Ma non era il caso di indugiare. Liberai i cani dal compagno morto e diedi loro una lauta razione di cibo. Dopo un’ora di riposo, necessario per loro ma penosissimo per me, continuai la strada. La slitta era ancora visibile. Non la perdevo di vista, eccetto che nei momenti in cui una massa di ghiaccio mi si parava innanzi con le sue forme irregolari. Avevo guadagnato terreno e dopo circa due giorni vidi il mio nemico a non più di un miglio. Il cuore mi balzò in gola. Ma proprio allora, proprio quando l’avevo sotto mano, all’improvviso ogni speranza svanì. Lo persi come mai l’avevo perso. Si udì il ribollio del mare, il rumore delle onde che crescevano sotto di me, un rombo che diveniva ogni momento più sinistro e terrificante. Mi lanciai avanti. Invano. Si alzò il vento. Il mare urlò. Com