Capitolo 8

1093 Parole
Rockstar - Post Malone Alex Pov Non ne potevo più di essere vestito come un damerino tutto il giorno da ormai più di una settimana, con quella di stasera sarebbe stata l'ultima serata di gala dove sarei "debuttato" ufficialmente in società.  Per questo ultimo evento sarei tornato a Los Angeles e avrei anche sfruttato l'occasione di prendere le ultime cose che avevo lasciato, con la speranza di non rimettere più piede lì.  Dopo un viaggio lungo sei ore, dal aeroporto John Kennedy di New York a Los Angeles ero di nuovo a casa mia, almeno di casa mia era rimasto ben poco.  Presi il mio bagaglio a mano che consisteva in un semplice borsone e fui scortato dalla sicurezza e dalle mie guardie del corpo a casa su una Mercedes classe C bianca.  Tutta questa super "fama" aveva fatto sì che avessi anche i baby-sitter alle calcagna ora. Arrivai a casa poco dopo, lanciai il borsone da qualche parte non so dove e gridai >,aspettai qualche secondo e riprovai invano, sbuffai e corsi su per le scale in camera mia.  Aprì la porta e vidi la mia balia la signora Rodriguez mettere a posto il letto ascoltando la musica, mi avvicinai di soppiatto e gridai vicino al suo orecchio >  > mi schiaffeggiò la spalla ammonendomi per poi sorridermi calorosamente, > disse stringendomi a se.  > risposi con una vena di amarezza, > sussurrò e si staccò dal abbraccio.  > mi richiamò dai miei pensieri, sbuffai > la riproverai, > disse sorridendo, > sottolineai. > si corresse vedendo il mio sguardo di fuoco, > sorrise e scese giù per le scale. > urlai dalla camera ridendo.  Mi avvicinai alla scrivania e vidi una lettera tenuta ferma da una lampada, chi poteva mai essere a inviarmi una lettera? Di certo non eravamo più nel medioevo e sicuramente avrebbero potuto usare un e-mail o w******p.  Presi la lettera tra le mani, arrivava da New York, ero abbastanza confuso, aprì la lettera e inizia a leggere, vidi la data e sembrava cancellata diverse volte prima di scrivere l'ultima, senza parlare del foglio, macchiato da quelle che sembrava acqua? Lacrime forse?  New York, Settembre 2017.  A volte il destino può fare brutti scherzi, a volte c'è solo bisogno di tempo, certi amori fanno giri immensi per poi ritornare.  Certi amori come il nostro non sono destinati ad essere dimenticati.  Amarti Alex è stato tutto, mi hai reso viva, forte e donna.  Ma da lì in poi non avrei mai immaginato di desiderare di essere morta in quell'incidente piuttosto che non essere ricordata da te.  Perché ogni notte, ogni notte senza te sarà solo un giorno in più all inferno, un giorno in più vuoto e buio.  Ti scrivo ora a distanza di ormai mesi perché io ci ho provato, ci ho provato davvero a farti tornare da me, ma nulla è valso, per questo ho bisogno di dirti addio una volta per tutte. Il fato è contro di noi, forse non è mai stato dalla nostra parte, forse doveva andare così non lo so, mi hanno detto che non posso rovinare la mia vita, mi hanno detto di dimenticarti. Come posso farlo? Non posso e non devo, nonostante ciò hanno ragione però, tu hai la tua vita e io devo ricominciare a rimettere in sesto la mia senza di te; però sappi una cosa ti ho amato come non ho mai amato nessun altro e non smetterò mai di farlo Alex Prescot, ti amerò da qui alla fine dei miei giorni, nonostante tutto, nonostante tutti.  Non ti dimenticherò mai, Tua per sempre Megan. Lessi attentamente parola per parola, lessi quella lettera non una, non due, ma almeno dieci volte e soprattutto quel nome, Megan.  Tutto ciò mi riportava a una sola persona che conoscessi con quel nome, quella piccola strega.  La testa iniziò a girarmi e a farmi male, mi distesi sul letto e chiusi gli occhi cercando di mettere a fuoco tutto ciò che stava succedendo, ma immancabilmente tra il volo e la lettera mi addormentai profondamente e iniziai a sognare, sognai qualcosa di confuso. Throwback > chiese > dissi sincero. > si avvicinò pericolosamente alle mie labbra sfiorandole con le sue > sussurrò. In quel momento non capii più niente, la presi e la baciai come non avevo mai fatto prima, la presi per i fianchi e la portai nel letto, la feci sdraiare e continuai a baciarla, > ammisi. Qualche ora più tardi mi risvegliai in un bagno di sudore terrorizzato.  "Porca puttana", imprecai a me stesso tirandomi leggermente i capelli. Non riuscivo ancora a vedere il volto di quell'angelo, era sempre lei, questa volta era un ricordo così vicino, il primo suo ti amo a me.  Quella lettera mi aveva mandato in pappa il cervello, dovevo scoprire la verità, più mi avvicinavo a Megan più il mio cervello sembrasse inviarmi segnali ambigui e quella lettera con quel nome non era d'aiuto.  Volevo le mie risposte, le avrei ottenute in qualsiasi modo, avrei chiesto prima a quei bugiardi dei miei amici, sì bugiardi, li conoscevo troppo bene per non capire che mi tenessero qualcosa nascosto che volevano assolutamente non farmi scoprire. Finita tutta questa merda sarei tornato a New York con il primo volo e avrei chiarito se non tutti, gran parte dei miei dubbi o avrei spaccato la faccia a qualcuno questa volta.  Non amavo essere preso per il culo, soprattutto dalle persone che mi circondavano.  Dopo aver mangiato il sandwich che mi aveva lasciato mrs Rodriguez sulla scrivania, mi diressi verso la doccia, mi scrollai di dosso quel sogno frustrante e mi infilai un altro smoking pronto a fingere entusiasmo davanti a tutte quelle facce da culo che volevano i miei soldi, un po' come tutte quelle sgualdrine che ultimamente mi si appiccicavano addosso.  Un mondo di merda quello dei ricchi. 
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