Capitolo 8: Il Segreto dell'Isola

1072 Parole
Nicola si svegliò avvolto nel calore del corpo di Giacomo, il sole del mattino che filtrava attraverso le finestre aperte. Per un momento rimase immobile, assaporando la sensazione di quelle braccia forti intorno a lui, il respiro regolare contro la sua nuca. Era la prima volta in vita sua che si svegliava sentendosi completamente a casa. "Buongiorno, amore mio," sussurrò Giacomo, la voce ancora roca dal sonno. Le sue labbra sfiorarono la spalla di Nicola, depositando un bacio delicato. "Buongiorno," rispose Nicola, voltandosi tra le sue braccia per guardarlo negli occhi. Giacomo era ancora più bello alla luce del mattino, i capelli arruffati, una barba leggera che incorniciava il suo sorriso pigro. "Come vi sentite?" chiese Giacomo, le dita che tracciavano linee invisibili sul petto di Nicola. "Diverso," ammise Nicola. "Come se fossi diventato qualcun altro durante la notte." "O forse siete diventato finalmente voi stesso," disse Giacomo, chinandosi per un bacio dolce. "Quest'isola ha questo effetto sulle persone." Qualcosa nel tono di Giacomo fece alzare un'antenna a Nicola. "Che cosa intendete?" Giacomo esitò, come se stesse decidendo quanto rivelare. "C'è qualcosa che devo mostrarvi. Qualcosa che vi aiuterà a capire perché siete davvero qui." Si alzarono e si vestirono lentamente, le mani che si cercavano continuamente, incapaci di rimanere separati troppo a lungo. Giacomo preparò una colazione veloce, ma Nicola notò che sembrava nervoso, come se si stesse preparando per una confessione importante. "Dove stiamo andando?" chiese Nicola mentre lasciavano la casa. "Al cuore dell'isola," rispose Giacomo, prendendo un sentiero che Nicola non aveva mai visto prima. "Al luogo dove tutto è iniziato." Camminarono per quasi un'ora attraverso una vegetazione sempre più fitta e strana. Le piante qui erano diverse da qualsiasi cosa Nicola avesse mai visto: fiori che sembravano pulsare di luce propria, alberi con tronchi che spiralizzavano verso il cielo, liane che si muovevano senza vento. "Giacomo," disse Nicola, la voce incerta, "queste piante... non dovrebbero esistere." "Non esistono," confermò Giacomo, fermandosi accanto a un albero dalle foglie argentate che sembravano cantare sottovoce. "Non dovrebbero esistere, eppure eccole qui." Arrivarono finalmente a una radura circolare, perfettamente simmetrica, al cui centro cresceva un singolo albero gigantesco. I suoi rami si estendevano in tutte le direzioni, creando una cupola verde sopra le loro teste. Ma era il tronco che toglieva il fiato: la corteccia sembrava fatta di cristallo, e all'interno si potevano vedere vene di luce dorata che pulsavano come un battito cardiaco. "Cos'è?" sussurrò Nicola, avvicinandosi con reverenza. "L'Albero Madre," disse Giacomo, la voce piena di rispetto. "Il cuore dell'isola. La fonte di tutto." Nicola tese una mano verso il tronco, ma si fermò prima di toccarlo. "Fonte di cosa?" "Di magia. Di potere. Di trasformazione." Giacomo si avvicinò, posando la mano sulla corteccia cristallina. Immediatamente, le vene di luce si intensificarono, pulsando più velocemente. "Quest'isola non è un luogo normale, Nicola. È un luogo dove la natura ha sviluppato una coscienza propria." "Questo è impossibile," disse Nicola, ma anche mentre pronunciava le parole, sapeva che erano una bugia. Aveva visto troppo nei due giorni precedenti per negare l'evidenza. "Lo ero anch'io quando sono arrivato qui," disse Giacomo, sorridendo tristemente. "Ero un fuggitivo, Nicola. Un