CAPITOLO 4

1520 Parole
-cosa ti prende?- aveva un tono freddo che quasi mi fece rabbrividire, quel tono lo usava con me Ruven. Provai a fare un passo indietro, ed Eirik mi bloccò, deglutì a vuoto. Forse Eirik aveva notato il mio timore, e addolcì lo sguardo -scusa...- disse abbassando leggermente lo sguardo. -Ho visto che c'è qualcosa che non va, è da quando siamo dentro l'hotel che sei strana- disse preoccupato -sai che con me puoi parlare- Sorrisi per ciò che aveva detto, mi faceva piacere che si preoccupasse di me e di scatto, ignorando le sue dita che mi tenevano il mento, spostai il viso e gli diedi un bacio sulla guancia e lo abbracciai -grazie fratellone- dissi ridacchiando ripensando che quel soprannome glielo davo quando ero più piccola e quando giocavamo assieme. -tranquillo, stavo solo pensando a cosa dovevo fare domani- mi staccai da lui e lo guardai negli occhi. -cosa devi fare domani?- si accigliò cominciando ad incamminarsi verso casa. Io lo seguì -ti ricordi cosa ha detto l'Alpha? Ha detto che devo andare anche a vedere quali case possono essere affittate- spiegai ovvia e guardando a terra. -verrò anche io e ti aiuto, che problema c'è?- vidi con la coda dell'occhio che alzò le spalle con fare ovvio. -non è questo...- dissi sospirando rumorosamente vedendo il mio petto alzarsi e abbassarsi. Chiudi per due secondo gli occhi e lo guardai, scoprendo che anche lui mi fissava con i suoi occhi chiari, color bosco. Il fatto che lui mi volesse sempre aiutare faceva ritornare nella mia mente, tutte quelle volte che Ruven per me non c'è stato... Nonostante cercassi di non pensare a lui, nonostante cercassi di apparire fredda e distaccata nei suoi confronti, dentro ci soffrivo, forse ci davo troppo peso. Forse davo troppa importanza a persone che non me non si comportavano bene, a persone a cui io non interessavo, a persone che non mi volevano bene. Ma nonostante tutto era pur sempre mio fratello, e non avrei potuto non pensarci, non soffrirci. -nulla, lascia stare...- feci un finto sorriso, sperando che riuscissi a convincerlo, non volevo dargli le mie preoccupazioni, inutili poi... -quindi domani mi aiuterai?- chiesi finta entusiasta. Non che non lo fossi, ma ormai quei pensieri avevano invaso la mia mente, come succedeva ormai da anni, e ci avrebbero vuoto un po' per togliersi dalla mia testa. -certo, aiuterò sempre la mia sorellina- disse annuendo, anche se mi sembrava poco convinto. Sorrisi amaramente a quel nomignolo, abbassai lo sguardo in modo che non se ne accorgesse. E continuammo per la nostra strada. Quando arrivammo era già l'ora di pranzo -vado a preparare qualcosa per pranzo?- chiesi ad Eirik che nel frattempo si stava togliendo la sua mantella. -certo, io arrivo subito- disse facendomi ridacchiare per le strane mosse che stava facendo per togliersi la giacca di dosso. Mi diressi in cucina e cominciai prendendo una pentola e metterla sul fuoco. Nel frattempo aprì alcuni pensili in cucina in cerca di qualcosa con cui condire la pasta. Tirò fuori alcune cose, come il sugo di pomodoro fatto da mia madre. Leggo attentamente l'etichetta e cercai di capire in che giorno l'aveva fatta e vedere se fosse andata a male. Dopo aver trovato la data, mi feci due calcoli per capire quanti giorni fa l'aveva confezionata, e in teoria dovrebbe andare bene. Mi spostai ancora e cercai un un altro pensile qualcos'altro, ma non trovai nulla, solo spezie ed erbe messe in alcuni barattoli. Poi però trovai alcune verdure, così pensai se potevo accompagnarla con la pasta, faccio zucchine e la pasta? Broccoli e pasta? O faccio una semplice insalata con pomodori e pasta? Alla fine optai per l'insalata con i pomodori per secondo. A me piaceva la verdura, mangiavo di tutto. Presi la lattuga e i pomodori e cominciai a lavarla accuratamente da tutta la terra, presi un tagliere e lo poggiai sul ripiano della cucina e cominciai a tagliare l'insalata. -ciao sorellina, come sei messa qua?- chiese Eirik entrando in cucina e sedendosi su una sedia -mi sa che l'acqua sta bollendo- indicò con l'indice la pentola. Mi avvicinai ad essa e notai che aveva ragione, così presi la pasta e la misi dentro con il sale. Mescolai e continuai a tagliare l'insalata. Cucinare era una cosa che mi piaceva, mi faceva passare in tempo, oltre che rilassare. -ah siete qua!