14. STRESSED OUT (once again)

1479 Parole
William guardò Edward con una smorfia sulle labbra. Il riccio l'aveva stretto forte qualche ora prima e avendo la prima ora insieme gli era rimasto accanto cercando di distrarlo commentando l'orribile tailleur a fiori della professoressa Chain, matematica. Ad un certo punto della mattinata, tuttavia, aveva cominciato a messaggiare come un pazzo, lo evitava per i corridoi, faceva finta di non vederlo, si rinchiudeva in bagno ed ora era circondato dal suo gruppetto di amici "popolari", tra cui Brandon che continuava a prenderlo in giro e insinuare cose che William sinceramente non voleva ascoltare. Non che Edward gli avesse promesso amore eterno o fosse qualcosa per lui, ma all'ennesima «Chi è la fortunata? O è un lui?» domanda del cazzo, si voltò di scatto pronto ad andarsene, colpendo per sbaglio uno studente e ritrovandosi una pozza di fogli e caffè sui piedi. Sospirò e alzò lo sguardo ritrovandosi due occhi scuri parecchio arrabbiati e un ciuffo biondo scuro perfettamente curato. «Come diavolo ti viene in mente di girare l'angolo all'improvviso, testa di cazzo? Ora che ne sarà dei miei appunti?» gridò evidentemente stressato il tipo, spingendo William che finì contro il muro e sussultò tirando un sospiro di sollievo quando James si sovrappose tra lui e Mr Rabbia, raccogliendo l'ammasso di carta bagnata e fogli buoni e porgendoli al biondo, «Theo, hai studiato e andrai benissimo all'esame, che oltretutto è ora, non prendertela con lui, è stato un incidente.» giustificò l'amico, guardando per un attimo William per assicurarsi che stesse bene. Questi annuì guardandosi poi le scarpe piene di caffè. E mancavano ancora due ore alla fine della giornata scolastica, grande. Poi aveva il lavoro! Fantastico, qualcos'altro di bello da aggiungere alla lista? Gli vennero in mente altri mille motivi per un tentato suicidio ma evitò volutamente che la sua mente lo rendesse pazzo più di quanto già non fosse. «Sta di fatto che ci becchiamo all'uscita, stronzo.» lo insultò ancora Theo, allontanandosi a grandi passi ed entrando nell'aula di biologia. William si morse l'interno della guancia e guardò a terra, mentre Luke raggiungeva sia lui che James, «Theo era nervoso? Dovrebbe smettere di bere tutto quel caffè. Okay che in America hanno la fissa, ma lo vedo almeno dieci volte per i corridoi e ogni volta ha una tazza diversa in mano. Che cazzo, a lungo andare gli esploderà il cuore.» rise il biondo, mettendo poi il broncio quando notò la pozza ai piedi di William. James annuì in accordo col biondino, «Will, puoi aspettare fermo qui mentre chiamiamo un bidello? Se ti muovessi potresti cadere, spaccarti la schiena e morire.» disse poi, esagerando tanto per far accrescere l'ansia onnipresente dell'amico e allontanandosi in seguito con Luke. William non si stupì del fatto che tutti lo stessero ignorando in quel momento erano troppo presi da interrogazioni e compiti in classe per poter dare retta a lui e in un certo senso ringraziò che lo fossero e che in giro non ci fosse Liam, il responsabile del giornalino della scuola. Lui e il suo ragazzo Dave non facevano altro che scattare foto a tutto e mandare a fanculo la privacy delle persone. In effetti non aveva mai dovuto affrontare quel tipo di problemi, quelli riguardanti la privacy, ecco. Non essendo popolare ma solo il solito "quel ragazzo" che dopo qualche settimana perdevano tutti interesse (a meno che non fosse tenebroso o amasse farsi le passeggiate in presidenza). Ovviamente era finito nella tipologia "noioso ossia nessuno", che strano! «Hey Will, che è successo con Theo?» chiese Edward, raggiungendolo e parlandogli dopo un'intera mattina durante la quale era sembrato pari a tutti gli studenti: un estraneo. William si indicò le scarpe, decidendo di evitare di fargli mille domande e stressarsi con stupidaggini a cui non aveva voglia di pensare in quel momento; se Edward si stava frequentando con qualcuno o qualcuna, buon per lui, da buon amico l'avrebbe supportato. «Mi ha solo fatto cadere il caffè sulle scarpe, non preoccuparti. James e Luke sono-» «Venga! Guardi, è proprio qui, non è enorme?» lo interruppe Luke, indicando al bidello la macchia di caffè a terra e poi William. L'uomo scosse la testa, «Spostati e togli le scarpe ragazzo, non posso pulire con te tra i piedi.» lo invitò poco carinamente, aspettando che il ragazzo si spostasse e cominciando a pulire. William guardò le proprie scarpe pluricentenarie e ora completamente andate. Avrebbe dovuto lavarle appena tornato a casa. «Grazie ragazzi.» disse, sorridendo a James e Luke, che squadrarono Edward non