Capitolo 9

1203 Parole
Il caldo opprimente del deserto sembrava aver fermato il tempo. Da tre giorni, Robin e il gruppo camminavano senza sosta sotto il sole inclemente, senza che sembrasse esserci una fine in vista. Le forze del ragazzo erano ormai al limite, ma l'unica cosa che lo teneva in piedi era la mano forte di Asmodeo che lo guidava passo dopo passo. Dietro di loro, i genitori di Robin osservavano preoccupati, mentre ogni due ore Magnus somministrava a Robin la pozione che aveva creato per rallentare gli effetti dell'incantesimo che stava lentamente distruggendo il suo corpo. Se non fossero riusciti a trovare presto la Caverna delle Fenici, la vita di Robin sarebbe andata perduta, svanendo come una foglia nel vento. La stanchezza e la disperazione cominciavano a farsi sentire quando Robin, ormai esausto, cadde sulle ginocchia. Asmodeo, con un gesto rapido e deciso, lo sollevò tra le braccia. Fu allora che una voce, che sembrava portata dal vento caldo del deserto, esclamò: “Ragazzi, guardate laggiù! C’è una caverna!” Tutti si voltarono e, in effetti, una caverna spiccava all'orizzonte, nascosta tra le dune di sabbia. Sizzy, che era stata la prima a notarla, chiese con incredulità: “Non è un miraggio, vero? La vedete anche voi?” Magnus si avvicinò a lei e, con un gesto rassicurante, gli rispose: “Non ti preoccupare, la vediamo anche noi.” Il gruppo, con rinnovata speranza, iniziò a correre verso la caverna. Ma quando Asmodeo giunse all'ingresso, una forza misteriosa lo respinse bruscamente, facendolo cadere a terra. Robin, ancora nelle sue braccia, toccò il terreno con un gemito. “Ti sei fatto male?” chiese preoccupato Asmodeo. “Non ti preoccupare, sto bene,” rispose Robin, cercando di tranquillizzarlo. La caverna davanti a loro sembrava protetta da una barriera invisibile. Quando Robin si alzò, si avvicinò cautamente e mise la mano contro la barriera. La sua mano scomparve all'interno, attraversando il velo invisibile che li separava dall'ingresso. In quel momento, comprese ciò che doveva fare. Si girò verso gli altri con determinazione: “Penso che l’unico che può entrare sia io.” “Noi non ti lasciamo andare da solo, non sappiamo cosa possa esserci dentro,” disse Alec, la preoccupazione evidente nella sua voce. “Ha ragione Alec, cosa ci dice che ci sia qualcuno di pericoloso là dentro?” aggiunse Magnus, scettico. Robin si avvicinò ai suoi padri, prese le loro mani e li abbracciò con dolcezza, sussurrando: “Andrà tutto bene, tornerò sicuramente.” Poi si allontanò da loro e si rivolse ai suoi amici. “Fate attenzione fino a quando torno.” “Okay, non ti preoccupare,” risposero Clarence e Sizzy, impugnando le loro spade con fermezza. Infine, Robin si avvicinò ad Asmodeo. Senza dire una parola, lo abbracciò e, sotto gli occhi furiosi dei suoi padri, gli sussurrò: “Qualsiasi cosa accada dentro, ricordati una cosa: ti amo.” Asmodeo si sciolse dall’abbraccio e, con uno sguardo intenso che sfidava i suoi padri, lo baciò. Robin rispose al suo bacio con passione, come se ogni momento insieme fosse prezioso. Poi si separarono, e Robin si diresse verso la caverna. … Asmodeo rimase a guardarlo mentre entrava nell'oscurità della caverna, il cuore in tumulto. L’unica cosa che desiderava era che Robin tornasse da lui sano e salvo. Magnus, vedendo la sofferenza del padre, gli si avvicinò e lo prese per un braccio, guardandolo negli occhi con serietà. “Spero che tu non faccia soffrire Robin, lui e Alec sono tutta la mia vita.” Asmodeo lo fissò, vedendo nei suoi occhi lo stesso amore e la stessa