Robin giaceva nel suo letto, immobile, con la mente intrappolata in un turbinio di pensieri. Il ricordo di ciò che era successo con Asmodeo lo tormentava, come un'onda che non smetteva di infrangersi sulla sua mente. Le immagini erano così vivide che sembravano appartenere al presente.
Flashback
Asmodeo lo baciava con una passione ardente, le sue labbra si spostavano lungo il collo di Robin, facendo correre brividi gelati lungo la sua schiena. Improvvisamente, si ritrovò su un letto che non aveva mai visto prima. Confuso, si guardò intorno, ma prima che potesse comprendere cosa stesse succedendo, Asmodeo, con un rapido movimento, si separò da lui. Con un gesto della mano, creò un portale davanti a sé.
"Vattene, torna dai tuoi due padri", disse, la voce piena di un'autorità che Robin non riusciva a ignorare.
Ancora stordito, Robin si alzò dal letto, i suoi occhi pieni di confusione e desiderio non soddisfatto. Si diresse verso il portale, ma il suo cuore batteva forte nel petto, sospeso tra il sollievo e la delusione. C'era una parte di lui che avrebbe voluto che quel momento non finisse mai, che volesse sentire quelle labbra sulle sue ancora. Si voltò un'ultima volta, notando che Asmodeo gli dava le spalle, la testa chinata in un gesto che sembrava di rassegnazione.
Attraversò il portale e si ritrovò nell'istituto, al sicuro tra le mura familiari, dai suoi padri.
Fine flashback
Robin scosse la testa, cercando di respingere quei ricordi che ancora lo tormentavano. Le emozioni che aveva provato erano così intense che sembravano quasi impossibili da ignorare. Asmodeo era un demone, uno dei più temibili. Come poteva, allora, provare qualcosa per lui? Eppure, ogni volta che pensava a lui, le farfalle nello stomaco lo facevano sentire come se il cuore stesse per esplodergli nel petto.
...
Nel frattempo, Asmodeo camminava avanti e indietro nella sala principale del suo palazzo. Il suo cuore batteva all'impazzata. Non riusciva a smettere di pensare a Robin. Quell'incontro lo aveva sconvolto più di quanto volesse ammettere. Era un demone potente, uno dei più alti nel suo rango, eppure, davanti a Robin, si era comportato come un adolescente alle prime cotte.
Sapeva di aver preso la decisione giusta nel fermarsi, ma una parte di lui non riusciva a trattenere il desiderio di rivederlo, di continuare ciò che avevano iniziato. Ogni pensiero su Robin lo rendeva vulnerabile, eppure il suo cuore continuava a battere forte, un ricordo che non riusciva a cancellare.
...
Robin si svegliò più tardi del solito, con una rapida occhiata all'orologio che gli fece capire quanto fosse in ritardo per l'incontro con i suoi amici. Ma non aveva voglia di andare. Con un sospiro, inviò un messaggio a Sizzy dicendole che si sarebbero visti all'istituto e che avrebbe dovuto avvisare anche Clarence. Si alzò, lento, dal letto, e si fece una doccia veloce.
Quando uscì dalla sua stanza, notò che il loft era silenzioso. Alec e Magnus non c'erano. Si diresse verso la loro stanza, bussò, ma non ricevette risposta. Con cautela, aprì la porta e li vide addormentati, abbracciati, la scena che sembrava un'immagine da sogno. Si avvicinò, e con delicatezza si unì a loro, sdraiandosi tra i due uomini.
Magnus si mosse, aprendo gli occhi. Quando vide Robin, lo invitò con un sorriso: "Che cosa stai facendo lì in piedi, vieni qua."
Robin si lanciò sul letto, tra i due, sentendo il calore delle loro braccia. Alec si svegliò a sua volta, e quando vide Robin, gli sorrise, avvolgendolo con un braccio intorno alle spalle mentre Magnus gli teneva le mani.
