XXVIII. Risensando, il mio viso era bagnato di lagrime. Non saprei dire quanto durasse quello stato d’insensibilità, poichè non mi rimaneva alcun mezzo di rendermi conto del tempo. Non mai solitudine fu pari alla mia, abbandono così completo! La caduta mi aveva fatto perdere molto sangue e me ne sentivo sempre inondato. Come mi doleva di non essere morto, « e che la cosa fosse ancora da fare!» Non volevo più pensare, cacciavo ogni idea e vinto dal dolore mi rotolai presso la parete opposta. Già mi sentivo svenir daccapo, e questa volta per sempre, quando un rumore violento mi ferì l’orecchio. Rassomigliava al rullo prolungato del tuono e intesi le onde sonore perdersi a poco a poco nelle lontane profondità dell’abisso. D’onde proveniva quel rumore? Da qualche fenomeno senza dubbio che s