CAPITOLO 17

3259 Parole
Cercai di vestirmi in fretta dopo che una donna mi portò l'abito che nonna mi aveva fatto confezionare. Nonostante mi avesse detto che potevo farmeli modificare, dubitavo fortemente che questi stupendi abiti super luccicanti e vistosi potessero essere cambiati, anche perché erano davvero mozzafiato che mi sembrava un peccato modificarli. Mi guardai allo specchio di forma rettangolare che si trovava sopra la mia console che usavo per truccarmi e per pettinarmi i capelli, cosa che in realtà facevo poche volte. I miei capelli erano ricci e per me era difficile pettinarli, e se lo facevo, aumentavano di volume, quindi preferivo sempre lasciarli sciolti senza pettinarli, anche se mi trovavo scomoda, perché alcune ciocche mi finivano spesso davanti al viso Presi un paio di elastici e inizialmente mi feci una coda, ma vedendo che non mi piaceva per nulla, decisi infine di farmi uno chignon ordinato. Cercai di pettinare i capelli facendo attenzione a non creare nodi e a non tirarmeli troppo. Alla fine di tutte queste manovre quasi mi facevano male le braccia per il troppo movimento. Controllai un'ultima volta la mia capigliatura ed infine procedetti con il trucco leggero. Non mi piacevano quei trucchi pesanti ed esagerati, a me piaceva essere semplice. Solitamente mi mettevo qualcosa sul viso tanto per colorare leggermente le guance ed evidenziare gli occhi, usando del colore da applicare sulle palpebre. Sospirai per l'ennesima volta controllando prima la parte destra del viso ed in fine la parte sinistra, per controllare che fosse tutto perfetto, così poi misi in ordine tutti gli oggetti sparsi per tutto il ripiano della console, all'interno dei cassetti, lasciando tutto in ordine. Mi conoscevo benissimo, e se non avessi messo in ordine adesso, ero sicura che non l'avrei più fatto, se non fra una settimana. Ero fatta così, e anche se sono una donna, ero abbastanza disordinata oltre che maldestra in tutto ciò che facevo. Però c'era da dire che se mi impuntavo a fare una cosa, quantomeno la portavo a termine, in qualsiasi caso. Sentì bussare alla porta e risposi distrattamente di entrare, così facendo vidi Ruven vestito elegante come il giorno prima. Entrò in camera facendo risuonare sul pavimento i tacchetti delle scarpe che indossava. Congiunse le mani, intrecciando le dita fra di loro e lasciò le braccia ricadere su tutto il corpo, posando le mani sotto la pancia. Le gambe leggermente divaricate. Rimasi con la bocca aperta nell'osservare mio fratello in quella posizione, che in tutta onestà, lo rendeva davvero affascinante oltre che mozzafiato. I capelli erano tirati bene in dietro per via di qualche prodotto che ci aveva messo sopra. -oh, ciao- mi alzai facendo attenzione alla gonna del vestito, cercando di non farla incastrare da qualche parte. Mi avvicinai sorridendogli. -sei stupenda- Ruven mi guardò da testa a piedi rimandando stupito del mio stupendo vestito dorato, fatto fare su misura, per un bel po di tempo. Sembrava che stesse contemplando ogni minimo particolare di quel vestito, a partire dai tantissimi brillantini che si illuminavano appena riflettevano le luci, fino ad arrivare addirittura fino alle cuciture, che non avevo dubbi fossero state cucite meticolosamente. -grazie- arrossì, e me ne accorsi solo perché sentì un calore sulle guance, che molto probabilmente tinsero quest'ultime di rosa, dandomi un'aria più buffa. -ti volevo accompagnare- mi porse il gomito come per dirmi che dovevo passarci attraverso la mano, e così feci -possiamo andare?