-avanti- sbuffai mentre cercavo di togliermi la catenella dai capelli, si era incastrata fra un capello e l'altro, creando dei piccoli nodi che a momenti mi strappavano via l'intera ciocca.
Nella stanza, prima silenziosa, entrarono Eirik e Ruven, che crearono un po' di subbuglio che quasi mi stava facendo peggiorare il mal di testa che già avevo. A vederli così, sembravano quasi la stessa persona , come se fossero fratelli siamesi. Oramai che io e Ruven avevamo risolto i nostri diverbi, mi davano la sensazione di essere protetta e questo mi piaceva.
Al contrario di ciò che pensavo, il fatto che i miei fratelli fossero pronti a starmi vicino in ogni situazione, mi faceva stare bene e sentire in perfetta armonia con me stessa e con loro.
Sapevo che tutti e due mi volevano bene e volevano sapermi tranquilla dopo che mi avevano trovata in quelle condizioni in terrazza. Mi sentivo le palpebre pesanti ed ero sicura che se avessi appoggiato la testa sul cuscino mi sarei addormentata all'istante.
I due fratelli si sedettero sul mio letto, alle mie spalle, così dopo aver tolto quella maledetta catena e averla poggiato sul tavolo, mi girai a guardarli. Ero sicura e convinta che non ne avrei indossati più quegli aggeggi che oltre a farmi diventare matta, mi avrebbero strappato tutti i capelli.
-quante volte ti ho detto che non mi piacciono queste camice da notte?- chiese Ruven con un sopracciglio alzato ed indicando con l'indice la stoffa bianca che fasciava il mio corpo in modo comodo e pratico.
Sbuffai sonoramente -ma dormo da sola in camera mia. E poi non capisco che problemi ti crea-
-non mi piacciono punto e basta, lo so che abbiamo risolto i nostri diverbi, ma non non mi piacciono comunque queste camicie da notte- insistette.
Per evitare la conversazione guardai Eirik, magari lui mi avrebbe detto il motivo per il quale fossero entrambi in camera mia. -siamo qui per chiederti come stai e cosa è successo prima- la dolcezza con cui mi aveva chiesto di confidarmi con loro mi fece scaldare il cuore.
Dopo le dolorose parole di Orvar, solo loro due erano riusciti a farmi riprendere dal quel brutto momento. Inoltre la pazienza e la loro delicatezza che avevano per questo argomenti mi fece sentire meno a disagio.
-sto bene, o almeno meglio di prima- aspettai qualche secondo prima di incominciare di nuovo a parlare -ha detto che non ha bisogno di me- mi limitai a dire, abbassai il viso portando la mia attenzione al pavimento che improvvisamente diventò interessante, le labbra mi tremarono e gli occhi mi si riempirono di lacrime. Non era affatto mia intenzione mettermi a piangere e mostrare che fossi rimasta male per delle parole dette da una persona di cui non mi doveva interessare nulla per ciò che mi aveva detto.
-come scusa?- scattò in avanti Ruven.
Non risposi, non ne avevo la forza. Mi limitai solo a scoppiare a piangere davanti a loro. La cosa mi faceva vergognare parecchio. Io non aveva fatto nulla di male a lui, e tantomeno non capivo cosa lo avesse portato a prendere una decisone tanto drastica, quando lui si era anche arrabbiato nel vedermi ballare con un'altro uomo.
Una persona che dice di non volermi accanto, che non è interessato a me e a ciò che possiamo avere ed essere insieme, perché fa le scenate di gelosia? perché mi insegue nel bosco e mi chiede chi sia il lupo in mia compagnia? non mi chiederebbe e non pretenderebbe di ballare con me per poi scappare dopo vermi insultata.
Nessun uomo si sarebbe mai comportato nel suo stesso modo, non ne aveva motivo, e la cosa che non capivo ancora di più era il fatto che avrebbe potuto parlare chiaramente e spiegarmi come andavano davvero le cose.
Aveva deciso di usare parole pesanti per farmi capire che lui non mi voleva nella sua vita. Poteva fare altrettanto spiegandomi i veri motivi per il quale non mi accettava come sua compagna, aveva preferito invece convincermi con delle bugie con parole pesanti, che essere sincero e usare delle parole che avessero potuto non offendermi.
