Capitolo 2 – Prova solitaria

387 Parole
Il silenzio del palcoscenico avvolgeva Simone come una coperta troppo stretta e piena di promesse. Quando spinse il battente che portava alla scena, la grandiosità dello spazio lo colpì al petto: davanti a lui si spalancava una distesa immensa di tavole segnate dal tempo, lunga più di trenta metri, profonda e invasa dal profumo antico del legno e della polvere dorata delle quinte. Sullo sfondo, tende scure e impalcature si perdevano nell’ombra della torre scenica, alta trenta metri, mentre l’enorme sipario abbassato sembrava un custode silenzioso, pronto a inghiottire ogni suono non autorizzato dalle leggi della notte. Simone si avvicinò al centro, tra le luci di sicurezza che disegnavano linee oblique sui teli che ricoprivano scenografie e strumenti. Tutto attorno, i segni della grandezza: il boccascena monumentale, archi dorati, stucchi e velluti suggerivano un passato di innumerevoli trionfi. Sulle pareti distanti, cinque ordini di palchi a ferro di cavallo guardavano giù verso di lui come un pubblico di spettatori fantasmi, pronti a giudicare e a custodire ogni segreto. La solitudine sul palco era vertigine e privilegio. Simone si tolse le scarpe, poggiando i piedi sulla superficie appena elastica, sentendo con ogni fibra il respiro del teatro. Quel luogo non era solo architettura: era storia viva, scritta da generazioni di ballerini, cantanti, musicisti che avevano amato e sofferto su quelle assi. Chiuse gli occhi e lasciò che la tensione fluisse via mentre cominciava i primi movimenti sulle note di Giselle, danzando solo al suono immaginario che risuonava dentro di sé. Ogni gesto era amplificato dal silenzio, ogni esitazione sembrava un’eco che rimbalzava su legno, velluti e marmi. Ad ogni salto e piroetta, la luce fioca dipingeva ombre sottili e mutevoli: Simone sentiva addosso, come un mantello leggerissimo, la presenza invisibile di chi lo aveva preceduto. Percepiva che il confine tra il reale e il possibile era sottile come la polvere sospesa nell’aria. I suoi passi solitari, il battito affrettato del cuore, l’emozione viva della sfida che lo attendeva: sul palcoscenico addormentato del San Carlo, Simone danzava per sé stesso e per la memoria viva del luogo. Un improvviso brivido lo attraversò, come se qualcun altro – invisibile ma vigile – stesse osservando la sua prova, pronto a giudicare la verità della sua passione. Ed era soltanto il principio della notte, e di tutto ciò che doveva ancora accadere.
Lettura gratuita per i nuovi utenti
Scansiona per scaricare l'app
Facebookexpand_more
  • author-avatar
    Scrittore
  • chap_listIndice
  • likeAGGIUNGI