Capitolo 10

1154 Parole
Vittorio si svegliò stordito, con la testa che gli pulsava dolorosamente. Si guardò intorno confuso, cercando di capire cosa fosse successo. L'ultima cosa che ricordava era la bevuta insieme al Comandante Smith, poi più nulla. Il buio lo aveva inghiottito in un istante. Un'ora prima Vittorio prese la bottiglia che il Comandante Smith aveva appena stappato, la avvicinò alle labbra e bevve. Immediatamente, si sentì stordito, come se un velo di sonno lo avvolgesse. Le palpebre diventavano sempre più pesanti, ma riuscì a tenere gli occhi aperti per un momento. In quel breve intervallo, vide il sorriso beffardo del comandante. Smith lo guardava con occhi che tradivano una soddisfazione maligna, poi gli disse con tono gelido: “Pensavi veramente che potessi imbrogliarmi, Vittorio Crescentini?”. Vittorio, confuso, cercò di capire come facesse a conoscere il suo nome, ma la sua mente si stava annebbiando. Mentre stava per perdere conoscenza, il comandante si avvicinò e lo afferrò per il bavero della camicia nera che indossava. “In questa casa, voi speciali non potete usare i vostri poteri. Ho sempre sospettato che tu fossi coinvolto con tutti gli speciali che sono riusciti a scappare. Ora non permetterò che tu faccia fuggire un altro speciale, soprattutto Riccardo Salvati. Lui è mio.” Queste parole rimasero l’ultima cosa che Vittorio sentì prima che l’oscurità lo inghiottisse. Un’ora dopo Vittorio si risvegliò bruscamente sul divano, cercando di orientarsi nella stanza. Tutto intorno a lui regnava il silenzio, la casa sembrava deserta. Pugno chiuso, infuriato, colpì il muro con forza. Poi, afferrò il suo cellulare dalla tasca dei pantaloni neri, compose un numero e, con voce piena di rabbia, pronunciò: “È arrivata l’ora. L’esercito del silenzio deve essere fermato.” Dall’altra parte, una voce profonda rispose: “Vittorio, aspettavo questa chiamata da tempo. Penso che sia arrivato il momento.” Quando ha ottenuto l'accordo, Vittorio chiuse la chiamata e corse fuori dalla baita, pronto ad agire. …. Teo si svegliò in una stanza sconosciuta, avvolto dal buio. Non riusciva a distinguere nulla, ma sentiva una presenza familiare. Una voce, che riconobbe immediatamente come quella di suo padre, lo chiamò: “Teo, stai bene?” Con il cuore che gli batteva forte, Teo si alzò, e, a tentoni, si avvicinò a quello che sembrava un letto. Si sedette accanto a suo padre, e con la mano cercò il contatto. “Mi dispiace di tutto quello che avete dovuto passare, tu e i tuoi fratelli, senza di noi.” Teo scosse la testa e rispose: “Papà, non è colpa tua. Non ti preoccupare, troveremo un modo per uscirne. Ma dov’è mamma?” La risposta fu un sospiro: “Ci hanno divisi. Non so dove sia né come stia.” Teo, con un nodo in gola, abbracciò suo padre e, con determinazione, disse: “Dobbiamo unire le forze per uscire di qui, e salvare Riccardo. È qui con noi.” … Nel frattempo, Riccardo si svegliò nell’ennesima stanza sconosciuta, con le mani strette dalle manette alla spalliera del letto. Cercò di liberarsi, ma il dolore che sentì ai polsi gli ricordò che ogni tentativo era vano. La porta si aprì, e l’uomo che lo aveva fatto soffrire si avvicinò a lui con un sorriso di sfida, mentre si sedeva accanto a lui. Con un gesto lascivo, gli toccò una gamba e la sua mano salì lentamente verso la coscia di Riccardo. Riccardo cercò di allontanare le gambe, ma l’uomo afferrò con più forza, causandogli un dolore lancinante. Poi, si avvicinò ulteriormente e sussurrò: “Da domani sarai completamente mio. Presto sarai il Signore Smith.” Riccardo lo guardò, perplesso e disgustato, e gli chiese: “Di cosa stai parlando? Sei pazzo?” L’uomo rise, divertito dalla sua reazione, e replicò: “Domani ci sarà un matrimonio, e sarà il nostro. E siccome non voglio che tu ti tiri indietro, dovremo fare un accordo.” Riccardo, sconvolto, chiese: “Che tipo di accordo? Non pensare che sia così facile comprarmi.” Lui, senza farsi intimidire, si avvicinò ancora di più e rispose, con un tono minaccioso: “L’accordo è semplice: tu mi sposi, e la tua famiglia sarà al sicuro. Se decidi di tirarti indietro, sarà la fine della famiglia Salvati.” Con un sorriso malefico, l’uomo lo baciò sulla bocca, ma Riccardo, furioso, lo morse, poi si pulì le labbra con disgusto. L’uomo si staccò, sorridendo, e le accarezzò il viso con una mano. “Domani non mi respingerai più,” disse, “cancellerò la tua spavalderia e finalmente sarai mio, in tutti gli effetti.” Poi, si alzò e lo lasciò, sconvolto e furioso. … Nel rifugio, Sofia camminava nervosamente su e giù nella sala comune, mentre Luca la guardava preoccupato. Alla fine, non riuscendo a trattenersi più, le disse: “Sofia, devi sederti. Non salveremo la tua famiglia se continui a preoccuparti così tanto.” Sofia, visibilmente scossa, si fermò e rispose: “Dobbiamo fare qualcosa. Non possiamo permettere che l’esercito del silenzio vinca.” Luca le fece un sorriso rassicurante e rispose: “Ed è proprio quello che non permetteremo.” Proprio in quel momento, una voce profonda e familiare li fece voltare. Un uomo con lunghi capelli biondi, legati in una coda di cavallo, era entrato. Sofia e Luca lo riconobbero subito: era Jared Smith, il fratello del comandante Adam Smith, l’unico con poteri nella sua famiglia. Era fuggito per salvarsi e ora era il leader dei ribelli, avendo salvato molti speciali nel corso degli anni. Dietro di lui c’era Vittorio Crescentini, che, appena vide i suoi genitori, corse ad abbracciarli. Sua madre scoppio in lacrime: “Lo sapevo che non eri morto, sapevo che eri da qualche parte.” “Mi dispiace avervi fatto preoccupare in questi vent’anni,” rispose Vittorio, “ma non avevo scelta.” “Non ti preoccupare, mio piccolo,” aggiunse sua madre. “Siamo fieri di quello che hai fatto in questi anni. Sofia ci ha raccontato come hai salvato la sua vita e quella di tanti altri speciali.” I due si abbracciarono, piangendo di gioia. Poi, si udì qualcuno schiarirsi la voce. Si girarono e videro Jared, che nel frattempo si era seduto su una sedia con le gambe divaricate. “Mi dispiace rovinare la vostra riunione di famiglia,” disse con tono serio, “ma abbiamo qualcuno da salvare e un esercito da fermare.” Vittorio si separò dai suoi genitori e si sedette accanto a Jared. Fu allora che iniziarono a parlare. Se qualcuno avesse guardato dall’esterno, avrebbe detto che in quel momento il bene si era riunito per distruggere il male peggiore di tutti: il pregiudizio che l’esercito del silenzio aveva imposto alla gente verso gli speciali. Era arrivato il momento di uscire allo scoperto, di mostrarsi, affinché la gente comprendesse che il vero nemico non erano loro, ma l’esercito che per anni li aveva oppressi, negando loro ogni possibilità di crescere e vivere liberamente.
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