La notte accende pensieri,
dipinge i ricordi d’oro e di seta.
Alzo gli occhi: costellazioni,
messaggere d’eternità.
Scopro allora la sua anima segreta.
la notte è poesia che non tradisce mai,
sola, immensa, perfetta.
…
Oneshot BL: "Sotto un Cielo di Stelle"
La città respirava calore anche a mezzanotte, ma sul tetto dell’hotel, il vento portava un fresco insolito. Leo si appoggiò alla ringhiera, la lattina di tè freddo tra le dita. Sotto di lui, le luci di Tokyo pulsavano come un organismo vivente. Sopra, solo poche stelle sfuggivano all’inquinamento luminoso. Eppure, bastavano.
"La notte ti fa pensare…" gli era venuto in mente quel verso, scritto anni prima su un quaderno ormai smarrito. E pensava, ora. A suo padre, che gli insegnava i nomi delle costellazioni nella campagna di Hokkaido. Alla nonna, che diceva "Le stelle sono buchi nel cielo: più ne vedi, più luce filtra dall’aldilà".
Un rumore di passi. Si voltò. Un ragazzo con i capelli ribelli e una macchina fotografica al collo sbucò dalla porta del tetto, fermandosi di colpo.
"Scusa, non sapevo ci fosse qualcuno," disse, imbarazzato.
"Non importa. C’è posto per due," sorrise Leo, spostandosi.
Il ragazzo – Sam, come scoprì – si appoggiò alla ringhiera, puntando l’obiettivo verso il vago scintillio sopra di loro. "Cerco di catturare le stelle, ma qui è impossibile," mormorò, deluso.
"Non sono le stelle il problema," osservò Leo. "È che la città è troppo luminosa. Come certe persone… accecano senza volerlo."
Sam abbassò la macchina fotografica, studiandolo. "Profondo."
"O solo stanco," rise Leo, vuotando la lattina.
Parlarono per ore. Sam parlava di astrofotografia, del suo sogno di fotografare la Via Lattea nel deserto di Atacama. Leo raccontava di Hokkaido, delle notti così buie da sentirti sospeso nell’universo. Scoprirono una solitudine simile: Sam fuggiva da una famiglia che chiamava la sua passione "un hobby da bambini", Leo cercava di dimenticare un amore finito in silenzio.
"Guarda," sussurrò Leo a un tratto, indicando una stella più luminosa delle altre. "Sirio. La chiamavano Sotis gli Egizi. Per loro annunciava le inondazioni del Nilo… la rinascita."
Sam non guardò il cielo. Guardò Leo. La luce fioca gli scolpiva il profilo, gli accendeva gli occhi di una malinconia che sembrava conoscere. "È strano," mormorò. "In città mi sento invisibile. Ma ora, con te… mi sembra di essere visto per la prima volta."
Il vento si alzò, gelido. Sam rabbrividì. Senza pensarci, Leo si tolse la giacca leggera e gliela mise sulle spalle. Le loro dita si sfiorarono. Un istante di elettricità pura, più luminosa di Sirio.
"Leo…" il nome di lui uscì come un respiro roto.
"Sam," rispose lui, e il mondo sotto di loro – le luci, il rumore, le vite che correvano – svanì. C’erano solo il buio, quelle poche stelle testimoni, e il magnetismo che li tirava l’uno verso l’altro come due corpi celesti.
Leo sollevò una mano, sfiorò la guancia di Sam. Fredda. Ma sotto le sue dita, un calore improvviso fiorì. Sam chiuse gli occhi, si piegò in quel tocco. Era un abbandono, una domanda, un permesso.
Quando Leo avvicinò le labbra, Sam non si ritrasse.
Il bacio fu come la notte che li avvolgeva: dolce, profondo, pieno di storie non dette e promesse non ancora formulate. Sapore di tè freddo e infinito. Sam afferrò la giacca di Leo come un’ancora, mentre il mondo perdeva i suoi confini. Non erano più due solitudini. Erano un sistema binario, due stelle che orbitano l’una intorno all’altra, creando la loro luce.
Si separarono a fatica, la fronte appoggiata. "Le stelle…" sussurrò Sam, senza fiato.
"Sono ancora lì," sorrise Leo, sfiorandogli un ricciolo dalla tempia. "Ma adesso… sono solo lo sfondo."
Sul tetto, mentre Tokyo dormiva ignara, due anime avevano trovato la loro costellazione. E la notte, che prima era solo un velo di nostalgia, divenne il loro primo, segreto universo.