nascondendo espressioni poco felici e poi alzarono le spalle in sincronia, «Di nulla Will, riesci a fare da solo per le scarpe? Siamo in ritardo per letteratura.» disse Luke, dondolando agitato sulle proprie gambe. Era ovviamente nervoso e William pensava di sapere anche il motivo: il riccio accanto a lui. «Ci riesco, non ho due anni, Luke.» rise, «Grazie ragazzi.» regalò un sorriso ad entrambi e poi li guardò andare via. Guardò nuovamente le scarpe e si diresse verso il bagno, notando Edward seguirlo subito e sbuffando nel non sapere come comportarsi. «Mi stai ignorando, William.» lo riprese Edward. D'accordo, l'aveva notato. William prese della carta assorbente e la bagnò con un po' d'acqua provando a strofinare sulla macchia della scarpa sinistra e sbuffando quando non accennò a volersene andare, aumentando la forza con cui stava strofinando, fino a continuare solo per tutto lo stress accumulato. «Will, vai troppo veloce.» provò ad intervenire senza successo, Edward, sporgendosi verso di lui e mordendosi il labbro per non ridere quando lo vide lanciare la scarpa nel lavandino e imprecare. Non era carino ridere, ma il suo viso imbronciato era comico. «Un lavaggio in lavatrice e saranno come nuove.» lo rassicurò, abbracciandolo da dietro e prendendogli le mani tra le proprie, sentendole tremare dal nervosismo. Le avvolse insieme alle proprie braccia intorno alla vita dell'altro e poggiò il mento sulla sua spalla, «Perché non mi parli, cucciolo smarrito?» chiese con voce dolce, baciandogli poi la guancia. William sbuffò e poggiò la nuca contro il petto dell'altro, senza rispondere. Edward annuì, «Trattamento del silenzio? Deve essere grave. Posso provare ad indovinare? Solo una possibilità e se indovino mi parli. Ci stai?» chiese, baciandolo ancora sulla guancia. William annuì a sua volta senza scostarsi e stette in silenzio. «Sei arrabbiato perché ti ho ignorato tutta la mattina e anche a pranzo e non ho risposto ai tuoi messaggi.» disse sicuro. William sgranò gli occhi e si voltò col viso corrucciato, «Quindi lo sai e fai pure il finto tonto? Fantastico, Adams, ti farei un applauso ma non ne ho voglia e le mie cazzo di scarpe sono schifosamente sporche e non mi va di essere felice.» borbottò triste, poggiando poi la fronte contro il petto del riccio e sbuffando sonoramente prima di soffocare un urlo contro la sua maglietta. «Sei troppo stressato.» disse il riccio, accarezzandogli la schiena, «E comunque stavo solo organizzando delle cose per il turno di stasera con papà al telefono, non ascoltare le cazzate di Brandon.» cominciò, abbracciando nuovamente il liscio, «E avevo parecchio compiti in classe oggi, sono letteralmente corso da una classe all'altra e a pranzo ho ripassato per l'interrogazione dato che indovina? Ieri sono stato distratto da qualcuno e non ho potuto studiare.» ridacchiò riferendosi chiaramente a William. Quest'ultimo alzò la testa e lo guardò, «La prossima volta niente pomiciate e risolviamo, no?» chiese ironico. Edward rise, «Quante ore hai ancora?» chiese, curioso. William alzò l'indice e il medio, «Due.» disse con tono annoiato, prima di «Tu?» chiedere a sua volta. Edward lo imitò alzando solo l'indice, «Una» disse divertito, per poi alzare le sopracciglia in modo allusivo, «Ti va di uscire? Passiamo dal cortile qui dietro, prendiamo la strada per il campo di football e usciamo.» spiegò rapidamente, uscendo comunque e trascinandosi dietro William, senza scarpe e con solo le calze ai piedi. Quest'ultimo si lasciò trascinare per il polso e poi tirò la maglia del riccio con la mano libera, «Ed, sono scalzo!» gli fece notare. Edward si guardò intorno e poi si chinò afferrando William per le cosce e sollevandolo. Quest'ultimo trattenne un urlo per lo spavento, «Che-» provò a dire, zittendosi subito dopo. Tanto l'altro non avrebbe cambiato idea. Si strinse a lui e alla fine si ritrovò pure d'accordo col riccio. Aveva bisogno di distrarsi e inoltre avrebbe cambiato scuola in pochi giorni. Oltretutto aveva davvero bisogno di sfogarsi finalmente con qualcuno, premendo nuovamente sul suo imminente trasferimento e quindi sul fatto che non avrebbe più rivisto Edward, trovò il coraggio di parlare col riccio della sua vita e di cosa davvero lo circondava. Sapeva che l'altro voleva sapere più cose e più volte aveva inventato avvenimenti o raccontato bugie, ma questa volta, dato che finalmente aveva trovato qualcuno, aveva davvero bisogno di vuotare il sacco. Era arrivato il momento di raccontare una lunga storia, che mai si sarebbe sognato di dire a qualcuno: la verità.
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