- chiese ancora girandosi per sorridermi. Annuì. Mi feci accompagnare da Ruven nel grande salone, dove per la seconda serata di seguito si sarebbero tutti riuniti per stare assieme. A qualche corridoio di distanza, che ci separava dal grande salone, si sentivano già le risate e il tintinnare dei bicchieri. Forse riuscivamo a sentire tutto da quella distanza per via del nostro udito sviluppato, ma in ogni caso, non avevo dubbi che in quella stanza molte persone si stessero divertendo. Entrare in quella enorme sala a braccetto con Ruven al mio fianco, mi intimoriva. Non sapevo il motivo, e non sapevo spiegarmi il motivo dell'agitazione che comparì appena feci questo pensiero. Il cuore prese a palpitare talmente forte che non sapevo se fosse stato in grado di fermarsi o mi sarebbe scoppiato. Cominciai a sudare freddo, le mani le trovai improvvisamente calde e umide. Il mio corpo fu smosso da mille brividi, che non riuscì a definire a cosa fossero dovuti. -ehi, cosa ti spaventa?- si fermò mio fratello in mezzo all'ennesimo corridoio. Mi prese il viso fra le sue grandi mani, poggiando li mani sulle guance come per accarezzarmi -non essere impaurita, vuoi forse entrare da sola?- domandò ancora comprensivo. Frettolosamente scossi la testa, improvvisamente intimorita all'idea di dover entrare ancora in quella stanza senza nessun accompagnatore, che, a dirla tutta, avevo. Ma evidentemente non si stava preoccupando di starmi affianco, o almeno, non si preoccupava di sforzarsi minimamente. -ok- sorrise accarezzandomi un'ultima volta il viso -allora andiamo- percorremmo gli ultimi metri che ci separavano da tutte quelle persone che stavano già festeggiando senza di noi. Ruven afferrò la maniglia e aprì la porta. Fortunatamente nessuno si accorse della nostra entrata, ed eravamo pure in ritardo, velocemente ci avvicinammo a nostro fratello Eikir, che molto probabilmente ci stava aspettando. -ah eccovi! Allora avete fatto pace!- esclamò Eirik sorridendo e indicandoci con il suo flute pieno di champagne, in un movimento delicato per evitare di far cadere il liquido a terra. Mi accigliai nel vederlo da solo -dov'è Evan?- girai la testa per controllare che fosse qui vicino o di scorgere la sua piccola e minuta statura. Eirik mi disse che si fosse preso cura lui di Evan, che lo avrebbe preparato e portato qua sta sera. -è con la tata- bevve un sorso della bevanda e continuò a guardarmi. -con la tata?- mi accigliai ancora -è da tutto il giorno che non lo vedo, ci volevo parlare...- continuai abbassando lo sguardo. -è meglio così Narah, avrai tutto il tempo domani per parlarci- mi appoggiò una mano sulla spalla Ruven, cercando di infondermi tranquillità. Così sospirai ripromettendomi che avrei solo dovuto godermi la serata, finalmente, insieme ai miei fratelli. Certo mi sarebbe piaciuto passarla anche insieme a mio figlio, ma ormai Eirik aveva deciso tutto lui. -signorina Narah- si inchinò un domestico -Alpha- si inchinò una seconda volta -a voi lo champagne- ci porse un vassoio pieno di flute pieni di quel liquido pieno di bollicine. Era davvero un bel uomo. Era vestito di bianco con i bordi dei vestiti dorati. Il vassoio era anche quello color oro, e il completo rendeva l'aspetto al giovane di fronte a noi più armonioso e delicato. Ruven prese un bicchiere ed io invece rifiutai con la mano sorridendo. Non ero una donna a cui piaceva bere questi tipi di cose. Non bevevo nemmeno il vino, quando ogni tanto Ruven se lo beveva durante i pasti. -allora, sorellina- trattenni il fiato per la sorpresa, Ruven non mi aveva mai chiamata così -ti andrebbe concedermi un ballo con te?- si posizionò di fronte a me, in un movimento laterale veloce strisciano i piedi a terra, aveva posizionato il braccio dietro la schiena e, con l'altro braccio, mi stava porgendo la mano, aspettando che gliela afferrassi. Continuai a respirare, prendendo dei respiri profondi, e proprio quando stavo per rispondere qualcuno, dietro a Ruven mi interruppe. -veramente Narah me lo deve da ieri- sorrise l'uomo che riconobbi subito, Mikko era stupendo come la sera prima. Ruven ringhiò leggermente. -allora concedo a te il primo ballo di mia sorella- alzò gli occhi. Mi stupì subito della sua gelosia. Non lo aveva mai dimostrato questo sentimento nei miei