La stanza degli archivi speciali respirava di segreti antichi e conoscenza proibita. Le pareti di pietra grezza erano coperte da scaffali che si perdevano nell'ombra, carichi di volumi rilegati in pelle consunta dal tempo, manoscritti in lingue dimenticate e pergamene che custodivano verità che l'umanità aveva scelto di non vedere. L'aria sapeva di incenso, cera di candela e qualcos'altro di più sottile: il profumo del mistero stesso.
Lorenzo si mosse tra gli scaffali con la grazia controllata di un predatore nel territorio nemico. I suoi occhi grigi scandagliavano i titoli incisi a oro sui dorsi dei libri, mentre le dita affusolate - dita che Stefano aveva notato essere abili tanto con le armi quanto delicate al tatto - sfioravano le rilegature antiche con riverenza inconsapevole.
Stefano lo osservava da dietro la scrivania di ebano che dominava il centro della stanza, fingendo di catalogare alcuni manoscritti appena acquisiti. In realtà, ogni sua fibra era concentrata sull'uomo che si muoveva nell'ombra dorata delle lampade ad olio. Il modo in cui Lorenzo si chinava per leggere i titoli sui ripiani più bassi, la tensione dei muscoli delle cosce sotto i jeans aderenti, il gioco di luci e ombre sul profilo perfetto quando alzava il viso verso gli scaffali più alti.
"Vampyrum Imperium," mormorò Lorenzo, estraendo un volume rilegato in pelle rossa scura. "Sembra promettente."
"Attento," disse Stefano senza alzare lo sguardo dalle pergamene. "Quello è del 1598. Il cardinale che l'ha scritto aveva la tendenza a.… esagerare nei dettagli."
Lorenzo si voltò, e il sorriso che curvò le sue labbra fu affilato come una lama. "E tu come fai a saperlo? L'hai conosciuto personalmente?"
Il silenzio che seguì fu denso di significati non detti. Stefano sollevò lo sguardo, incrociando quegli occhi grigi che sembravano vedere troppo. "Diciamo che conosco bene la letteratura dell'epoca."
"Ovviamente." Lorenzo aprì il volume e iniziò a sfogliarne le pagine ingiallite. "Racconta di un vampiro che infestava Roma alla fine del XVI secolo. Un mostro che seduceva le sue vittime prima di dissanguarle. Apparentemente molto... raffinato nei suoi metodi."
Stefano sentì un brivido percorrergli la spina dorsale. Quelle pagine raccontavano di lui, della creatura che era stato prima di imparare il controllo, prima di scegliere una strada diversa. "I resoconti di quell'epoca erano spesso influenzati dalla superstizione."
"Forse." Lorenzo continuò a leggere, e la sua voce si fece più bassa, più intima. "'La bestia si aggira tra i nobili salotti della città eterna, nascosta sotto le sembianze di un gentiluomo di rara bellezza. I suoi occhi sono neri come la pece dell'inferno, la sua pelle pallida come la morte, ma le sue maniere sono così affascinanti che le dame della corte gareggiano per i suoi favori, ignare che stanno corteggiando la propria dannazione.'"
Ogni parola era una carezza e una pugnalata insieme. Stefano smise di fingere di lavorare e si alzò, avvicinandosi a Lorenzo con passi silenziosi. "Credevo fossi interessato agli aspetti... pratici della caccia ai vampiri."
"Oh, lo sono." Lorenzo chiuse il libro di scatto, tenendolo stretto al petto. "Ma per cacciare un mostro, devi prima capire come pensa. Come seduce. Come uccide."
Si trovarono faccia a faccia, separati solo da pochi centimetri carichi di tensione elettrica. Stefano poteva sentire il calore che emanava dal corpo di Lorenzo, il profumo della sua pelle mescolato al cuoio della giacca e a qualcosa di più profondo, più primitivo. Puro maschio in caccia.
"E cosa hai imparato finora?" sussurrò Stefano, la voce appena un soffio nell'aria densa della stanza.
