Capitolo 1

884 Parole
Riccardo Salvati aveva solo 21 anni, ma la sua vita sembrava essere già segnata da troppe responsabilità. Studente di medicina all'università di Torino, ogni giorno cominciava con il suono della sveglia che lo riportava alla realtà. Desiderava rimanere a letto, ma sapeva di dover essere forte, di dover prendersi cura di chi amava. Dopo la scomparsa dei suoi genitori, Riccardo viveva con i suoi fratelli gemelli, Carlos e Luca, di soli otto anni, e con Teo, il suo fratellastro. Teo era molto più grande di lui, quattordici anni in più, ed era diventato un punto di riferimento per la famiglia, prendendo il posto di suo padre nella ditta di spedizioni che, ormai, era l'unica fonte di reddito. Ogni mattina, Riccardo si svegliava prima di tutti. Si alzava per andare a svegliare i gemelli. Luca, sempre pronto ad affrontare la giornata, si alzava senza troppi indugi, ma Carlos, con il suo passo lento e la testa tra le nuvole, sembrava non avere la stessa fretta. Riccardo sorrise a quel pensiero, scuotendo la testa mentre osservava Carlos comportarsi come uno zombie, portando un po' di leggerezza in una vita che altrimenti sarebbe stata troppo seria. Dopo averli accompagnati a lavarsi, Riccardo si dirigeva verso la stanza di Teo. Nonostante fosse un uomo adulto, Teo non sembrava mai essere disposto a crescere. Usciva ogni sera, divertendosi con la sua fidanzata e gli amici, tornando a casa tardi, anche quando sapeva di dover lavorare il giorno dopo. Riccardo lo rimproverava spesso per questo, ma Teo insisteva che lui dovesse concentrarsi sugli studi, senza preoccuparsi di nulla. Con un sorriso malizioso, Riccardo entrò nella stanza di Teo, si avvicinò al suo letto e, senza pensarci troppo, gli diede uno schiaffo sulla fronte. “Sei impazzito?” urlò Teo, alzando una mano per sfregarsi la fronte. “Se non arrivassi sempre così tardi, non dovrei usare questi metodi per svegliarti,” rispose Riccardo, con un tono tra il serio e il divertito. “Non potresti uscire con i tuoi amici solo nei fine settimana? Così potresti dormire quanto desideri la mattina dopo.” Appena si voltò per andarsene, Teo la afferrò per il polso. “Sei sempre la stessa, ma questa volta me la pagherai,” le disse, con un sorriso che tradiva una promessa di vendetta. In un attimo, Riccardo si ritrovò sul letto, mentre Teo cominciava a farle il solletico. “Smettila, non fare il bambino!” rise Riccardo, cercando di liberarsi. Teo non smise, anzi, si divertiva sempre di più. “Te l’avevo detto che l’avresti pagata!” La risata di Riccardo riempiva la stanza, fino a quando i gemelli, attirato il rumore, irruppero nella stanza. Luca si gettò tra loro, chiedendo di unirsi al gioco, mentre Carlos, con la sua solita aria supplichevole, saltò sul letto chiedendo: “Riccardo, ho fame, quando facciamo colazione?” Riccardo si sollevò, gli accarezzò la guancia e sorrise. “Va bene, andiamo subito. Siediti a tavola e porta con te tuo fratello.” “Ok!” rispose Carlos, prendendo la mano di Luca, mentre Riccardo si allontanava. Teo, nel frattempo, si era riaddormentato. Riccardo alzò gli occhi al cielo e si avvicinò di nuovo a lui, bisbigliando con malizia: “Se non ti alzi subito, chiamo la tua ex Katia e la invito qui a farti compagnia.” Teo balzò fuori dal letto, con il volto impaurito. “No, per favore!” disse, facendola ridere. Era una tattica che Riccardo aveva usato tante volte in passato, tanto che il solo nome di Katia sembrava essere sufficiente a farlo saltare giù dal letto in pochi secondi. Riccardo scese le scale e si diresse in cucina. I gemelli erano già seduti, aspettando con ansia la colazione. Pochi minuti dopo, anche Teo arrivò, visibilmente stanco ma pronto a unirsi a loro. Mentre facevano colazione insieme, suonò il citofono. Riccardo si alzò per aprire la porta e si trovò davanti Karen, la fidanzata di Teo, la quale non riusciva proprio a nascondere il suo disprezzo per la semplicità della loro vita. “Scusa, ma il caviale l’abbiamo finito ieri a cena,” disse Riccardo, con un sorriso beffardo, quando Karen sollevò il naso con evidente disgusto. La ragazza non reagì, ma si rivolse a Teo con un tono autoritario: “Cucciolo, è tardi, dobbiamo andare. Anche se sei il capo, devi dare il buon esempio e arrivare puntuale!” Teo si alzò, si avvicinò a Karen e le diede un bacio, prima di salutare velocemente la famiglia e uscire con lei. Riccardo restò a guardarli con un sorriso forzato, sentendo una fitta di dolore al cuore. La sua vita, purtroppo, era segnata dal sacrificio. Si sedette di nuovo a tavola, dove i gemelli lo guardavano curiosi. Con un sorriso triste, si preparò a finire la colazione. Dopo essersi cambiato, accompagnò i gemelli a scuola, abbracciandoli prima di lasciarli: “Cercate di comportarvi bene. Non vorrei che mi chiamassero come l'altra settimana perché avete combinato le vostre solite marachelle,” disse loro, con un sorriso che nascondeva l’ansia. Poi, con un ultimo sguardo affettuoso, li vide allontanarsi, prima di salire in macchina per andare all’università, dove la sua vita avrebbe continuato a scorrere, tra doveri, segreti e responsabilità.
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