confronti. L'unico uomo che fino ad adesso mi aveva dimostrato la sua gelosia era stato Orvar, quando mi aveva vista con Jin questo pomeriggio, inoltre era anche visibile il fatto che lui era visibilmente turbato dall'odore dei due maschi che avevo addosso. Afferrai la mano a mio cugino e gli sorrisi per poi essere trascinata sulla pista da ballo, insieme a tante altre coppie. Mi fece voltare dalla sua parte con una piroetta che mi fece ridacchiare, per poi posarmi una mano poco sotto le scapole. Per poi cominciare a ballare a ritmo della musica delicata. Le note degli strumenti, aleggiavano nell'aria, riempiendola, sovrastando le voci di tutti noi e il rumore dei nostri passi che ballando facevano rumore per via dei tacchi delle nostre scarpe a contatto col il pavimento colorato. Mi chiesi se tutte le damigelle che stavano ballando insieme a me e Mikko, stessero danzando con il loro compagno o con qualcun altro. Non feci a che pensare a quello che doveva essere il mio compagno e a che fine avesse fatto. Sinceramente non avevo fatto caso a se lui fosse arrivato. Quando ero entrata non avevo pensato di annusare l'aria per capire se fosse in questa sala o no. In ogni caso non lo avevo visto, nemmeno di sfuggita, e non avevo nemmeno intravisto suo fratello Asael, che era stato molto gentile e carino con me il giorno prima, mi dispiaceva non averlo nemmeno incontrato per scambiarci due parole. Adesso che pensavo anche a lui, ieri avevo conosciuto la sua compagna e sua figlia, tutte e due molto belle. Non avevo avuto l'opportunità di parlarci, ma mi aveva fatto molto piacere vederle. La figlia, al contrario di ciò che pensavo, assomigliava molto alla madre, che data la sua natura di driade, era semplicemente stupenda. Un ringhio fece fermare Mikko, che facendo ciò, fece rimanere anche me ferma, stretta a lui. Ci girammo verso la nostra destra, dove ci si presentò davanti un Orvar al quando arrabbiato. Lo vidimo posare il bicchiere di un cameriere che passò di fianco a lui. Che tempismo! -posso avere il piacere di ballare con la giovane signorina?- chiese con finta gentilezza il mio compagno, fulminando Mikko con lo sguardo, che subito, timido com'era, lasciò la presa sulla mia mano e da sotto le scapole, per poi fare un passo indietro alzano le mani come segno di resa. L'uomo con passo sicuro, ma allo stesso tempo silenzioso come un felino, si avvicinò a me e con uno scatto mi cinse la vita, stringendomi a sé in modo possessivo, prese la mia mano e poi si girò ancora una volta a guardare mio cugino. Lo guardò come per fargli capire che una donna si doveva prendere come lui aveva fatto con me, senza capire che Mikko a differenza sua, non era e non voleva essere affatto malizioso, inoltre era abbastanza introverso e per questo nei movimento era abbastanza impacciato. Lui era molto delicato, anche perché non voleva essere invasivo, cosa che, se lo avesse fatto, non mi sarei messa a rimproverarlo. Era mio cugino e sapevo che non avrebbe fatto quelle cose di proposito, quindi non mi sarei preoccupata più di tanto. Ciò che in questo momento mi dava fastidio, era il modo in cui mi teneva. Certo, il nostro legame mi portava a stringermi di più a sé, ma non potevo far vincere al mio corpo questa battaglia, così cercai di rimanere al mio posto, facendogli capire che aveva esagerato con quei movimenti possessivi. Posai le mani sui suoi pettorali cercando di allontanarmi da lui almeno di qualche altro centimetro, cosa che non riuscì a fare per via della sua stretta ferrea. Proprio quando capì cosa stessi cercando di fare il mio uomo si girò e mi guardò negli occhi per poi continuare a ballare. -meno male che non hai il suo odore addosso- disse in un ringhio basso, che potevo sentire solo io per via della nostra vicinanza -non sarei riuscito a stare calmo questa volta- continuò ed io irrigidì i muscoli. Cosa voleva dire con quello? Avrebbe potuto farmi del male? O lo avrebbe fatto a mio cugino? Cercai di rilassare i muscoli -parli di Mikko?