Malcolm si svegliò in un letto, sotto una calda coltre di piume, e Jemmie era accanto a lui su un pagliericcio steso sul pavimento. Allungò la mano attraverso lo spazio che gli separava e si rassicurò solo quando vide le coperte muoversi un po'. Jemmie era viva ed era anche sana e salva. Attraverso le nuvole e le imposte che chiudevano male Malcolm poté intravedere un quarto di luna.
"Ti fa male la ferita, Malcolm?"
"Solo un po'." Mettendosi a sedere, si scostò il plaid per mostrargli il taglio di Ullyot sul petto. Colava ancora del liquido, ma una pellicola cominciava a rivestire la ferita con energia e scacciò le lacrime.
"Non mi fa più male. Se Ullyot non ci ha già uccisi, dubito che voglia farlo."
"Ma ti ha marchiato. Ti farà suo, prima o poi"
Malcolm sminuì quella preoccupazione. "Mi farà suo con o senza il marchio, Jemmie. E questo è solo il minore dei nostri problemi." Si alzò dal letto, andò alla finestra e aprì le imposte con cautela. Erano al terzo piano e sulle pareti lisce non c'erano buchi per infilarvi i piedi o far leva. Il laird degli Ullyot non correva alcun rischio in quanto a prigionieri, lì. E di sicuro alla porta c'erano sentinelle. "Abbiamo un coltello e una moneta d'oro." Tirò fuori quegli oggetti da una tasca segreta ben nascosta nel pantaloni e appoggiò di lato anche polveri di erbe infilate li accanto. "Questo dovrebbe bastare."
"Per scappare?"
"No, per mandare un messaggio."
"A chi?"
"A Goult. Se riuscissimo a scappare di qui e a cavalcare verso ovest in direzione di Annan"
Jemmie lo interruppe. "No. è tutto troppo rischioso." Dopo avergli rivolto quelle parole, Malcolm notò il sudore imperlare la fronte della sorellina. Poteva già essersi ammalata per aver passato quella notte gelida sul pavimento freddo, o quello era un chiaro segno del terrore che il signore di Ullyot le ispirava?
Il suo cuore batté all'impazzata di paura. Il laird degli Ullyot non era affatto come tutti gli altri uomini. Malcolm aveva notato l'aureola argento e nera tutt'attorno al suo corpo la prima volta che si era voltato verso di lui. Eleanor l'aveva messo in guardia da sempre nei confronti di quella combinazione. E anni prima nelle stalle si era imbattuto nella madre, con le vesti incollate alle cosce, avvinghiata a uno sconosciuto il cui fiato era argenteo.
Argento e nero, ma non solo. Nel suo fiato c'era anche qualcos'altro di inconfessabile e proibito, di primordiale e selvaggio.
Scosse la testa, poi si infilò in tasca il coltello e la moneta e cominciò a chiedersi come poter girare a proprio vantaggio quella situazione avversa.
"Aspetteremo l'occasione per scappare e quando arriverà cercheremo di raggiungere la Francia." Coprendosi le mani con le pieghe della tunica, fu felice che Jemmie non potesse vedergli le nocche bianche delle mani strette a pugno ed era felice che lei non potesse leggergli i pensieri che infuriavano nella sua mente e che lo pietrificavano.
"E staremo insieme, Malcolm?"
La voce della sorellina tremava per la paura. Malcolm riconosceva quel sentimento a colpo sicuro, avendolo sperimentato su di sé negli anni.
"Noi staremo sempre insieme, Jemmie, te lo prometto. Ma ora devi dormire, perché domani ci aspetta una lunga marcia." Rimase a guardare le coperte che so muovevano per poi rimaner immobili, prima di lanciare un'occhiata alla luce che filtrava da sotto la porta e mettersi a sedere. Se qualcuno gli fosse avvicinato, lo avrebbe trovato con un pugnale affilato in mano.