determinazione che aveva sempre avuto lui stesso. “In questo preciso momento ti prometto che proteggerò Robin con la mia stessa vita,” rispose, la sua voce grave e sincera. Il chiarimento tra padre e figlio venne interrotto da un rumore improvviso. Un’orda di demoni volanti stava avvicinandosi, le loro ali nere come la notte sbattevano nell’aria. Clarence e Sizzy impugnarono le spade, pronti a combattere, mentre Alec si preparava con l'arco. Asmodeo e Magnus schioccano le dita, e una luce blu intensa si materializzò dalle loro mani, pronta a respingere i demoni. …. Nel frattempo, Robin si trovò nel buio più completo. Non sapeva dove fosse, né cosa stesse accadendo intorno a lui. Il cuore batteva forte nel petto, e la paura lo stava assalendo. Ma poi, all’improvviso, una luce brillante attirò la sua attenzione. Si diresse verso di essa, e, dopo un lungo cammino, entrò in una sala immensa. Al centro, su un piedistallo, c’era il leggendario libro rosso. Robin corse verso di esso, ma quando stava per afferrarlo, il terreno sotto di lui si sgretolò, creando una voragine. Stava per cadere, ma una mano lo afferrò saldamente per il braccio, tirandolo indietro. Davanti a lui apparve la figura di una donna che aveva già visto in passato, durante un momento doloroso di un anno prima. “Finalmente sei arrivato al tuo destino, Robin,” disse la donna con voce calma. “Cosa significa il mio destino?” chiese Robin, il cuore che gli batteva forte nel petto. “La verità su di te è qui, in questo luogo. Scoprirai chi sei veramente e chi è la tua famiglia. Ma prima di sapere chi sei, dovrai superare l’ultimo ostacolo.” La donna indicò la voragine e aggiunse: “Non potrai usare né i poteri demoniaci né quelli angelici.” Con il cuore pesante, Robin cercò una soluzione. La risposta giunse quando il libro rosso brillò di una luce intensa, formando una scia di fuoco che partì dal piedistallo. La scia raggiunse Robin, e, sebbene temesse, si fece coraggio e attraversò la strada di fuoco. Alla fine, raggiunse il libro. Appena lo toccò, un’ondata di potere lo travolse, e il suo corpo si sollevò nell’aria, invaso da un potere immenso. In quel momento, ricordi dimenticati affiorarono nella sua mente: una donna dai capelli castani, simili ai suoi, che lo metteva tra le braccia di un uomo. La donna gli diceva: “Proteggi l’ultimo delle fenici, quando sarà il momento, lui tornerà da noi.” “Lo farò, mia signora,” rispondeva l’uomo. …. Nel frattempo, all'esterno, i compagni di Robin combattevano contro i demoni, sempre più numerosi. Nonostante il loro impegno, stavano cedendo alla stanchezza. Ma quando una luce intensa emerse dalla caverna, si voltarono, sorpresi. Una figura avvolta dalle fiamme uscì, le mani mosse in modo deciso per scatenare un attacco di fiamme alte contro i demoni, riducendoli in cenere. I cinque osservavano increduli, incapaci di credere ai loro occhi. Poi, quando il fumo si dissipò, la figura si girò verso di loro. Una figura che riconobbero subito: Robin. Ma non era più lo stesso. I suoi capelli erano diventati rossi come il fuoco, e il suo abbigliamento era diventato rosso, con pantaloni di pelle e una maglia dello stesso colore. Una giacca lunga fino ai piedi completava il suo aspetto. Ma la cosa che li scioccò di più furono i suoi occhi, che ora brillavano di un rosso intenso, come il fuoco stesso, e le ali di fuoco che spuntavano dalle sue spalle. In quel momento, i cinque compresero che davanti a loro c’era qualcosa di leggendario. “L’ultimo delle Fenici.”
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