- chiesi per cercare di avere una conversazione e capire meglio ciò che intendeva davvero con quelle parole. -non nominare il suo nome- ringhiò ancora al mio orecchio. -Prego?- mi accigliai non capendo. -non nominare il suo nome- continuò con lo stesso verso. La sua voce roca mi fece venire i brividi lungo tutta la spina dorsale. -mi da terribilmente fastidio sentirti parlare di un'uomo che non sono io...- scostò il viso, che prima era di fianco al mio con la bocca vicina al mio orecchio, per metterla di fronte alla mia e cominciò a guardarmi in modo severo. -è mio cugino...- continuai imperterrita facendo uscire dalla sua bocca un altro ringhio e se possibile mi strinse ancora di più a sé. -si può sapere che ti prende? Compari così all'improvviso, poi fai il geloso e poi sparisci e non ti fai più vedere- mi arrabbiai. Mi dava terribilmente fastidio il fatto che lui pretendesse di essere geloso, ma quando doveva essere presente non c'era mai. Mi alterava parecchio il suo comportamento, quanto gli costava starmi vicino? O semplicemente dire che non era interessato? -e se fosse timido?- Alzai gli occhi mentalmente per via della domanda di Nelly, non era di sicuro timido. Di sicuro sarebbe stato diverso, non sarebbe stato prepotente, tanto da allontanare Mikko da me, non avrebbe fatto quella scenata di pomeriggio, solo perché avevo l'odore di due maschi addosso. -solo? Avevi addosso solo l'odore di due maschi? Ma ti rendi conto quanto il suo lupo si sia trattenuto? E dal fare cosa? Quella conversazione stava cominciando a stancarmi -da sbranare Jin e Rafe, perché sappiamo entrambe che l'avrebbe trovato...- No, io sinceramente non lo sapevo -comunque... si è trattenuto anche nel possederti!- Ritornai in me solo quando mi resi conto che tutti si erano fermati a ballare, lasciando spazio a me ed ad Orvar, che continuavamo a ballare. Il mio corpo si stava ormai muovendo da solo a ritmo della musica, guidata dai passi del mio compagno. -che motivo avrei io di fidarmi di una compagna che non rimasta illibata per il proprio compagno- mi sussurrò all'orecchio in modo tale che riuscissi a sentire solo io. - e questo cosa c'entra?- non stavo capendo più il discorso, avevo perso totalmente il filo logico della discussione che stavamo avendo. -ho diritto di arrabbiarmi, non voglio che la mia compagna stia con molti uomini- incalzò convinto, mi fece fare una piroetta che mi fece alzare la gonna, e proprio per questo, mi prese per la vita è mi strinse ancora a sé. -mi stai dando della poco di buono?- assottigliai lo sguardo per qualche secondo per poi riprendere a seguire i suoi passi fra le note degli strumenti musicali. Non rispose, ma si sa, chi tace acconsente -sai che ti dico? Hai ragione, perché dovresti fidarti di una come me, che non è rimasta illibata, dopotutto potrei tradirti con molti uomini...- Un altro ringhio uscì dalla sua bocca, ma cessò quando sentimmo qualcuno di fianco a noi schiarirsi la gola. Ci girammo insieme nella stessa direzione trovando Ruven che a sua volta chiedeva a me di ballare. Quasi mi misi a piangere, io riuscivo a stare con i tacchi per molto tempo, quindi i piedi non mi facevano per nulla male, ma il fatto di cambiare partner in giro di poco tempo quasi mi fece diventare matta oltre che disorientata. Con un ringhio Orvar si allontanò da me in modo brusco, lasciandomi sola con Ruven, che, per l'ennesima volta mi prese la mano e mi circondò la vita. Ed ero sicura, che se qualcun altro in questa serata mi avesse chiesto di ballare sarei svenuta per la mia confusione mentale, per via dei pensieri che continuavano a girare per la mia mente, cercando di mettersi ogni uno al propio posto creando un senso logico. -era arrabbiato?