-si è arrabbiato perché non sono illibata. Perché non l'ho aspettato- alzai gli occhi al cielo sperando di fermare le lacrime, ma continuarono a scendere comunque, una dopo l'altra, seguendo le righe bagnate che avevano scavato nella mia pelle le lacrime che scesero per prima.
Quelle semplici lacrime che uscivano dai miei occhi erano piene di dolore, frutto di una sensazione orribile che sentivo dentro di me, non le sentivo come semplice acqua, ma sembravano acido che corrodevano sempre di più le mie guance.
-era un modo carino per dirti che sei una puttana?- chiese Eirik facendomi annuire. Mi asciugai le guance ormai bagnate con il palmo della mano.
-ma come si permette! Non ti conosce neanche e ti giudica pure!- ringhiò Ruven avvicinandosi e abbracciandomi -ora stesso vado da lui- mi diede un bacio sulla guancia ancora un po' umida.
-no, lascialo stare, farò ciò che lui desidera, mi ha detto che non mi vuole, allora io rispetterò le sue scelte, ricambiò il favore. Gli starò il più lontano possibile, lo ignorerò, come se non esistesse, rimpiangerà di non avermi voluta accanto, di non avermi voluto dare una possibilità, di non voler amarmi- lo guardai convinta di mettere in atto ciò che avevo detto -non ti preoccupare, farò ciò che ha detto lui, cercherò di ignorarlo di stargli il più lontano possibile- cercai di essere determinata, più per me, che per i miei fratelli.
Questi ultimi non persero tempo ad abbracciarmi e stringermi forte ai loro petti. E proprio in quel momento che mi sorse una domanda, che fino a quel momento non mi era mai venuta in mente.
Mi staccai da loro e li guardai mentre si sedevano di nuovo sul mio letto -ma voi invece?- chiesi con sguardo malizioso.
-cosa?- chiese Eirik accigliandosi, non capendo dove volessi arrivare.
-dai!- gli diedi una pacca amichevole sul braccio -le avete trovate le vostre compagne?- domandai esaltata e curiosa.
-no!- dissero all'unisono scuotendo la testa in segno di negazione. C'era qualcosa però, nell'espressione di Eirik che non mi stava convincendo, e a giudicare dallo sguardo di Ruven, arrivai alla conclusione che anche lui aveva notato la stessa cosa.
-che c'è?- chiese nervoso Eirik sentendosi osservato da me e Ruven. Continuò ad osservarci guardando prima me e poi Ruven in modo alternato per un bel po di tempo in silenzio.
-oh nulla- scossi la testa con fare innocente. In ogni caso questo me la segnavo. Non ero del tutto convinta che non avesse qualcosa da dire sull'argomento "compagne". Questo perché il suo modo di fare e la sua voce improvvisamente erano cambiati. Avrei sicuramente preso di nuovo l'argomento e mi farei fatta spiegare tutto.
Inoltre Eirik nonostante fosse sempre presente per me è Ruven e si rendeva super disponibile ad aiutarci sempre, lui era abbastanza reticente quando si trattava di affrontare come argomento la sua vita, e questo non lo avevo mai capito.
-comunque è un peccato, mi sarebbe piaciuto conoscerle, non mi va che si parli sempre di me e della mia vita sentimentale che fra l'altro fa anche schifo- dissi dispiaciuta -in ogni caso spero possiate trovarle al più presto- mandai un'occhiata a Eirik, facendogli capire che avrei avuto delle risposte prima o poi -non potete mica rimanere zitelli, state anche invecchiando. Ruven tu stai andando per i trent'anni. Dovete darmi dei nipotini, voglio diventare zia!- esclamai ridacchiando.
-parla per te, che ci hai già fatto diventare zii- mi fulminò con lo sguardo Eirik. Ridacchiai, era vero, ma non era di certo mia intenzione renderli zii così presto. Se fosse stato per me avrei aspettato ancora un po' di tempo, ma la vita è andata così e di certo non si poteva cambiare il passato.
-a proposito di Evan, devo rimboccargli le coperte e dargli la buonanotte- mi alzai ricordando che per tutta la serata non lo avevo nemmeno intravisto, la tata non era nemmeno passata in sala per farmi dare a lui un saluto, e la cosa più insolita era che nemmeno Evan era passato a salutarmi, immaginavo che sarebbe passato per un saluto, dato che era una giornata intera che non mi vedeva.
