Capitolo 4: L'Attrazione Impossibile

1497 Parole
Marco si svegliò all'alba con la sensazione di aver vissuto il sogno più intenso della sua vita, ma quando aprì gli occhi, il profumo di Alessandro era ancora nell'aria, e sul cuscino accanto al suo c'era l'impronta di una testa che aveva riposato lì per tutta la notte. Non era stato un sogno. Alessandro era seduto sulla poltrona vicino alla finestra, illuminato dai primi raggi del sole. Alla luce del giorno appariva leggermente traslucido, come se la sua essenza fosse più forte nell'oscurità della notte, ma i suoi occhi erano sempre quegli stessi occhi scuri e magnetici che avevano catturato l'anima di Marco. "Buongiorno," sussurrò Alessandro con un sorriso che fece accelerare il battito del cuore di Marco. "Ho guardato il sole sorgere riflettendosi sul tuo volto addormentato. Non accadeva da così tanto tempo che avevo dimenticato quanto fosse bello." Marco si alzò a sedere sul letto, i capelli scompigliati e gli occhi ancora appannati dal sonno. "Sei rimasto qui tutta la notte?" "Ho vegliato il tuo sonno," confessò Alessandro, alzandosi dalla poltrona con quella grazia felina che caratterizzava ogni suo movimento. "Nei miei ricordi, il mio Marco dormiva sempre inquieto, tormentato dai sensi di colpa per la nostra relazione segreta. Ma tu... tu dormivi in pace. Forse questo significa che il tuo cuore è già più libero del suo." Alessandro si avvicinò al letto, sedendosi sul bordo. Alla luce del mattino, Marco poteva vedere meglio i dettagli del suo volto: le ciglia lunghe e scure, la curva perfetta delle labbra, la pelle che sembrava fatta di marmo levigato da un maestro scultore. "Come fai a essere così reale?" chiese Marco, allungando istintivamente una mano verso il volto di Alessandro. Le sue dita tracciarono la linea della mascella, meravigliandosi della consistenza solida, del calore che emanava. "Il tuo amore mi sta riportando in vita," sussurrò Alessandro, chiudendo gli occhi sotto quella carezza. "Più mi desideri, più divento reale. È sempre stato così per i fantasmi come me. Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni e del desiderio." Marco sentì un brivido di pura attrazione percorrergli il corpo. "E se ti desiderassi completamente? Cosa accadrebbe?" Alessandro aprì gli occhi, e Marco vide in essi una fame che lo fece tremare. "Potrei diventare solido come qualsiasi uomo vivo. Almeno per un po'." I giorni che seguirono furono un crescendo di intimità e desiderio che consumava entrambi come un fuoco lento. Alessandro accompagnava Marco in ogni momento della giornata, ora visibile, ora solo una presenza calda che si muoveva nell'aria. Cucinavano insieme, anche se Alessandro non aveva bisogno di cibo, e lui si limitava a guardare Marco mangiare con un'espressione di tenerezza infinita. "Mi manca il sapore delle cose," confessò una sera mentre Marco cenava. "Mi manca sentire il vino scendere in gola, il sapore del pane fresco, la dolcezza della frutta matura." Marco prese un acino d'uva dal piatto e lo portò alle labbra di Alessandro. "Assaggia attraverso me." Alessandro aprì le labbra, permettendo a Marco di posare l'acino sulla sua lingua. Per un momento, i loro volti furono così vicini che respiravano la stessa aria, e quando Alessandro chiuse gli occhi per assaporare, Marco non riuscì a resistere. Si chinò e baciò quelle labbra dolci d'uva. Il bacio fu diverso dal primo, più profondo, più necessario. Alessandro gemette dolcemente contro le sue labbra, le mani che si alzarono per affondare nei capelli di Marco. Quando si separarono, entrambi respiravano come se avessero corso per chilometri. "Marco," sussurrò Alessandro, il suo nome una preghiera sulle labbra del fantasma. "Sto bruciando per te. È una tortura dolce e terribile." "Anch'io," confessò Marco, la voce roca per il desiderio. "Non riesco a pensare ad altro che a te. È come se tu avessi riempito ogni angolo vuoto della mia anima." Alessandro sorrise, ma nei suoi occhi c'era una tristezza profonda. "È pericoloso per te. Più ti avvicini a me, più rischi di rimanere intrappolato nel mio mondo. I vivi che amano i morti possono perdere la loro stessa vita." "E se non me ne importasse?" Marco prese il volto di Alessandro tra le mani, costringendolo a guardarlo negli occhi. "E se fossi disposto a rischiare tutto per stare con te?" "Non dire così," Alessandro si allontanò, alzandosi dalla sedia con un movimento brusco. "Non sai quello che stai dicendo. Ho già rovinato una vita, non voglio rovinare anche la tua." Ma Marco si alzò e lo raggiunse, prendendolo per i polsi. "Tu non hai rovinato niente. Sei stato tradito e ucciso da un vigliacco che non ha avuto