Capitolo XV

3005 Parole
Beatrice “ Papiii siamo arrivati?” guardai la piccola peste sorridente seduta sui sedili posteriori. Per due ore consecutive non aveva fatto altro che parlare, cantare e parlare. Mi divertiva ascoltare Elisa e le sue avventure dell’asilo ma soprattutto mi piaceva dar fastidio al demone al mio fianco e cosa poteva essere meglio se non la figlia del diavolo? “ Elisa ti supplico potresti far silenzio per cinque minuti?” ridacchiai guadagnandomi un occhiataccia. “ Scricciolo che ne dici di fare un gioco?” la bambina mi guardò contenta “ Si, si, siiiiii” mi tappai le orecchie per le urla “ Si chiama gioco dei segni. Da adesso fino a quando non ti dirò stop dovrai parlare solo con i gesti e se riesci a stare zitta zitta per tutto il viaggio ci sarà un grande premio finale” “ E se devo fare pipì?” “ in quel caso puoi dirlo ma solo quello eh?” la bimba battè le mani e io le feci il segno del silenzio dando via al gioco. Notai solo allora che Samuel mi guardava stupito. “ Mi spieghi perché non lo hai fatto prima?” feci spallucce “ La tua faccia era troppo divertente” lui spalancò la bocca e io risi di gusto per la sua buffa espressione “ Bene, spero che tu ti sia divertita abbastanza perché avrai la mia vendetta” “ Tremo di paura Samael” ridacchiò e si riconcentrò alla guida. Passai il resto del viaggio ammirando il paesaggio. Lunghe distese di campi verdi e gialli correvano ai fianchi della carreggiata e i cavalli pascolavano liberi tra essi. Samuel non mi aveva detto dove si trovasse la dimora dei suoi genitori e quell’ambiente così rurale destava la mia fervida immaginazione. L’auto imboccò un vialetto stretto e affinai la vista cercando di captare ogni minimo dettaglio. Quando ci fermammo i miei occhi brillarono di eccitazione perché mi resi conto che la mia descrizione immaginaria di quella casa corrispose alla realtà. Al centro del cortile si ergeva un casotto antico fatto in pietra, sovrastato da un tetto spiovente in legno. Accanto alla struttura vi era un immenso capanno il cui stile cozzava con l’ambiente rustico. “ Sam che lavoro fa esattamente tuo padre?” “ È un enologo” sgranai gli occhi per lo stupore “ Vuoi dirmi che..” “ Che produce vino, sì angelo è così” lui mi guardò divertito mentre io sembravo una bambina in gita “ Dov’è la vigna?” lui indicò un muro dietro la casa e io dovetti parare gli occhi dal sole per mettere a fuoco il punto. “ Dietro quel muro c’è il vigneto te lo farò vedere più tardi “ mi sorrise accarezzandomi il volto con dolcezza. “ Finalmente siete qui!” la donna dai capelli corvini ci raggiunse asciugandosi le mani sul grembiule rosa. Mi corse incontro abbracciandomi e questa volta mi trovò preparata all’assalto. Da quello che capii dal primo incontro e da qualche informazione spillata a Sam quella donna aveva l’abitudine di manifestare affetto in modo esagerato, una mamma chioccia l’aveva definita Samuel. “ Signora è un piacere rivederla” “ Ti ho detto di chiamarmi Lucia cara ragazza e poi il piacere è mio!” le sorrisi in modo educato mentre lei abbracciò il figlio. “ Dov’è papà?” “ Ah!Quell’uomo è testardo come un mulo! Lo avevo avvisato di non fare tardi ma come vedi non mi ascolta mai! Mi farà morire d’infarto!” “ Sei davvero melodrammatica mamma” la signora puntò il dito verso Samuel guardandolo con occhi socchiusi quasi volesse metterlo in castigo per il suo brutto comportamento. “ Nico non è ancora arrivato?” Lucia lo guardò rammaricato “ Gaia ha un turno straordinario e tuo fratello non voleva lasciarla sola. Se solo quella ragazza si prendesse una pausa ogni tanto” Sam accarezzò le spalle di sua madre per calmarla. Il suo gesto dolce mi fece sorridere e a quanto parse riuscì anche nel suo scopo perché Lucia si rilassò. Da quello che riuscii ad intendere la ragazza di cui parlavano doveva essere la moglie di Nico. “ Nonnina!” Elisa saltò giù dall’auto urlando a squarciagola. Per lei stare in silenzio per gli ultimi quaranta minuti di viaggio era stato sfiancante per questo misi fine al gioco un po’ prima del previsto. Lucia sbaciucchiò la piccola e mi condusse dentro casa lasciando dietro Samuel con i bagagli. Come all’esterno anche all’interno la casa aveva uno stile rustico e semplice l’ingresso affacciava sul piccolo soggiorno che faceva tutt’uno con la cucina. Un trillo mi fece sobbalzare, mi guardai attorno stranita cercando di capirne la provenienza ma lo sbuffo della signora Lucia mi fece intendere che lei ne era a conoscenza. “ Bea ti dispiace guardare la torta in forno? Devo salire da nonna Tina” la donna si dileguò per le scale lasciandomi interdetta e curiosa di sapere chi fosse nonna Tina. Mi diressi in cucina prima che tutto andasse a fuoco e uscii dal forno una torta ai mirtilli dal profumo meraviglioso. “ Sei appena arrivata e mia madre ti ha già messo al lavoro?” sollevai il capo incontrando gli occhi cielo del mio demone. “ Tua madre è fuggita da una certa nonna Tina” Sam fece una smorfia “ Hai ancora una nonna in vita? ” “ Certo che sono viva ragazzina!” mi voltai ritrovandomi faccia a faccia con una piccola signora dai capelli grigi. Nonostante la sua età molto avanzata dava l’aria di essere molto arzilla. “ Beatrice ti presento nonna Tina, novantacinque anni di pura malvagità.” Sam abbassò la voce per non farsi sentire dalla nonna. “ Se io sono Lucifero mia nonna è di sicuro Lilith” un gemito fuoruscì dalle labbra di Sam quando il bastone di legno di nonna Tina lo colpì sul sedere “ Non prendermi in giro ragazzo! Il mio udito è perfettamente funzionante” Samuel massaggiò la sua parte lesa “ Non accetti nemmeno i complimenti adesso nonnina?” “ La madre dei demoni non è nemmeno lontanamente vicino a me Sammy” io sgranai gli occhi, quella conversazione mi sembrava surreale come il fatto che quella vecchietta conoscesse Lilith “ Sai nonna a volte dimentico che eri una dannata Dantista, ma per tua fortuna Beatrice è innamorata di Dante” arrossii sotto lo sguardo di tutti. “ Mmh…” la donna mi squadrò e poi mi prese con sè a braccetto lasciando il bastone alla figlia Lucia. “ Andiamo ragazza, portami via da questi bifolchi” la donna mi costrinse ad abbandonare il seguito e a dirigermi verso la veranda che si trovava sul retro della casa. “ È sicura di voler stare qui? Fa un po’ freddo ormai” “ Non preoccuparti cara, siedi accanto a me” feci come richiesto e mi sentii in immediato disagio. Mi chiesi perché la donna mi avesse portato in quel luogo. “ Quindi sei una Dantista?” scossi la testa “ No signora, ma ho studiato lettere classiche e Dante è una delle mie passioni” “ Quindi cosa fai?” “ Lavoro per Samael… ehm voglio dire Samuel” la donna mi guardò attentamente mentre il mio colorito divenne porpora. Sperai che la mia gaffe le fosse sfuggita ma dato il suo comportamento precedente dubitai che non si fosse resa conto di come chiamassi suo nipote. “ Quel ragazzo ha davvero un brutto carattere” “ A volte ci vuole solo un po’ di pazienza” Sospirai pensando fino a che punto la mia pazienza potesse reggere. Il nostro rapporto altalenante era riuscito a destabilizzarmi una volta e il pensiero che potesse riaccadere mi faceva tremare di paura. Mi resi conto che nonostante io desiderassi con tutta me stessa Samuel se mai mi fossi posta davanti ad un bivio avrei dovuto scegliere me stessa. I mei pensieri vennero interrotti dall’ingresso del mio angelo caduto. “ Nonna se hai finito di terrorizzare Beatrice dovremmo pranzare” il mio sguardo incrociò il suo e trattenni il respiro per paura che il mio cuore esplodesse. “ Dovresti dirglielo cara” guardai la signora che sussurrava al mio orecchio “ Cosa?” la guardai stranita “ Sarò anche vecchia ma non sono rimbambita. I tuoi occhi brillano mia cara” continuai a non capire a cosa alludesse ma non ci pensai molto scortandola in cucina. Dopo il pranzo Samuel mi trascinò via senza nemmeno permettermi di mettere a letto Elisa. “ Ci pensa mia madre ad Elisa, noi adesso abbiamo da fare” cercai di stargli dietro ma era quasi impossibile dato quanto corresse. “ Scavalca!” “ Non se ne parla! Cadrò sicuramente” dopo varie discussioni mi convinse a scavalcare quel muro di cinta. “ Ti ho presa!” caddi su di lui aggrappandomi al suo collo. Per un attimo le nostre bocche si sfiorarono ma lui mi mise giù in fretta. “ Vieni con me” presi la sua mano e lo seguii per tutto il vigneto. Attraversare quel campo fu meraviglioso e ancor di più ascoltare le vecchie storie di Samuel e di come da bambini lui e Laura giocavano tra le viti del vigneto. Raggiungemmo una grossa quercia e ci sdraiammo sull’erba l’uno accanto all’altro. “ Cosa ti ha detto mia nonna?” “ Mi ha chiesto solo cosa facessi nella vita e mi ha detto che hai un brutto carattere” “E tu cosa le hai risposto?” mi guardò sollevando un sopracciglio e spingendomi verso di lui. Poggiai la testa sulla sua spalla e chiusi gli occhi “ Che sei un angelo caduto e che hai tentato di rubare la mia anima” “ Ehi! credevo di essere sul cammino della redenzione!” ridacchiai “ Credi davvero ci possa essere redenzione per chi è all’inferno? Lo guardai seria “ Credo che tutti meritino una seconda opportunità, Sherazad lo ha fatto con il principe Akbar” “ Sherazad è un personaggio di fantasia” lui mi prese il mento fra le dita portando i miei occhi al livello dei suoi “ Lei ha passato l’inferno e si è rialzata. Nessuno è troppo corrotto per andare in purgatorio Beatrice” “ Il purgatorio non è il paradiso Samael” “ Ma è speranza, e dare speranza ad un anima che si considerava perduta per l’eternità è un dono inestimabile” i miei occhi si fecero lucidi quando capii a chi quelle parole fossero riferite. Gli accarezzai il volto sfiorando la sua barba ispida. “ La tua anima è destinata al paradiso Akbar” “ Solo perché dovevo incontrare la tua, mia dolce Sherazad” mi avvicinai alle sue labbra baciandolo dolcemente. Quando anche lui rispose al bacio mi lasciai andare all’ebbrezza dolce amara dei nostri confusi sentimenti. Mi staccai per prima accecata da una luce risplendente. Il sole in alto illuminava l’intero vigneto regalandoci uno spettacolo divino. Anche i nostri corpi furono abbagliati e i miei occhi rifletterono la luce. Mi voltai verso il mio angelo caduto che mi osservava con la devozione di un seguace di Dio. “ Apparuit iam beatitudo vestra” all’udire quelle parole la mia confusione scomparve e i miei sentimenti emersero cristallini come se fossero sempre stati lì. Lo baciai e non furono necessarie altre parole. Rimanemmo sotto quella quercia fino al tramonto quando la tempesta della realtà succedette alla quiete dei sogni. “ Sarei rimasta lì per sempre ” guardai con nostalgia la quercia già lontana. “ Io avrei preferito un bel letto” lo colpii al braccio ridacchiando “ Sei un demone perverso Samael” “ E di chi è la colpa?” alzai gli occhi al cielo e intrecciai le mie dita alle sue. Pochi minuti più tardi ancora mano nella mano facemmo ingresso in casa dove ad attenderci c’erano Lucia e Salvatore dalle facce tutt’altro che tranquille. Samuel strinse la mia mano percependo la tensione in casa. “ Cosa è successo?” intuii che il tono calmo era solo una copertura della reale ansia. “ Sammy il tuo avvocato ti cerca da ore” la donna porse il suo telefono e Sam lo portò all’orecchio lasciando la mia mano. Non ebbi modo di sentire nulla dato che lui uscì in veranda. “ È tanto grave?” Lucia si avvicinò con apprensione. “ Andiamo a prendere un po’ di tè cara” mi condusse in cucina dove mi accolse una tazza fumante. “ Lucia ti prego dimmi cosa sta succedendo” Prima che la donna potesse dir qualcosa Samuel entrò posando le sue mani sulle mie spalle. “ L’udienza è lunedì” mi si gelarono le vene provocandomi un brivido. “ Ma come è possibile? Mi avevi detto che Mariavittoria era d’accordo!” mi alzai per guardarlo in volto “ Lo credevo anche io ma a quanto pare la stronza ha cambiato idea e ha accelerato tutto, maledizione!” Samuel battè una mano sul tavolo facendo tremare le tazze. “ Sammy tesoro dovresti calmarti e ragionare” “ Come faccio a ragionare? C’è il rischio che il giudice affidi Elisa a quella donna!” “ Non lo farà. Tutti sanno che non è una madre e lo sa anche lei” lui mi guardò con sguardo vacuo come se le mie parole non avessero significato. “ C’è qualcos’altro non è vero?” lo spronai a parlare “ Sei sempre stato sicuro che Elisa sarebbe stata affidata a te ma adesso non più. Cosa mi stai nascondendo Samael?” per un attimo non mi importò della presenza di Lucia che ci osservava con attenzione. Mi comportai come una compagna di vita e di sventure. Il suo silenzio mi fece alterare e cercai di capire cosa potesse aver fatto cambiare le carte in tavola. Mariavittoria non aveva mai avuto istinto di madre e non le importava cosa facesse la figlia, a meno che… “ Le hai parlato di me” non la posi come domanda e il suo sguardo confermò la mia tesi. “ L’ho fatto ok? Non ero in me mi avevi mollato in ospedale e potrei aver fatto un passo falso” “ Io ti ho mollato?” “ Ancora con questa storia Beatrice? Ti ho supplicato di perdonarmi” “ Calmatevi ragazzi!” l’intromissione di Lucia ci fece zittire “ Adesso Sammy dì cosa hai detto di così terribile?” lui ci riflettè per un po’ poi disse l’inevitabile “ Le ho detto che tu avresti fatto un lavoro migliore del suo con Elisa, conoscendola bene deve averla intesa come una sfida” spalancai la bocca e i miei battiti accelerarono. Quell’idiota mi aveva appena rivelato cosa provasse per me e lo aveva fatto mettendo a rischio sua figlia. “ Sammy!” lui alzò le mani in segno di resa “ Non avrei dovuto sfidare quella donna ma non ero in me accidenti!” “ Sei tu che hai mollato me brutto idiota, e dopo avermi detto di stare al mio posto hai rivelato alla tua ex moglie incazzata la nostra relazione!” le nostre urla fecero arrivare altri spettatori in cucina che ci guardavano sbalorditi. “ Quindi state insieme?” Salvatore interruppe le nostre urla e il nostro silenzio imbarazzato diede la risposta “ Lo sapevo! Sgancia cento euro figliolo!” le parole di nonna Tina sbalordirono tutti tranne Salvatore che sbuffò contrariato. “ Nonna hai scommesso sulla mia relazione con Beatrice?” lei sorrise mostrando la sua dentiera pulita e brillante “ Certo che sì nipotino caro e tuo padre è un pessimo giocatore” “ Possiamo smetterla di tergiversare per favore?” Lucia rimise tutti in riga. Capii in quel momento chi portasse i pantaloni in casa. “ Sammy figliolo, credo che tu debba parlare con il tuo avvocato e spiegare la situazione. Se tu e Beatrice avete una relazione non può essere tenuta all’oscuro altrimenti sarebbe un arma nelle mani di quella donna” Samuel cominciò a parlare di strategie con il suo avvocato e di come io avrei dovuto, da quel momento, intavolare la facciata della donna ideale accanto al mio uomo. L’ansia mi attanagliò le budella facendo contorcere il mio stomaco. La nausea e i capogiri si intensificarono per questo mi scusai con i presenti e uscii fuori a per una boccata d’aria. Mi accorsi di Sam solo quando mi toccò una spalla facendomi prendere uno spavento. “ Ehi va tutto bene?” non risposi. Non andava bene ma ebbi paura a dire ciò che provavo. “ So che è tutto un’ po’ veloce ma..” “ Un po’ veloce? Cristo Sam praticamente mi stai chiedendo di fare la madre di Elisa” lui si avvicinò ma io mi allontanai scostando le sue mani “ Non devi preoccuparti Bea..” “ Mi preoccupo invece Samuel. Io non sono capace nemmeno di badare a me stessa e tu mi chiedi di fare la finta madre di tua figlia!” “ Non ti sto chiedendo di fingere Beatrice” il suo tono serio mi mise più timore di quanto non ne avessi già. “ È peggio di quanto pensassi! Non riusciamo nemmeno a stare più di quarantotto ore senza litigare come credi che io possa impersonare la donna ideale per convincere un maledetto giudice?” Lui mi prese per le spalle scuotendomi “ Non ti chiedo nulla Beatrice. Sii solo te stessa e vedrai che il giudice penderà dalle tue labbra.” mi venne in mente un particolare “ Come faremo con la questione di Emilia? Potrebbe venire fuori che è tutto una montatura” mi morsi il labbro impaurita da quel faldone “ Non preoccuparti nemmeno per quello. Tutto ciò che potrebbe ricollegare a me è ben nascosto quindi sei tu Emilia e non c’è alcun rischio che tu venga scoperta.” Nonostante fossi incerta sul futuro mi fidai di lui. Lo avevo sempre fatto anche quando faceva finta che io non esistessi. “ Siamo in un bel casino non è vero?” lui annuì e mi tirò a sé “ Finirà presto mia dolce Sherazad” ricambiai il suo tocco e sospirai amareggiata.
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