamente.
Improvvisamente, la porta che aveva chiuso con forza si aprì con uno schianto. Magnus entrò, con gli occhi allucinati, e si avvicinò ad Alec. Lo abbracciò forte, prima di chiedergli:
"Ero a una riunione tra i Nascosti, quando è arrivata la notizia. Sono corso subito qui. Cosa è successo?"
Alec si sedette su una sedia vicino alla scrivania e spiegò con tono basso: "Ero in riunione con alcuni Shandowhunters quando Sizzy e Clarence sono arrivati, affannati. Quando hanno detto che qualcuno aveva portato via Robin, il mio mondo è crollato."
Magnus si sedette accanto a lui e, toccandogli una gamba, chiese: "Sanno chi è stato?"
"Sì," rispose Alec, "è stato un demone, ma non sappiamo da quale regno provenga. Per fortuna abbiamo il controllo di tutta la città, e sicuramente abbiamo registrato anche l'esterno del bar dove è successo. Izzy e Claire stanno controllando le telecamere, mentre Jace e Simon sono andati a cercarlo in città."
Magnus si alzò di scatto e disse: "Non abbiamo tempo da perdere. Qualcuno di voi ha qualcosa che appartiene a Robin?"
Alec capì subito cosa stesse cercando Magnus. "Sì, prima di andare via con il demone, Robin ha lasciato questa vicino a Sizzy."
Tirò fuori la collana che avevano regalato a Robin per il suo primo compleanno con loro: una goccia di rubino rosso, con la scritta "Una famiglia è per sempre" sul retro. Magnus prese la collana tra le mani, gli occhi lucidi, e disse con voce ferma:
"Lo troveremo. Non permetteremo che qualcuno faccia del male a nostro figlio."
Alec lo guardò intensamente, un sorriso triste sulle labbra: "Lo spero. Dopo te e Izzy, Robin è la persona più importante per me."
"Lo è anche per me," rispose Magnus. "Sono uno stregone, non posso avere figli. Robin è l'unica possibilità che il destino mi ha dato, e non voglio perderlo."
I due si abbracciarono, si alzarono e uscirono dall'ufficio, correndo verso Izzy e Claire per avere informazioni.
….
Nel frattempo, Karen Smith si risvegliò in un letto che non riconosceva. Si guardò intorno e vide che la stanza era decorata con fiori ovunque. L'ultima cosa che ricordava era Sofia che aveva intrappolato la sua anima e spezzato lo specchio. Aveva sentito la vita abbandonarla, ma allora perché si trovava in quel posto? Forse era finita all'inferno? Forse quello era il suo inferno personale?
"Vedo che ti sei svegliata," disse una voce.
Karen si girò e vide una ragazzina che la guardava con un sorriso.
Senza sapere perché, Karen non si fidava di quella ragazzina. Nei suoi occhi c'era qualcosa che non apparteneva a una bambina: una malvagità che non riusciva a ignorare. La ragazzina si alzò e fece entrare delle cameriere vestite con abiti floreali, ordinando: "Prendetevi cura di lui e poi portatela alla sala principale."
"Sì, regina," risposero le cameriere.
La ragazzina uscì dalla stanza e lasciò Karen nelle mani delle cameriere.
…
Robin si trovava di nuovo nella grande sala, seduto su una pila di libri. Non capiva perché Asmodeo, con tutti i suoi poteri, non potesse materializzare una sedia. L'uomo si era seduto sull'unica sedia disponibile e non smetteva di guardarlo.
"Non potresti dire qualcosa? Non dovresti perdere tempo a contemplarmi," disse Robin, ormai irritato.
Asmodeo aggrottò le sopracciglia, sorpreso dalla risposta. Sembrava che nessuno lo avesse mai contraddetto prima. Robin, sorridendo a metà, fece qualcosa che stupì sia lui che Asmodeo. Si alzò, si avvicinò all'uomo e, quando il suo viso fu a pochi centimetri dal suo, Asmodeo deglutì nervosamente. Robin, con il cuore che batteva forte, si avvicinò ancora di più.
Poi, Asmodeo si inclinò e lo baciò. Robin, per un momento rimase paralizzato, ma presto qualcosa in lui si accese. Chiuse gli occhi e rispose al bacio. Asmodeo si alzò dalla sedia e approfondì il bacio, sentendo la sua lingua entrare nelle labbra di Robin. Robin aprì un po' di più le labbra e permise alla lingua di Asmodeo di entrare. Inizialmente incerto, alla fine intrecciò la sua lingua con quella dell'uomo e si perse nella sensazione, desiderando che quel momento non finisse mai.
…
Nel frattempo, nell'istituto degli Shandowhunters, Alec e Magnus erano preoccupati. Non potevano credere che non fossero riusciti ancora a trovare Robin. Neanche la magia li aiutava a localizzarlo. Magnus, seduto con la testa tra le mani, sentiva il panico crescere dentro di sé. Non avrebbe sopportato di perdere una delle due persone che amava più di ogni altra cosa.
Quando Izzy entrò con la notizia che aveva trovato il demone, Magnus e Alec si alzarono in fretta.
Izzy mostrò loro l'immagine del demone, e Magnus riconobbe immediatamente: "Quello è un demone di Edom, uno scagnozzo di mio padre."
"Che cosa vuole Asmodeo da Robin?" chiese Alec, preoccupato.
"Non lo so, ma lo scopriremo e andremo a riprenderci nostro figlio," rispose Magnus con determinazione.
Mentre parlavano, una luce intensa li avvolse. Un portale si aprì e Robin apparve, correndo ad abbracciare i suoi padri. Dopo essersi separati, i due padri chiesero all'unisono:
"Che cosa è successo, Robin? Dove sei stato?"
Robin iniziò a raccontare tutto quello che era successo, tranne ciò che era successo quando Asmodeo lo aveva baciato e, soprattutto, ciò che si stava agitando nel suo cuore.