- entrò in cucina mio fratello Ruven. Alzai lo sguardo per qualche secondo osservandolo. Si poggiò con una spalla allo stipite della porta e incrociò le braccia al petto -potevate venire ad avvisarmi del vostro rietro- continuò con un tono quasi scocciato. Io ritornai a tagliare la verdura, ignorandolo completamente. Non sopportavo che per ogni cosa aveva sempre da lamentarsi. Odiavo le sue continue lamentele, mi trattenni quasi dal sbuffare sonoramente e alzare gli occhi al cielo. -cosa vi hanno detto?- chiese avvicinandosi a mio fratello Eirik, per poi sedersi accanto a lui continuando ad alternare lo sguardo fra me ed il biondo. Io continuavo ad ignorarlo. Eirik invece che mi stava fissando, vedendo che non accennavo ad aprire la bocca, rispose lui -ha detto che sono d'accordo e che ospiteranno i branchi volentieri- alzò le spalle. -e tu sei andata in giro vestita in quel modo?- cominciò a provocarmi Ruven. Feci un bel respiro per evitare di cominciare a discutere, quello che voleva fare spesso lui. -dai, lasciala stare. Non ha detto nulla- venne in mia difesa Eirik. Lo ringrazia mentalmente, ma dovevo anche immaginarmi che non avrebbe fermato Ruven in quello che voleva ottenere. -non deve a andare in giro conciata in quel modo, e lei lo sa benissimo- disse freddo, cominciando a guardarmi severamente -quantomeno sta cucinando... ciò che dovrebbero fare le donne- gesticolò con la mano. Sospirai pesantemente e il coltello che avevo fra le mani, lo feci sbattere contro il tagliere dove stavo tagliando l'insalata. Mi girai, assaggiai la pasta per vedere se fosse cotta abbastanza, e la scolai. Presi dei piatti, ci misi la pasta e gliela porsi violentemente sul tavolo. Ero troppo arrabbiata per dire o fare qualcosa con delicatezza e tranquillità. Gli porsi il barattolo con il sugo e lo posai sul tavolo. Dopo me ne andai dalla cucina -Narah! Tu non mangi?- mi chiese urlandomi dietro Eirik. Mi girai a guardarlo, aveva in viso uno sguardo che mi trasmetteva tutto il dispiacere che provava per me -no, mi è passata la fame... mangiate voi- mi rigirai e andai in camera mia sbattendo la porta e chiudendola a chiave. Non sopportavo l'atteggiamento di Ruven, un giorno mi ripromisi che gliele avrei dette di tutti i colori, non lo sopportavo più, come mi faceva male il suo odio nei miei confronti. Mi buttai sul letto a peso morto, presi il cuscino e ci soffocai un urlo. Perché? Perche ha tutto questo risentimento nei miei confronti? Cosa gli avevano fatto di male? EIRIK'S POV Sospirai pesantemente vedendo mia sorella andare via. Ero profondamente dispiaciuto per lei e per il modo in cui Ruven la trattava da tutta la vita. Non capivo perché aveva questo atteggiamento, nonostante più volte cercai di chiederglielo. -ma si può sapere che ti prende?- chiesi guardando male l'Alpha seduto come se nulla fosse successo. -si può sapere perché la tratti così?- domandai ancora avvicinandomi a lui. -a me non prende nulla- si strinse nelle spalle, come se nulla fosse. Mi accigliai -quello che ho detto è solo la verità- continuò. Era calmo e quasi mi fece venire i brividi. Come poteva essere così calmo dopo quello che ha fatto... -perché la tratti così?- cominciai a gesticolare -è da tutta quando è nata che la tratti male? Si può sapere che ti prende?- alzai la voce. -non parlarmi in quel modo- mi ammonì mio fratello, diventando improvvisamente serio e freddo anche con me. -non mi interessa se adesso ti arrabbi!- continuai fregandomi delle sue avvertenze... che ti prende? Tu continuerai a farti odiare se fai così!- -tu non sai nulla ok?- si alzò di scatto Ruven alzando anche lui la voce -ti pare che non vi vedo stare sempre insieme e scherzare fra di voi?- gli occhi gli divennero rossi -lei già mi odia, non c'è bisogno che tu me lo ricordi!- si sistemò i capelli che gli si erano spettinati. Cercò di fare dei respiri pesanti per cercare di calmarsi. I suoi occhi ritornarono di un azzurro cristallino. -dai sediamoci e mangiamo- rimasi a bocca aperta, come poteva pensare di mangiare dopo questa discussione. Dubbioso mi sedetti al tavolo e cominciai a mangiare al tavolo con mio fratello. Non parlammo fra di noi. Si sentiva nell'aria solo il rumore delle posare. Per il resto l'atmosfera era silenziosa, fredda e tagliente. Cosa voleva dire con ciò che aveva appena detto? Era convinto che Narah lo odiasse, e perché allora non faceva nulla per far sì che gli volesse bene? Non ero d'accordo con ciò che diceva Ruven, secondo me Narah anche se lui era freddo e distaccato nei suoi confronti, in cuor suo sperava sempre in un cambiamento da parte sua. Sapevo che lo volesse bene, dopotutto era nostro fratello e non avremo mai potuto odiarlo...
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