Mi alzai dirigendomi verso la porta ma fui bloccata -no! Non puoi!- Eirik mi prese per il polso e mi fece sedere sulle sue gambe muscolose.
Gli abbracciai le spalle -e perché?- mi accigliai. La cosa mi sembrava sospetta, ma cercai di mettere da parte quella sensazione, forse mi era rimasta da prima, quando gli avevo chiesto della compagna.
-perché ha già fatto tutto la tata, lo disturberesti- insistette. Sinceramente non capivo cosa ci fosse di sbagliato nel fatto che andassi a dare la buonanotte a Evan, dopotutto ogni notte non si addormentava se non ero io a dargli il bacino.
-e per quale motivo non posso andare a salutare mio figlio?- incalzai stufa. Se aveva qualcosa da dirmi poteva dirmelo in quel momento, senza tanti giri di parole, sapeva che a me le perdite di tempo non piacevano.
-sta dormendo, lo sveglieresti- continuò ovvio.
Sbuffai -ok, non lo disturbo, ma fammi il piacere di controllare se comunque è a posto, se dovessi vedere che c'è qualche problema non esitare a chiamarmi, mi raccomando, che sennò sto in pensiero-
-si lo so- mi sorrise accarezzandomi la guancia Eirik. Mi sembrava sincero, e gli sorrisi anche io.
-Mabel sarebbe fiera di te- mi poggiò la mano sulla spalla Ruven. Mi stupì delle sue parole, da una persona come lui non mi sarei mai aspettata che mi dicesse una cosa del genere.
Non che fosse qualcosa di brutto ciò che mi disse, ma nessuno ormai parlava di Mabel, e il fatto che l'abbia nominata mi fece riflettere parecchio.
-adesso che fate voi due?- chiese curiosa cambiando argomento, l'atmosfera in questa stanza stava diventando sempre più opprimente, e non volevo di certo affrontare argomenti che ci avrebbero resi tristi.
-dobbiamo sbrigare una faccenda importante- si strinse nelle spalle Eirik, raggiunse la porta seguito da Ruven, pronti per uscire dalla mia stanza e lasciarmi sola.
-come volete, allora buonanotte- sorrisi alzandomi da quella sedia che stava cominciando a diventare scomoda.
Mi avvicinai ai miei fratelli e diedi a ciascuno di loro un bacio sulla guancia, gli sorrisi e li salutai con la mano. Dopo che uscirono mi avvicinai alla finestra e l'aprì prendendo delle belle boccate d'aria fresca.
Nonostante cercassi in tutti i modi di non pensare a lui e a quello che aveva detto, mi continuavano a tornare nella mente tutte le parole che mi aveva detto.
Ancora non riuscivo a credere che mi fossi trovata un compagno così stronzo, non credevo ancora che la Dea Luna mi avesse assegnato lui come anima gemella, per quale scopo poi? Per vedermi soffrire ancora?
Ma ormai ero determinata a non permettere a nessuno di sovrastarmi, non ero più intenzionata a permettere alle persone di vedermi e di farmi del male, non più. Ormai ero stanca delle persone che non si interessavano degli altri, avrei fatto anche io lo stesso.
La prima cosa che avrei fatto era quella di ignorare Orvar, non lo avrei più calcolato e nemmeno rivolto la parola, tanto dovevo resistere ancora per tre giorni, le Olimpiadi sarebbero finite fra soli tre giorni. Poi lui se ne sarebbe andato per la sua strada, proprio come lui desiderava.
Forse di bello in tutta questa situazione c'era che non mi sarei allontanata dalla mia famiglia, che non avrei lasciato tutti qua, ma avrei lasciato lui. Dopotutto io non stavo perdendo nulla, stavo solo evitando di vivere con una persona che non mi avrebbe mai considerata e amata, quindi non mi sarei pentita di certo della mia scelta.
Quello che si doveva pentire era proprio Orvar, era lui quello che stava perdendo molto, era lui che si stava facendo odiare, e se il suo lupo si fosse sentito male, io di sicuro non mi sarei prodigata ad andare da lui, dopo che mi aveva rifiutato.
Sospirai cercando di mettere da parte quei pensieri per poter andare a letto tranquillamente, sennò sapevo che non avrei chiuso occhio.
RUVEN'S POV
-che facciamo?- chiese Eirik di fronte a me.
