Capitolo 8: La Nuova Natura

1249 Parole
I primi raggi dell'alba filtrarono attraverso la volta di foglie sopra la radura sacra, ma per la prima volta nella sua esistenza, Emilio non sentì il bisogno di dormire. Il suo corpo trasformato non conosceva più la stanchezza mortale; invece, pulsava di un'energia vitale che sembrava attingere direttamente dalla terra sotto i suoi piedi e dall'aria che respirava. Si alzò lentamente, ammirando la sua nuova forma riflessa nella pozza cristallina al centro della radura. Era lui, eppure non era più lui. Alto quasi due metri, con una muscolatura perfettamente scolpita che sembrava fatta di marmo vivente, capelli dorati che catturavano e riflettevano la luce dell'alba, e quegli occhi verdi che ora brillavano della stessa luce interiore di Andrea. "Come ti senti, mio amato?" chiese Andrea, materializzandosi accanto a lui con quella grazia soprannaturale che ora anche Emilio possedeva. "Diverso," rispose Emilio, la sua voce che risuonava più profonda e melodiosa. "È come se avessi vissuto tutta la mia vita precedente in bianco e nero, e ora improvvisamente tutto fosse a colori." Era vero. Ogni sensazione era amplificata, ogni percezione più acuta. Poteva sentire il battito del cuore di ogni creatura nel raggio di chilometri, poteva percepire il flusso della linfa negli alberi, poteva assaporare nell'aria le emozioni degli animali che si nascondevano tra le fronde. "È normale," disse Elena, emergendo da dietro un tronco secolare. Anche lei appariva diversa alla luce dell'alba, più eterea, come se fosse fatta di luce e ombra piuttosto che di carne e sangue. "I primi giorni dopo la trasformazione sono i più intensi. Il tuo nuovo corpo sta imparando a processare stimoli che vanno oltre l'umano." David si unì a loro, seguito dagli altri custodi. Tutti sembravano più luminosi, più vivi nella luce dell'alba, come se il sole stesso li riconoscesse come figli della natura. "Ora devi imparare cosa significa essere un custode del bosco," disse Andrea, posando una mano sulla spalla di Emilio. "Il nostro ruolo va oltre la semplice protezione di questo luogo. Siamo i guardiani dell'equilibrio tra il mondo naturale e quello civilizzato." "Equilibrio?" chiese Emilio, anche se una parte di lui iniziava già a comprendere. "Gli umani hanno dimenticato la loro vera natura," spiegò Andrea, iniziando a camminare lungo un sentiero che si snodava fuori dalla radura. "Vivono in gabbie di cemento e acciaio, lontani dalla terra che li ha generati. Ma alcuni, i più sensibili, sentono ancora il richiamo. È nostro compito identificarli e offrire loro la possibilità di tornare a casa." Mentre camminavano, Emilio notò che il bosco reagiva alla loro presenza. I fiori si aprivano al loro passaggio, gli animali uscivano dalle loro tane per osservarli con rispetto, e perfino gli alberi sembravano inclinarsi leggermente in segno di riverenza. "Siamo come... predatori?" chiese Emilio, sentendo nascere dentro di sé qualcosa che riconosceva come fame, ma non per il cibo. "Siamo selettori," corresse Andrea. "Non tutti gli umani sono adatti alla trasformazione. Molti sono troppo legati al loro mondo artificiale, troppo deboli per abbracciare la loro natura selvaggia. Ma quelli giusti..." i suoi occhi brillarono di una luce predatoria. "Quelli giusti vengono a noi naturalmente, attirati dal richiamo che non riescono a ignorare." Si fermarono in una radura più piccola, dove Elena aveva disposto quello che sembrava un altare fatto di pietre coperte di muschio. Su di esso c'erano oggetti che Emilio riconobbe: zaini, macchine fotografiche, GPS, tutti appartenenti a escursionisti che erano passati di lì. "Ogni oggetto appartiene a qualcuno che abbiamo valutato," spiegò Elena, accarezzando delicatamente una giacca da trekking. "Alcuni li abbiamo lasciati andare dopo averli spaventati abbastanza da non farli mai più tornare. Altri..." sorrise, mostrando denti che ora erano leggermente più affilati del normale. "Altri sono diventati nostri fratelli." Emilio sentì un brivido di eccitazione attraversare il suo corpo trasformato. L'idea di