XXXI. La domane mi risvegliai completamente guarito. Pensando che un bagno dovesse riescirmi salutare andai a tuffarmi per qualche minuto nelle acque di quel Mediterraneo. Certo quel mare meritava più di tutti tal nome. Ritornai a far colazione con molto appetito. Hans spendeva la sua scienza culinaria intorno al nostro desinare: aveva acqua e fuoco a sua disposizione in guisa che potè variare alquanto il nostro ordinario. Alle frutta ci servì alcune tazze di caffè, nè mai la deliziosa bevanda mi parve così piacevole al palato. «Ecco, disse mio zio, l’ora della marea, e non bisogna lasciarci sfuggire l’occasione di studiare siffatto fenomeno. — Come, la marea? esclamai. — Senza dubbio. — L’influenza della luna e del sole si fa sentire fin qui? — Perchè no? I corpi non sono forse sog