Mi lasciai cadere sulla sulla sedia del mio ufficio e fissai per bene Eirik, questa volta l'aveva combinata davvero grossa, se lo avesse scoperto Narah si sarebbe arrabbiata.
-tu cosa pensi di fare?- alzai un sopracciglio, nonostante la situazione non avevo la minima idea di cosa fare, certo, la cosa era facile ed intuibile da capire, ma adesso, di notte fonda non avremo potuto concludere nulla.
-ahhh non so- disse frustrato, si passò nervosamente le mani sul viso e fra i capelli.
-decideremo domani che fare, vai a riposare, sarai stanco anche tu-
-che ne pensi dell'Alpha Orvar?- chiese dopo un lungo momento di silenzio Eirik.
Quell'argomento non mi piaceva affatto. Lo stato in cui avevo trovato Narah su quel terrazzo non mi lasciava un attimo tranquillo. Qualsiasi cosa che si erano detti in quella terrazza lei è Orva, aveva dovuto farle molto male, in tutti questi anni non l'avevo mai vista stare così male, escludendo una volta molti anni fa.
E nonostante Narah ci avesse spiegato e riassunto tutto ciò che si erano detti, avevo l'impressione che ci fosse di più, qualcosa che continuava a tormentarla e continuava a logorarla di dolore dentro. Le parole di Narah, che cercavano di farci capire a me ed Eirik, che lei fosse determinata a stargli lontano, sapevamo che non erano del tutto pienamente convinte.
Sapevamo entrambi che Narah non avrebbe resistito per molto tempo, ma io speravo che riuscisse nel suo intento, quel bastardo si meritava una brutta fine dopo che aveva detto a mia sorella tutte quelle cattiverie.
-non so che pensare sinceramente- posai il gormito sul tavolo e mi sorressi la testa mettendo l'indice e il pollice sotto il mento -di sicuro non mi convinceva questa situazione, e non mi fidavo sicuramente di Orvar- constatai guardandolo dritto negli occhi chiari.
-anche io non mi fido, e se prova ancora a fare o dire qualcosa di brutto che posso ferire ulteriormente Narah, se la vedrà con me- Eirik appoggiò la schiena sullo schienale della sedia, era visibilmente stanco, lo si poteva notare anche da una notevole distanza.
-se la dovrà vedere con noi, siamo qui proprio per la nostra sorellina, o sbaglio?- era una domanda retorica, ma entrambi sapevamo che chiunque avesse fatto del male a Narah, noi saremo stati pronti a proteggerla, sempre e comunque.
-si hai ragione scusami- sospirò per poi chiudere gli occhi per riposarli.
-sei stanco, vai a dormire-
-no, non voglio. Ho sempre il pensiero di Narah che mi sta martellando la testa e sicuramente proprio questo non mi farà dormire questa notte- scosse la testa.
-ti capisco, ho vissuto per anni con quella sensazione. Ormai ci ho fatto l'abitudine- sorrisi amaramente ripensando a tutte le notti insonni che ho passato pensando a Narah.
-glielo hai detto?- chiese, sapevo che stava cercando di cambiare argomento. Non gli era mai piaciuto il fatto che si parlasse di lui nelle conversazioni.
Questa cosa non l'avevo mai capita e non pensavo fosse solo riservatezza. Era una cosa che si portava dietro da quando eravamo ragazzi, si infastidiva spesso e cambiava argomento quando la conversazione andava a finire su di lui e sulla sua vita personale.
-cosa?- mi accigliai.
-a tutti questi anni...- disse ovvio stringendosi nelle spalle -se avete fatto pace presumo che lei ti abbia perdonato-
Sbuffai -si, mi ha perdonato, ma non le ho raccontato nulla- accavallai le gambe e mi girai in modo che Eirik vedesse il mio profilo.
-avresti dovuto dirglielo- insistette.
-non mi sembrava giusto, dopotutto era colpa mia- ed era vero. Tutto ciò che avevo passato in quegli anni, lontano da lei, li avevo passati per colpa mia, dei miei capricci e delle mie convinzioni.
In quegli anni, non dormivo molto spesso la notte, e proprio il fatto che perdessi molto sonno, che mi rifugiai spesso nel lavoro. Senza accorgermi però che dedicavo più tempo al mio ruolo da Alpha che da fratello.