"Sono solo preoccupato di avervi spaventato", disse Robin, sorridendo ai due uomini che lo avevano sempre protetto. "Non volevo che qualcuno vi facesse del male."
"Non ti preoccupare, Robin", rispose Alec, stringendolo più forte. "L'importante è che tu sia tornato sano e salvo."
...
Era ormai pomeriggio, e la squadra di Robin si preparava a dare la caccia ai demoni. Le telecamere avevano rilevato un'attività insolita in un capannone, dove si erano registrate fermentazioni demoniache. Ma Robin non riusciva a concentrarsi. La sua mente continuava a vagare, persa nei pensieri su Asmodeo.
"Robin, mi stai ascoltando?" lo chiamò Sizzy, toccandogli la spalla. "Robin?"
Robin si scosse, un po' imbarazzato, e rispose: "Sì, scusa, ero distratto. Cosa stavate dicendo?"
Clarence riprese la parola. "Il capannone ha due entrate. Se vogliamo sorprenderli, dobbiamo ricoprire entrambe."
"Potrei creare un portale per entrare," propose Robin.
"I demoni sentirebbero la tua energia magica," osservò Sizzy.
"Non necessariamente," rispose Robin. "Recentemente ho sognato una nuova runa che mi permette di nascondere la mia energia magica."
Alzò la manica della maglia, mostrando una runa che nessuno aveva mai visto nei libri. La squadra si preparò, e con l'aiuto di Robin, riuscirono ad entrare nel capannone. I demoni stavano cercando armi, ma ciò che li preoccupava di più erano gli uomini vestiti di nero che si trovavano nel magazzino. Presto si resero conto che si trattava di umani.
Quando un demone dietro di loro diede l'allarme, Clarence impugnò la spada angelica e iniziò a combattere. Izzy fece lo stesso.
Robin alzò le mani, e una luce blu intensa esplose dalle sue mani. I demoni presi da quella luce impazzirono, incendiandosi. Gli umani, terrorizzati, tentarono di fuggire, ma furono fermati dagli altri Shandowhunters fuori.
...
Alec si trovava nella prigione dell'istituto, interrogando uno degli uomini catturati. "Da dove venite, e chi siete?" gli chiese.
L'uomo lo guardò con disprezzo, ma rimase in silenzio. Quando Magnus entrò nella stanza, si avvicinò all'uomo, schioccò le dita, e con un gesto rapido scagliò un incantesimo della verità. L'uomo, incapace di mentire, iniziò a parlare.
"Siamo l'esercito del silenzio," disse, "veniamo da un mondo parallelo. Il nostro obiettivo è distruggere tutti gli 'speciali'."
Alec e Magnus si scambiarono uno sguardo carico di preoccupazione: il problema era arrivato anche da loro.
...
Karen era stata portata davanti alla regina dei Seelie, che sedeva su un trono di fiori. La sala attorno a lui sembrava un giardino incantato.
"Karen, benvenuta nella sala principale della nostra reggia," disse la regina con un sorriso enigmatico.
Karen la guardò con attenzione, notando che la regina sembrava diversa. Non era più la ragazza che aveva incontrato al mattino, ma una giovane di circa sedici anni.
"Perché mi avete portato qui?" chiese Karen. "Cosa volete da me?"
La regina fece un gesto per farla sedere e rispose con calma. "Non sei più la Karen Smith che conoscevi. Ti abbiamo riportato in vita. Ora tu ci aiuterai a distruggere tutti gli Shandowhunters, ma soprattutto Robin Light Wood Bane."
"Perché dovrei farlo?" ribatté Karen. "Non conosco nemmeno queste persone."
La regina dei Seelie ridacchiò, una risata che fece rabbrividire Karen. "Aiutandoci, ti daremo la tua vendetta contro Riccardo Salvati e i suoi fratelli."
A quel punto, Karen prese la sua decisione. Avrebbe aiutato quella misteriosa regina, sperando che, un giorno, avrebbe ottenuto la sua vendetta.