Gli occhi di Lorenzo si fecero più scuri, tempestosi come un cielo di tempesta. "Che sono creature di seduzione prima che di violenza. Che usano la bellezza come un'arma, il fascino come una trappola." La sua mano libera si sollevò, le dita sfiorando appena la linea della mascella di Stefano. "Che potrebbero essere chiunque. Anche... il curatore di una biblioteca."
Il tocco bruciò sulla pelle fredda di Stefano come un marchio a fuoco. Avrebbe dovuto ritirarsi, mettere distanza tra loro, mantenere la sua maschera di umanità. Invece si ritrovò ad avvicinarsi ancora di più, finché il loro respiro non si mescolò nell'aria carica di desiderio e pericolo.
"Pericolosa teoria," mormorò, la voce roca. "Potresti trovarti faccia a faccia con ciò che stai cercando senza nemmeno accorgertene."
"O forse," sussurrò Lorenzo, il pollice che tracciava una linea di fuoco lungo lo zigomo di Stefano, "me ne sono già accorto."
Il tempo si fermò. Due predatori sospesi sul filo del rasoio tra attrazione e distruzione, tra il desiderio di possedersi e quello di annientarsi a vicenda. Stefano poteva sentire il battito accelerato del cuore di Lorenzo, vedere la vena che pulsava alla base della sua gola abbronzata, respirare l'adrenalina che gli scorreva nelle vene come whisky puro.
Poi Lorenzo fece un passo indietro, spezzando l'incantesimo. Il sorriso che curvò le sue labbra fu quello di un giocatore che ha appena mostrato le sue carte migliori. "Ma sono solo teorie, ovviamente."
Stefano si passò una mano tra i capelli, fingendo noncuranza mentre ogni cellula del suo corpo urlava per quel contatto perduto. "Ovviamente."
Lorenzo si voltò verso gli scaffali, estraendo altri volumi con gesti studiati. "Bestiarum Nocturnae, De Sanguine Immortali, Chronicon Vampirum... Hai una collezione impressionante."
"Sono argomenti che... mi affascinano da sempre." Stefano tornò alla scrivania, mettendo una distanza di sicurezza tra loro. "C'è qualcosa di specifico che stai cercando?"
Per un momento, la maschera di controllo di Lorenzo scivolò, rivelando qualcosa di crudo e doloroso nei suoi occhi grigi. "Mia sorella." Le parole uscirono come vetro rotto, taglienti e sanguinanti. "È stata uccisa sei mesi fa. A Milano. La polizia ha parlato di un serial killer, ma io so cosa l'ha uccisa davvero."
Stefano sentì il cuore fermarsi. Non il suo cuore che batteva a malapena, ma qualcosa di più profondo, più essenziale. L'empatia, il rimorso, la comprensione del dolore che può spingere un uomo oltre ogni limite.
"Mi dispiace," disse, e le parole erano sincere come non lo erano state da decenni. "Doveva esserti molto cara."
"Era tutto quello che avevo." Lorenzo appoggiò le mani sul ripiano di uno scaffale, la schiena tesa come una corda d'arco. "I nostri genitori sono morti quando eravamo bambini. Lei era... era luce pura. Studiava medicina, voleva salvare il mondo. E quel mostro l'ha ridotta a.…" La sua voce si spezzò, e per un attimo l'invincibile cacciatore scomparve, sostituito da un uomo spezzato dal dolore.
Stefano si alzò senza pensare, spinto da un impulso che non sentiva da secoli. Il bisogno di consolare, di proteggere, di alleviare quella sofferenza che riconosceva troppo bene. Si avvicinò a Lorenzo, fermandosi appena dietro di lui.
"Vendetta non è sempre giustizia," disse dolcemente. "A volte è solo un altro modo di morire dentro."
Lorenzo si voltò di scatto, gli occhi lampeggianti di collera. "E tu cosa ne sai? Hai mai perso qualcuno che amavi? Hai mai visto il corpo di tua sorella dissanguato e gettato via come spazzatura?"
Le domande colpirono Stefano come pugnalate. Sì, aveva perso qualcuno. La sua famiglia, i suoi amici, tutti coloro che aveva amato nella sua vita mortale. