L'indomani, tutto sembrava come al solito, l'unica cosa ad essere cambiata era che William aveva avuto un lavoro e quindi dei soldi per pagare le varie spese. Gli sembrava quasi un miracolo. Entrò a scuola leggermente più tranquillo, cercando di ignorare l'immagine che la sua mente continuava a mostrargli appena le lasciava libero arbitrio. Sua madre, stesa a terra, nuda, e i suoi vestiti strappati in un angolo.
Ormai era diventata anche quella un'abitudine, vedere Nadine "divertirsi" con uomini a caso e tornare poco dopo trovandola in quelle condizioni. Era possibile diventare talmente indifferenti e menefreghisti davanti a situazioni di quel genere? Inizialmente William pensava di no, ma doveva ricredersi dato che ormai ignorava per la maggior parte del tempo tutto quello.
Raggiunse il suo armadietto e sistemò i libri prendendo quello di storia, per poi voltarsi e percorrere il corridoio schivando distrattamente gli studenti mentre studiava la cartina cercando l'aula che si trovava al piano superiore. Nonostante avesse fatto un giro della scuola il giorno prima, non ricordava esattamente dove fosse e in ogni caso il solo pensiero di fare quella materia noiosa lo buttava giù di morale. Per fortuna, quello era il suo ultimo anno.
Entrò nella classe trovandola semivuota e andò a sedersi nella solita terza fila al centro. Non fece in tempo a sistemarsi che una testa riccia e due occhi verdi occuparono la sua visuale.
Edward Adams era probabilmente uno stalker. E lui avrebbe sporto denuncia prima o poi, ovvio.
«Buongiorno, cucciolo smarrito.» lo salutò, con un sorrisino strafottente che non gli permise di capire se lo stesse prendendo in giro o se fosse seriamente un "buongiorno". In ogni caso, «Ciao, Edward.» lo salutò, non sapendo bene come comportarsi.
I visi preoccupati e ansiosi di Luke, Kyle e James, gli tornavano alla mente ogni volta che parlava con lui. E nonostante avesse deciso di dargli una possibilità (anche perché era grazie a lui se aveva trovato un lavoro) non poteva fare a meno di chiedersi perché i tre sembrassero così in pena verso Adams e il suo gruppo. Inoltre Luke sembrava essersi preso una cotta per quella Astrid; prima faceva un discorso moralista e poi si prendeva una sbandata per una dei "tipi da evitare"? Un po' di coerenza.
«Il turno inizia stasera dalle quattro alle undici di stanotte. Mi ha detto Il Capo di dirtelo dato che ieri, grande genio quale è, si è dimenticato.» Edward rise poggiando lo zaino sul banco e passando un foglio spiegazzato a William che lo lesse attento, mentre «Sono gli orari.» spiegò il riccio, indicando i giorni col dito indice.
William annuì, «Grazie ancora, mi hai davvero salvato.» ringraziò, mettendo il foglio nel proprio zaino. Edward gli sorrise (il solito sorriso che mandava William in confusione) e alzò le spalle, «Te l'ho detto, sei capitato giusto in tempo. Ci siamo aiutati a vicenda.» disse con nonchalance, unendosi poi al coro di "Buongiorno" non appena la professoressa entrò in classe.
William non si aspettava che il riccio fosse un tipo educato, da come ne avevano parlato sembrava il classico bad boy stronzo, menefreghista che voleva sempre avere ragione. E anche per il fatto che non era stato esattamente uno stinco di Santo al loro primo incontro.
«Buongiorno ragazzi! E un benvenuto speciale a William, nuovo alunno. Io sono la professoressa White e insegno storia!» salutò l'insegnante, cercando il ragazzo tra la folla, che alzò prima una mano e in seguito si alzò in piedi per farsi notare, dato che a causa della sua scarsa altezza e delle persone più alte davanti a lui, rimaneva abbastanza nascosto. Edward al suo fianco, rise notando il fatto e William si risedette ignorando la risatina.
Non era così basso. Doveva solo ripeterselo e convincersene.
«D'accordo, non perdiamoci in chiacchiere. Piuttosto, quest'anno affronteremo due argomenti fondamentali della storia, sapete dirmi quali?» chiese la professoressa dopo aver fatto l'appello velocemente, poggiandosi contro la cattedra e sistemando il vestito giallo canarino coperto da un giacchetto color senape; i capelli scuri tirati su in una coda di cavallo e gli occhi castani abbondantemente truccati con colori vivaci che guizzavano da un alunno all'altro sperando in una risposta giusta.
«Le Guerre Mondiali?» chiese Edward, mordicchiando il tappo di una penna, incerto. La professoressa sorrise e annuì, «Esattamente, Edward, grazie per essere intervenuto. Dunque, pensavo che potremmo dividere il lavoro riguardante le Guerre. Non vorrei annoiarvi con ore di spiegazione, so già che nessuno di voi mi ascolterebbe, dormireste sul banco oppure usereste il cellulare di nascosto- non è così, Walker?» si interruppe, sporgendosi sul banco di un ragazzo biondo con vari piercing e togliendogli il cellulare dalle mani. Quello sbuffò ma non replicò, annuendo passivamente quando la donna gli disse che glielo avrebbe consegnato alla fine della lezione.
«Deve essere abbastanza coglione per farsi beccare.» osservò Edward, attirando nuovamente l'attenzione di William, che smise di ascoltare la professoressa in due secondi netti.
«Forse non gli importa e basta, se gli fosse importato davvero avrebbe fatto storie o cose simili, no? » ribatté William.
Prima che Edward potesse rispondere, vennero richiamati dalla professoressa White che annunciava i loro nomi. Non sembrava starli rimproverando, ma pareva piuttosto concentrata sullo scrivere sulla sua agenda i cognomi dei vari alunni.
«Chiedo scusa,» intervenne William, «non ho sentito cosa ha detto.» si scusò, pregando di non arrossire per la vergogna. Proprio alla sua prima lezione di storia doveva fare pessime figure.
«Ho detto,» riprese la professoressa, senza che il sorriso sparisse dal suo volto, «che ho notato che tu e Edward andate molto d'accordo, quindi mi chiedevo se vi andasse di lavorare insieme al progetto riguardante l'analizzare cause evidenti e doppi fini dietro queste, riguardanti l'inizio della Prima Guerra Mondiale.» concluse, agitando la mano e muovendo la penna che teneva di qua e di là, cercando di enfatizzare il concetto e rendere gli alunni partecipi e entusiasti. Sembrava stare funzionando.
No. No e assolutamente no. Andava bene parlarci a scuola per pura educazione, ma condurre un progetto insieme significa passare del tempo insieme in vari luoghi (casa di William era off limits, questo era ovvio), parlare, scambiarsi opinioni, conoscersi meglio, passare pomeriggi interi tra un caffè e un dolce. William non era sicuro di volerlo. Anzi, era certo di non-
«Sarebbe fantastico, professoressa White! Vero, William?» esclamò Edward, sorridendogli. Sembrava un bambino entusiasta ed era davvero stupendo. William non sarebbe mai riuscito a dire di no nel vedere una cosa simile. E quella stupida vocina nel suo cervello continuava a urlargli di dare una possibilità a quel ragazzo che non aveva fatto altro se non farlo sorridere ed aiutarlo in più occasioni. Al tempo stesso, un'altra vocina gli urlava, con tanto di eco, le parole dei tre ragazzi del giorno prima.
«Certo, perché no?» disse, prima che il collegamento cervello-bocca potesse fargli cambiare idea. Probabilmente il cervello era andato, fuso, per colpa del sorriso accecante che non sembrava volersi spostare dal volto del riccio accanto a lui.
La professoressa White sorrideva. Edward sorrideva. Che diavolo avevano tutti, in quel posto? Sorridere e accecare gli altri a causa dei denti troppo bianchi, era un'usanza?
«Perfetto! Allora vi segno.» esclamò euforica la White, segnando i loro nomi. William annuì distrattamente e si voltò verso Edward, «Non mi sembri il tipo che partecipa attivamente alle lezioni o che reagisce così felicemente a un progetto che occuperà un bel po’. Mi sbaglio?» chiese, retoricamente.
Il riccio alzò le spalle, il volto indifferente e un'espressione che William non riusciva a decifrare, strana quasi quanto il suo sorriso inquietante. Non rispose. Non in quel momento almeno. Ma la risposta sarebbe arrivata qualche tempo dopo.
Il liscio si voltò, allora, verso la professoressa e prese a seguire mentre i vari argomenti venivano assegnati agli altri compagni, cercando di memorizzare qualche nome.
Le ore precedenti al pranzo passarono lente, nessun'altra lezione in comune con qualcuno che William conoscesse, almeno di vista. E così si ritrovò a raggiungere il tavolo di Luke e Kyle, trovando James già seduto stavolta, durante l'ora di pranzo.
«Ciao.» salutò educatamente, sperando di non venire mandato via a calci. Non successe. Piuttosto, Luke gli sorrise, seguito da Kyle e James che lo fecero inserire nel discorso, ossia quanto fossero orribili i capelli giallo evidenziatore di Diana, quarto anno, comportamento menefreghista a livelli inimmaginabili. Pregiudizi, ancora una volta a causa delle voci. Aveva imparato a sue spese che non bisogna mai giudicare, quindi dopo un'attenta osservazione della ragazza in questione, interruppe lo scambio di opinioni dei tre con un «Anche Kylie Jenner ha indossato una parrucca giallo evidenziatore eppure nessuno l'ha insultata, anzi, le hanno fatto complimenti e molti l'hanno venerata come al solito. Nessuno l'ha trovato strano. Cosa cambia tra lei e Diana?» che fece cadere il discorso.
Un silenzio imbarazzante, si direbbe. Ma no, William sapeva di aver detto una cosa intelligente.
«Beh Kylie Jenner è figa.» osservò Kyle. William alzò gli occhi al cielo, «È una tua opinione. Lei non è figa agli occhi di tutti, lo è ai tuoi. Per altri è solo un cesso che grazie ai soldi e al silicone è diventata figa. Allo stesso modo Diana, a voi può sembrare un cesso, ma non per questo lo deve essere per forza. E non è carino dire queste cose delle altre persone, può non piacervi ma non vedo perché parlarne male.» masticò il panino che si era portato da casa, tanto per essere previdente, e dopo aver ingoiato riprese il discorso.
«Una persona non è stronza perché lo pensi tu. Magari con te lo è stata mentre con altri no. Il tuo è un punto di vista soggettivo, non oggettivo. Capisci che intendo?»
E no, quel discorso non era sicuramente incentrato su Edward. Okay, probabilmente aveva usato la scusa della ragazza "particolare" (come dicevano tutti) per mettere in mezzo l'argomento, ma alla fine quello era ciò che pensava veramente.
«Mi stai dicendo che qualcuno potrebbe trovare Diana Parker eccitante?» chiese basito James. William annuì, «Qualcuno potrebbe.» affermò sicuro, riprendendo a mangiare e gettando un occhio sul tavolo di Edward.
Edward, che a sua volta lo stava guardando.