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L'orologiaio

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Trafiletto

Nel silenzioso laboratorio di orologeria di Michele, il tempo sembra scorrere in modo diverso. L’arrivo di un cliente misterioso con un antico orologio da tasca segnerà l’inizio di un viaggio inquietante, dove ingranaggi e segreti si intrecciano con desiderio, inganno e poteri fuori dal tempo. Michele dovrà scegliere tra l’amore e l’umanità, mentre il battito degli orologi scandisce un destino irreversibile.

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Capitolo 1 - Il Cliente Misterioso
La pioggia batteva sui vetri del laboratorio di Michele con un ritmo ipnotico, scandendo le ore del pomeriggio autunnale. Il suono si mescolava al ticchettio incessante degli orologi che popolavano ogni centimetro delle pareti: pendoli antichi, sveglie vintage, cronometri di precisione. Un'orchestra temporale che accompagnava le sue giornate da quando aveva ereditato il negozio dal nonno. Michele alzò gli occhi dal delicato meccanismo dell'orologio da taschino che stava riparando, spingendo una ciocca di capelli castani dalla fronte. A ventotto anni, aveva già le mani esperte di un maestro orologiaio, dita affusolate capaci di maneggiare gli ingranaggi più minuscoli con una precisione che sfiorava l'arte. Il suo laboratorio era un rifugio dal mondo esterno, un luogo dove il tempo sembrava scorrere diversamente, più lento, più denso di significato. Il suono del campanello d'ingresso lo fece sussultare. Era quasi sera e non aspettava più clienti. Quando alzò lo sguardo, il respiro gli si bloccò in gola. L'uomo sulla soglia era alto, elegante, con capelli neri come la notte e occhi di un blu così intenso da sembrare innaturale. Indossava un cappotto scuro che gocciolava pioggia sul pavimento di legno, e nelle sue mani guantate teneva una piccola scatola di velluto. "Scusi il disturbo," disse l'uomo con una voce profonda che sembrava risuonare nelle ossa di Michele. "Lei è il signor Santini?" "Sì, sono io," riuscì a rispondere Michele, alzandosi dalla sedia del laboratorio. "Come posso aiutarla?" Lo sconosciuto si avvicinò con movimenti fluidi, quasi felini. "Mi chiamo Roberto Caravelli. Ho sentito parlare delle sue... abilità particolari nel riparare orologi antichi." Michele sentì un brivido percorrergli la schiena. C'era qualcosa nell'intonazione di quell'uomo, nel modo in cui aveva pronunciato 'particolari', che lo metteva a disagio e al tempo stesso lo affascinava. "Dipende dal tipo di riparazione," disse, cercando di mantenere un tono professionale. "Cosa ha portato?" Roberto posò la scatola di velluto sul bancone con un gesto quasi reverenziale. "È un pezzo molto... speciale. Apparteneva a mia famiglia da generazioni. Temo che nessun altro sia riuscito a farlo funzionare correttamente." Quando aprì la scatola, Michele trattenne il fiato. All'interno, adagiato su seta nera, c'era un orologio da tasca di una bellezza mozzafiato. La cassa era d'oro antico, incisa con simboli che non riconosceva, e il quadrante era di madreperla con numeri che sembravano brillare di luce propria. "È magnifico," sussurrò Michele, avvicinandosi. "Di che epoca è?" "Diciamo... molto antica," rispose Roberto con un sorriso enigmatico. "Il problema è che si ferma sempre alla stessa ora. Mezzanotte e trentatré minuti. Non importa quando lo si carichi, si ferma sempre lì." Michele prese delicatamente l'orologio. Nel momento in cui le sue dita sfiorarono il metallo freddo, sentì come una scossa elettrica attraversargli tutto il corpo. Per un istante, il mondo sembrò oscillare intorno a lui, e gli parve di sentire un sussurro indecifrabile. "Interessante," mormorò, cercando di ignorare la sensazione inquietante. "Dovrò aprirlo per vedere il meccanismo. Potrebbe volerci qualche giorno." "Ha tutto il tempo che vuole," disse Roberto, e nel suo tono c'era qualcosa che fece rabbrividire Michele. "Anzi, mi auguro che lei se la prenda comoda. Questo orologio... merita attenzione." I loro occhi si incontrarono per un momento troppo lungo. Michele sentì il calore salirgli alle guance e distolse lo sguardo, concentrandosi sull'orologio. "Qual è il suo numero di telefono? La chiamerò quando sarà pronto." Roberto estrasse un biglietto da visita dalla tasca interna del cappotto. Quando glielo porse, le loro dita si sfiorarono brevemente. Michele sentì di nuovo quella strana scossa, più intensa questa volta. "Preferisco passare di persona," disse Roberto con voce bassa. "Domani sera, se non le dispiace. Verso la stessa ora." "Certo, nessun problema." Roberto si avviò verso l'uscita, poi si voltò sulla soglia. "Signor Santini... faccia attenzione con quell'orologio. Ha la tendenza a.… influenzare chi lo tocca." Prima che Michele potesse chiedere cosa intendesse, l'uomo era già sparito nella pioggia, lasciando dietro di sé solo il profumo di legno di sandalo e qualcosa di più indefinibile, qualcosa di antico. Michele rimase a fissare la porta chiusa per lunghi minuti, l'orologio ancora stretto tra le mani. Quando finalmente abbassò lo sguardo sul quadrante madreperlaceo, il sangue gli si gelò nelle vene. Le lancette segnavano esattamente mezzanotte e trentatré minuti. E stavano iniziando a muoversi all'indietro.

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