cacciare, di selezionare, di sedurre nuove anime verso la trasformazione risvegliava istinti che non sapeva di possedere. "Ma come facciamo a riconoscere quelli giusti?" chiese. "Lo senti," disse David, toccandosi il petto. "È come un profumo nell'aria, una vibrazione particolare. Quelli che hanno il potenziale emanano un'energia diversa. Sono più vivi, più connessi alla natura, più affamati di qualcosa che il mondo civilizzato non può offrire loro." Andrea annuì. "Come te, Emilio. Ti ho riconosciuto dal momento in cui hai messo piede in questo bosco. La tua anima cantava già la nostra canzone, anche se non te ne rendevi conto." Trascorsero la giornata esplorando i territori del bosco che Emilio non aveva mai visto. Scoprì che la loro influenza si estendeva molto oltre quello che aveva immaginato, includendo valli nascoste dove crescevano piante che non esistevano in nessun libro di botanica, grotte cristalline dove l'eco dei loro passi creava melodie soprannaturali, e ruscelli la cui acqua aveva proprietà magiche. "Il nostro potere cresce con ogni nuova trasformazione," spiegò Andrea mentre si riposavano accanto a una cascata che sembrava fatta di luce liquida. "Ogni custode aggiunge la sua energia al bosco, espandendo la nostra influenza e attirando nuove prede." "Prede," ripeté Emilio, e la parola non gli sembrò più strana o crudele. Era naturale, come il ciclo della vita e della morte, della predazione e della sopravvivenza. "Senti la fame?" chiese Elena, osservandolo attentamente. Emilio annuì. Era una sensazione sottile ma persistente, un desiderio che cresceva nel profondo del suo essere. Non era fame di cibo, ma di qualcosa di più sottile: l'energia vitale, l'essenza di esseri che potevano essere trasformati e aggiunti alla loro famiglia eterna. "È normale," lo rassicurò David. "I primi tempi la fame è intensa. Ma imparerai a controllarla, a canalizzarla. Diventerà uno strumento, non un padrone." Al tramonto, tornarono alla radura principale. Andrea lo condusse al bordo del territorio, dove iniziavano i sentieri più battuti dai turisti e dagli escursionisti. "La tua prima prova arriverà presto," disse Andrea, abbracciandolo da dietro. "Sento già il profumo di qualcuno che si avvicina. Qualcuno con il potenziale giusto." Emilio inspirò profondamente, ed effettivamente percepì qualcosa nell'aria: un odore di sudore e determinazione, ma anche di solitudine e ricerca. Qualcuno che camminava da solo, che cercava qualcosa che non sapeva nemmeno di cercare. "Sarà il mio primo?" chiese, sentendo un mix di eccitazione e nervosismo. "Sarai perfetto," sussurrò Andrea, baciandolo delicatamente sulla nuca. "Hai tutto quello che serve: la bellezza per attrarre, la sensualità per sedurre, e ora anche il potere per trasformare." Quella notte, mentre aspettavano che la preda si avvicinasse, Emilio si rese conto di quanto fosse cambiato. Non c'era più traccia dell'uomo incerto che era arrivato in quel bosco pochi giorni prima. Al suo posto c'era un predatore perfetto, un essere di potere e bellezza sovrannaturali che aveva finalmente trovato il suo scopo nella vita. "Non ho rimpianti," disse ad Andrea mentre giacevano insieme sull'erba luminescente della radura. "Ne hai mai avuti?" chiese Andrea, sorridendo. Emilio pensò alla sua vita precedente: il lavoro noioso, la solitudine costante, quella sensazione di non appartenere mai veramente a nessun posto. Poi guardò la sua nuova famiglia, i suoi fratelli e sorelle immortali, e sentì un'ondata di gratitudine così intensa da togliergli il respiro. "Mai," rispose con convinzione. "Questa è la vita che ero destinato a vivere." E mentre la luna sorgeva sopra le cime degli alberi, Emilio si preparò per la sua prima caccia, sapendo che presto avrebbe avuto l'opportunità di condividere il dono della trasformazione con un'altra anima perduta. L'antico ciclo continuava, e lui ora ne era parte integrante. Era un custode del bosco, un guardiano dei segreti della natura, un predatore perfettamente adattato al suo ambiente. Era finalmente completo.
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