XXV. IL RITORNO DI GIACOMO MORELa mattina dopo mi riscossero da un sonno tardivo e inquieto i colpi di qualcuno che bussava all’uscio; corsi ad aprire e mi sentii quasi mancare per la diversità dei sentimenti, per la maggior parte dolorosi, che mi agitarono: infatti sulla soglia stava Giacomo More avvolto in un rozzo pastrano e con un enorme cappello in capo. Forse avrei dovuto sentirmi contento senza alcuna riserva, poiché sembrava che quell’uomo giungesse come risposta alle mie preghiere. Mi ero detto e ripetuto che Catriona e io dovevamo separarci e avevo studiato come fosse possibile farlo fino a farmi dolere la testa. E ora che mi si presentava la soluzione, la gioia era l’ultimo dei miei sentimenti. Bisognava però pensare che se il peso del futuro mi veniva alleviato dall’arrivo di