XXV. Mi svegliai dunque, la domenica mattina, senza la solita preoccupazione d’una partenza immediata; e benchè fossimo nel più profondo degli abissi, la cosa non era perciò meno piacevole. D’altra parte c’eravamo fatti a questa esistenza da trogloditi. Nè io pensava guari al sole, alle stelle, alla luna, agli alberi, alle case, alla città, a tutte codeste superfluità terrestri di cui l’essere sublunare si è fatto una necessità. Nella nostra qualità di fossili disprezzavamo cotali inutili meraviglie. La grotta formava una vasta sala. Sul suo suolo granitico scorreva dolcemente il fedele rigagnolo, che, giunto a tanta distanza dalla sorgente, non aveva più se non la temperatura dell’ambiente e si lasciava bere senza difficoltà. Dopo la colazione, il professore volle consacrare qualche or