Capitolo 9: La Scelta

930 Parole
Il ritorno alla casa fu un viaggio di silenzio contemplativo. Nicola camminava accanto a Giacomo, le loro mani intrecciate, la mente che elaborava tutto quello che aveva visto e sentito. L'Albero Madre aveva cambiato qualcosa dentro di lui, aveva risvegliato una parte della sua anima che non sapeva nemmeno di possedere. "Come vi sentite?" chiese Giacomo quando raggiunsero la terrazza, la voce piena di preoccupazione amorosa. Nicola si fermò, guardando la foresta che si estendeva davanti a loro. Ora poteva sentirla diversamente - non più come un insieme di piante e alberi, ma come un organismo vivente, pulsante, consapevole. "Diverso," disse finalmente. "Come se vedessi il mondo attraverso occhi nuovi." Giacomo gli strinse la mano. "È normale. L'Albero Madre cambia tutti quelli che tocca. Ma voi... voi siete speciale, Nicola. Ho visto come ha reagito al vostro tocco. Vi ha accettato immediatamente." "E voi?" chiese Nicola, voltandosi per guardarlo negli occhi. "Come avete reagito voi quando l'avete toccato per la prima volta?" Un'ombra attraversò il viso di Giacomo. "Ero morente quando sono arrivato qui. Non fisicamente, ma dentro. L'albero mi ha mostrato quello che avrei potuto diventare, ma ci sono voluti anni prima che accettassi completamente il mio ruolo." Si sedettero insieme sulla poltrona di vimini, Nicola rannicchiato tra le braccia di Giacomo. Il sole stava tramontando, tingendo il cielo di rosa e oro. "Raccontatemi," disse Nicola dolcemente. "Raccontatemi della vostra vita prima dell'isola." Giacomo rimase in silenzio per un lungo momento, le dita che accarezzavano i capelli di Nicola. "Ero un architetto," disse finalmente. "Avevo uno studio a Roma, una vita che dalla superficie sembrava perfetta. Ma ero vuoto dentro, Nicola. Completamente vuoto." "Cosa è successo?" "Ho perso tutto in una notte," continuò Giacomo, la voce che si faceva più dura. "Il mio partner commerciale mi ha tradito, ha rubato tutti i nostri progetti e clienti. La persona che amavo mi ha lasciato per lui. In ventiquattr'ore ho perso il lavoro, l'amore, la casa, tutto." Nicola si voltò per guardarlo, il cuore che si stringeva vedendo il dolore negli occhi azzurri. "Mi dispiace." "Non dispiacetevi," disse Giacomo, sorridendo tristemente. "Se non fosse successo, non sarei mai arrivato qui. Non vi avrei mai incontrato." Le sue dita tracciarono la linea della mascella di Nicola. "Ogni momento di dolore è valso la pena per avervi tra le mie braccia ora." Si baciarono dolcemente, un bacio che sapeva di promesse e di futuro. Quando si separarono, Nicola sentì una certezza assoluta riempirgli il petto. "Voglio rimanere," disse, le parole che uscirono dal profondo del cuore. "Non solo per voi, anche se vi amo più della vita stessa. Voglio rimanere perché questo è il posto dove appartengo." Gli occhi di Giacomo si illuminarono di felicità pura. "Siete sicuro? La vostra carriera, la vostra vita a Milano..." "Quella non era vita," lo interruppe Nicola. "Era esistenza. Qui, con voi, con l'isola... qui sono vivo davvero per la prima volta." Giacomo lo baciò con passione, anni di paura di essere di nuovo abbandonato che si scioglievano in quel momento. "Vi amo," sussurrò contro le sue labbra. "Vi amo così tanto che fa male." "Anch'io vi amo," rispose Nicola. "E ho una proposta da farvi." "Quale?" Nicola si alzò, gli occhi che brillavano di eccitazione. "Che ne dite se documentiamo tutto questo? Le piante, l'isola, i suoi misteri. Potremmo scrivere insieme il più incredibile libro di botanica mai pubblicato." Giacomo rise, un suono ricco di gioia. "Pensate che qualcuno ci crederebbe?" "Non importa se ci credono," disse Nicola, iniziando a camminare avanti e indietro nella sua eccitazione. "Importa che sappiamo la verità. E forse, chissà, qualcun altro come noi leggerà il libro e sentirà la chiamata." "Altri guardiani," mormorò Giacomo, gli occhi che si allargavano mentre comprendeva. "L'isola potrebbe aver bisogno di altri guardiani nel futuro." "Esatto!" Nicola si gettò di nuovo tra le sue braccia. "Potremmo essere i pionieri di una nuova scienza, una botanica che abbraccia il magico oltre che il razionale." Rimasero abbracciati mentre le stelle iniziavano a brillare nel cielo scuro. L'isola intorno a loro pulsava dolcemente di vita, le piante carnivore che cantavano la loro ninna nanna notturna. "C'è una cosa che devo fare," disse Nicola dopo un po'. "Devo chiamare l'università, dimettermi ufficialmente. E devo chiamare il marinaio, dirgli di non tornare a prendermi." Giacomo si irrigidì leggermente. "E se cambiaste idea? Se una volta fatto il passo, vi pentiste?" Nicola si scostò per guardarlo negli occhi. "Giacomo Marelli, guardatemi bene. Vedete forse l'ombra di un dubbio nei miei occhi?" Giacomo lo studiò attentamente, poi sorrise lentamente. "No. Vedo solo amore. E certezza." "Allora fidatevi di quello che vedete," disse Nicola, baciandolo dolcemente. "Ho trovato il mio posto nel mondo. L'ho trovato tra le vostre braccia, su quest'isola magica, circondato da creature che ho passato la vita a studiare senza mai veramente capire." Quella notte fecero l'amore con una passione diversa da prima. Non era più l'urgenza del desiderio nuovo, ma la profondità dell'amore sicuro di sé. Si esplorarono con pazienza infinita, sussurrandosi promesse per il futuro, pianificando la loro vita insieme. E quando l'alba arrivò, trovò due uomini trasformati. Non più il botanico milanese e il guardiano solitario, ma due anime unite da un amore che era stato benedetto dalla magia stessa dell'isola. Nicola si svegliò con la certezza assoluta che aveva fatto la scelta giusta. Mentre guardava Giacomo dormire accanto a lui, i primi raggi del sole che accarezzavano il suo viso perfetto, sapeva che quella era solo l'inizio della loro storia. L'isola li aveva uniti, ma ora toccava a loro scrivere il resto del loro destino. Insieme.
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