- chiese Ruven accigliato guardandomi curioso. -non lo so- mi strinsi nella spalle non sapendo che dire, se n'era andato via così, senza dire nemmeno una parola. -hai fatto colpo su di lui- mi strizzò l'occhio sinistro -ma purtroppo per lui, tu devi ancora trovare il tuo compagno- continuò facendomi fare una piroetta. E adesso cosa avrei dovuto dirgli? Cominciai a sudare freddo, incapace di capire cosa fosse la cosa giusta. Sarebbe stato bene che gli avessi detto che l'avevo trovato, o se non gli avessi detto nulla? D'altronde i nonni e Rafe lo sapevano, e se loro avessero parlato con Ruven, e gli avessero chiesto di Orvar, senza che lui non ne sapesse nulla, si sarebbe arrabbiato. Oh Dea Luna. Non sapevo più che fare -in realtà l'ho trovato- distolsi subito lo sguardo da quello di mio fratello che non appena sentì e realizzò ciò che avevo appena detto, mi guardò con gli occhi sgranati alla ricerca dei miei, che erano del suo stesso colore. Sospirai pesantemente e puntai i miei occhi sui suoi, creando così un mare in tempesta, con delle onde che si infrangevano. Questo erano diventati i nostri occhi. Cercai, malgrado il mio cuore stesse galoppando, di prendere e mantenere un po' di coraggio. Ruven in fretta mi portò fuori dalla pista, per poi avvicinarci ad Eirik che stava parlando con una giovane -Eirik, vieni subito qua- ringhiò infastidito dalla situazione verso il biondo, che per via del comando del proprio Alpha, si allontanò dalla donna. Li guardai alternando lo sguardo fra uno e l'altro che mi fissavano quasi in modo inquietante. -dimmi Ruven? Cosa ha combinato nostra sorella?- chiese con aria divertita e un sorrisino sul viso, talmente fastidioso che se avessi potuto, glielo avrei tolto con un cazzotto dritto sulla bocca, e magari chi sa, gli avrei fatto perdere qualche dente... -non c'è nulla per cui essere divertiti Eirik, è una cosa seria- constatò serio, rimproverando il biondo come se fosse un bambino. -quindi? Che ha combinato?- incalzò Eirik prendendo un sorso di champagne, che secondo me stava diventando troppo da bere in una serata. -nostra sorella ha trovato il compagno- la bomba era stata sganciata. -come? E quando?- chiese Eirik stupito dalla novità. Non stavo più capendo nulla e la testa cominciò a girarmi. Era troppo per una serata tutto questo. -ecco... io...- ero talmente frastornata dalla piega che stava prendendo la conversazione. Non capivo come mai dovessero comportarsi così. Non avevo mica detto di essermi portata a letto tutto il branco, ritornando alla conversazione con Orvar. Da quando trovare il proprio compagno era un reato? -non esitare- fu il turno di Ruven di dirmelo. Mi agitai sul posto e mi guardai attorno alla ricerca di una sedia per cercare di calmarmi e tranquillizzarmi. Presi un grosso sospiro -ieri- mi sedetti su una sedia lì vicino seguita dai miei fratelli che avevo un volto maledettamente serio. -e dov'è adesso?- continuò Ruven. Mi alterai immediatamente, cosa volevano fare? Non volevano mica prendersi a botte spero... non ci sarebbero stati dubbi sul fatto che sicuramente avrebbe vinto Orvar, nonostante fosse stato contro due uomini. Il mio compagno rimaneva sempre e comunque ruiner. -non faremo nulla- cercò di tranquillizzarmi Eirik, che venne smentito subito da Ruven - tu parla per te- ringhiò verso il biondo -allora, dov'è?- -se tu dici così è ovvio che lei non ti dirà nulla- cercò di convincerlo Eirik venendo in mio soccorso -inoltre dovresti sapere che se fai del male al suo compagno, fai del male anche a lei- Vidi Ruven calmarsi visibilmente, e così feci anche io un sospiro di sollievo, mi fece un cenno con il viso come per farmi capire che potevo parlare -se n'è andato da poco- constatai. -perché non è qui con te?- domandò fermo con un tono glaciale, quello che usava spesso con me. -non lo so- mentii balbettando, infatti vedendo gli sguardi dei miei fratelli, non mi sembravano poi così convinti. -chi è- incalzò Ruven -l'Alpha del Branco delle Luna Nera-
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