il coraggio di vivere il suo amore apertamente." "Era un'epoca diversa," sussurrò Alessandro, ma non si allontanò dal tocco di Marco. "Gli uomini come noi venivano condannati, rifiutati dalle loro famiglie, rinchiusi in manicomio. Lui aveva una moglie, dei figli..." "E tu cosa avevi?" lo interruppe Marco, la voce piena di una rabbia che non sapeva di provare. "Tu avevi il diritto di essere felice, di essere amato senza doverti nascondere." Alessandro lo guardò con un'espressione di stupore, come se nessuno avesse mai difeso i suoi diritti in quel modo. "Tu... tu non mi giudichi per quello che ero?" "Come potrei giudicarti?" Marco si avvicinò di più, i loro corpi ora a pochi centimetri di distanza. "Sei la persona più bella che abbia mai conosciuto, dentro e fuori. E se il mondo di allora era troppo cieco per vederlo, peggio per loro." Le parole di Marco sembrarono sciogliere qualcosa dentro Alessandro. Il fantasma chiuse gli occhi, lasciando che Marco lo abbracciasse, abbandonandosi finalmente a quella tenerezza che aveva aspettato per due secoli. "Ti amo," sussurrò Alessandro contro il collo di Marco, le parole come una confessione strappata dal profondo dell'anima. "Ti ho amato dal primo momento in cui ho sentito la tua voce in questa casa. Ti amo con la stessa intensità con cui amavo lui, ma in modo diverso, più puro, più vero." Marco sentì le lacrime pungergli gli occhi. "Anch'io ti amo, Alessandro. Non so come sia possibile amare qualcuno che ho conosciuto così poco tempo fa, ma ti amo con ogni fibra del mio essere." Si baciarono di nuovo, e questa volta il bacio non aveva nulla di delicato. Era fame pura, desiderio che aveva aspettato troppo a lungo per essere soddisfatto. Le mani di Alessandro si fecero più audaci, esplorando la schiena di Marco, scendendo lungo i fianchi, scoprendo ogni curva del suo corpo attraverso i vestiti. "Voglio sentirti," gemette Alessandro contro le labbra di Marco. "Voglio toccarti come un uomo tocca l'uomo che ama." Marco sentì il mondo girare intorno a lui. "Sei abbastanza reale per..." "Per amarti completamente?" Alessandro sorrise, un sorriso carico di promesse peccaminose. "Se tu me lo permetterai, posso essere reale quanto vuoi." Marco annuì, incapace di parlare per l'emozione che lo travolgeva. Alessandro prese la sua mano e la guidò verso il salone, dove il fuoco nel camino creava un'atmosfera intima e calda. "Qui," sussurrò Alessandro, indicando il tappeto davanti al fuoco. "In questo stesso posto dove ti ho visto per la prima volta. Voglio che sia qui." Marco si inginocchiò sul tappeto morbido, e Alessandro lo raggiunse, inginocchiandosi di fronte a lui. Alla luce danzante delle fiamme, Alessandro sembrava un dio pagano, bellissimo e terribile nella sua perfezione soprannaturale. "Sei sicuro?" chiese Alessandro, le mani che tremavano leggermente mentre raggiungevano i bottoni della camicia di Marco. "Una volta che ci saremo amati, non potrai più fingere che tutto questo sia solo un sogno." Marco prese le mani di Alessandro, fermandole sui bottoni. "Non voglio più sognare, Alessandro. Voglio vivere. Voglio vivere questo amore impossibile con te." Alessandro sorrise, e nei suoi occhi danzava la stessa luce del fuoco nel camino. Con gesti lenti e reverenti, iniziò a sbottonare la camicia di Marco, ogni bottone che si apriva una piccola rivelazione, ogni centimetro di pelle scoperta una nuova terra da esplorare. "Sei bellissimo," sussurrò Alessandro, le dita che tracciavano delicatamente i contorni del petto di Marco. "Esattamente come lo ricordavo nei miei sogni." Marco chiuse gli occhi, abbandonandosi alle carezze di quelle mani che erano morte da oltre un secolo ma che gli donavano più vita di quanta ne avesse mai sentita. Quando riaprì gli occhi, vide che Alessandro aveva iniziato a slacciarsi la camicia, rivelando un torace perfetto, scolpito come quello di una statua greca. "Anche tu," sussurrò Marco, le mani che si alzarono istintivamente per toccare quella pelle che sembrava luminosa nella luce del fuoco. "Anche tu sei perfetto." Si abbracciarono, pelle contro pelle, calore umano contro essenza spettrale che si faceva sempre più solida sotto il tocco dell'amore. Marco sentì che stava per attraversare una soglia da cui non ci sarebbe stato ritorno, ma per la prima volta in vita sua, non aveva paura. Alessandro era il suo destino, il suo amore impossibile, la sua dannazione e la sua salvezza. E quella notte, davanti al fuoco che crepitava nel camino di una villa antica, due anime separate dalla morte si preparavano finalmente a riunirsi nell'unico modo che l'amore rende possibile.
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