Avevo sempre desiderato avere un rapporto sereno con Narah, ma il mio brutto carattere mi impediva di avvicinarmi a lei, ciò non significava che non mi preoccupassi per lei. L'avevo sempre tenuta d'occhio in ogni cosa che faceva senza che lei se ne accorgesse.
Le ero stata sempre accanto, ma lei non se ne era mai accorta perché la trattavo male, ed inoltre avevo una gelosia che mi mangiava vivo. Vedevo i miei due fratelli stare sempre assieme a scherzare e ridere assieme, e ciò mi logorava dentro.
Non avevo nulla contro Eirik, perché lui stava solo facendo il fratello, ciò che avrei dovuto fare anche io, ma ero terribilmente geloso del rapporto magnifico che avevano. Questo giocò un brutto scherzo a me e alla mia mente. Mi fece credere che lei di me non aveva bisogno, facendomi allontanare sempre di più da Narah.
Solo io ed Eirik sappiamo quante notti insonni avevo passato a pensarla, ad entrare nella sua stanza mentre dormiva ad accarezzarla e sentire il suo profumo.
Solo io e il mio lupo Red sappiamo tutti i momenti passati a piangere e disperarci per Narah, e non mi vergogno a dirlo, ho pianto per lei e per il rapporto che credevo non avremmo mai avuto.
Solo io e Red sappiamo quanto tempo abbiamo passato a soffrire per i momenti difficili che ha passato. Solo noi sappiamo a quanti sacrifici avevamo fatto solo per vederla sorridere ancora, dopo la depressione che le fu diagnosticata anni fa, alla quale adesso era guarita fortunatamente.
Avevo fatto molti passi per avvicinarmi a lei, ma purtroppo ogni volta che ne facevo uno avanti, riuscivo a farne due indietro portandomi a debita distanza da lei e da quello che potevamo essere.
Sbuffai sonoramente e mi passai le mani sul viso. Dopo molti anni in cui non riuscivo nemmeno a chiudere occhio la notte, mi ci ero abituato, se mi fossi sdraiato adesso sul mio letto, sicuramente non mi sarei addormentato.
Mi alzai dalla sedia -io vado- dissi guardando Eirik -buonanotte, dormi bene, domani ci aspetta una lunga giornata, specialmente per te, che devi risolvere quel disastro-
-non mi ci fare pensare...- sbuffò-buonanotte anche a te Ruven-
Aprì la porta dopo averlo visto un'ultima volta e poi mi diressi verso la camera di Narah, come spesso facevo. Entrai senza fare rumore, non mi andava di svegliarla, inoltre ormai ero diventato un esperto, dopo che facevo questa cosa da molto tempo.
Mi sdraiai vicino a lei e osservai il suo viso rilassato illuminato leggermente dalla luce della luna che passava attraverso la finestra. Era stupenda come sempre, la sua pelle candida, liscia e morbida, come quella di un neonato.
Le sue labbra carnose leggermente dischiuse dove ogni tanto usciva un rantolo perché troppo presa dal sonno. Aveva un braccio sotto il cuscino che le sollevava il viso, e l'altro lo aveva lungo il fianco che non era appoggiato al materasso.
I suoi splendidi capelli ricchi biondi che avevano qualche ciocca di capelli più scuri erano sparpagliati per il cuscino. Allungai la mano cercando di non far rumore con le coperte, presi una ciocca che le passava sopra la spalla e cominciai a pettinarla con le dita in modo delicato.
Anche i suoi capelli morbidi e profumati mi fecero ricordare tutte le volte che di nascosto entravo in quella stanza a vederla dormire, ad osservarla in tutta la sua bellezza.
-ti voglio bene Narah- mi sporsi verso di lei e le baciai la guancia, mi sistemai meglio accanto a lei cercai di addormentarmi, e per la prima volta dopo tanto, forse troppo tempo, riuscì ad addormentarmi presto.
La cosa che mi sollevava di più era sapere che lei mi aveva perdonato, che da quel giorno in poi avremmo avuto un rapporto decente e cosa più importante, che lei era lì, vicino a me e non ci saremo mai più lasciati soli.
Solo dopo tanto tempo avevamo capito entrambi che tutti e due avevamo bisogno l'uno dell'altro ed eravamo convinti nel dire che non ci saremo più allontanati.