uomo distrutto che cercava solo un posto dove morire in pace. Ma l'isola... l'isola mi ha cambiato. Mi ha guarito. Mi ha dato uno scopo." "Quale scopo?" "Proteggerla. E aspettare." Gli occhi di Giacomo si posarono su di lui con intensità bruciante. "Aspettare voi." Il mondo di Nicola vacillò. "Aspettare me?" Giacomo annuì, avvicinandosi lentamente. "L'Albero Madre mi ha mostrato visioni, Nicola. Visioni di un uomo che sarebbe arrivato, un botanico con occhi verdi e un cuore puro. Un uomo che avrebbe capito, che avrebbe amato questo luogo come lo amo io." "State dicendo che..." Nicola deglutì a fatica. "State dicendo che l'isola sapeva che sarei venuto?" "L'isola vi ha chiamato," disse Giacomo, prendendo le sue mani. "Ha influenzato le vostre ricerche, vi ha guidato qui. Tutto quello che è successo tra noi, tutto quello che abbiamo provato... è reale, Nicola. Ma è anche parte di qualcosa di più grande." Nicola si sentì girare la testa. "Non capisco." "Toccate l'albero," disse Giacomo dolcemente. "Lasciate che vi mostri." Con mani tremule, Nicola posò il palmo sulla corteccia cristallina. Immediatamente, il mondo esplose in colori e sensazioni. Vide l'isola com'era stata millenni prima, quando creature magiche camminavano libere sulla terra. Vide l'Albero Madre crescere, assorbendo il potere di quelle creature morenti, diventando il loro ultimo rifugio. Vide Giacomo arrivare sull'isola dieci anni prima, ferito e spezzato, e l'albero che lo guariva, lo trasformava, lo rendeva guardiano. E poi vide sé stesso: vide le sue ricerche guidate da sogni ispirati dall'isola, vide la sua crescente ossessione per le piante carnivore, vide il momento esatto in cui aveva deciso di partire per questo viaggio. "Siete il mio dono," sussurrò una voce che veniva dall'albero stesso, una voce femminile e antica come il tempo. "Il compagno che ho scelto per il mio guardiano. Insieme proteggerete i miei segreti, farete crescere la mia famiglia." Nicola si staccò dall'albero, ansimante e tremante. "Famiglia?" Giacomo lo sostenne, gli occhi pieni di comprensione. "Le piante carnivore, Nicola. Non sono solo piante. Sono le creature dell'isola, trasformate. E noi... noi siamo qui per prendercene cura, per aiutarle a evolversi." "È per questo che reagiscono alla nostra passione," realizzò Nicola, i pezzi del puzzle che si incastravano. "Sentono quello che sentiamo noi." "Siamo connessi a loro. E loro a noi." Giacomo lo baciò dolcemente. "L'isola ci ha uniti per uno scopo, Nicola. Ma quello che proviamo l'uno per l'altro, quello è tutto nostro." Nicola guardò l'Albero Madre, poi Giacomo, poi di nuovo l'albero. Per tutta la vita aveva cercato risposte nella scienza, spiegazioni razionali per tutto. Ma qui, in questo luogo magico, con l'uomo che amava al suo fianco, la scienza sembrava insufficiente. "Accettate?" chiese Giacomo, la voce incerta. "Accettate di diventare parte di questo? Di proteggere l'isola con me?" Nicola sorrise, sentendo una pace profonda riempirgli il petto. "Come potrei rifiutare? Questo posto, voi... siete il mio destino." Si baciarono sotto l'Albero Madre, e le vene di luce pulsarono più brillanti che mai, benedicendo la loro unione. Intorno a loro, le piante dell'isola sussurrarono la loro approvazione, e Nicola sapeva che aveva finalmente trovato il posto dove apparteneva. Non era più solo un botanico venuto a studiare piante rare. Era un guardiano, un protettore, una parte di qualcosa di antico e magico. Era a casa.
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