L'incredulità eruppe in lui, uno strano senso di disorientamento. Perché continuava a farlo? Perché continuava a privarlo della padronanza di sé, a gettarlo in confusione, dandogli l'impressione che tutto il suo mondo si capovolgesse? Ammutolito, George indietreggiò vacillando finché non urtò la schiena contro la ruvida corteccia di pino. "Che... che cosa state dicendo?" Aveva forse frainteso le sue parole? "Se porto il bambino in Danimarca, dovrete venire anche voi." Ragnar torreggiava su di lui, le gambe divaricate sul tappeto di aghi di pino, i contorni delle spalle che celavano alla vista il villaggio annidato nella vallata sottostante. Le gemme incastonate nella sua spilla d'argento sfavillavano nell'ombra proiettata dagli alberi. "Ma... non potete fare una cosa del genere!" gridò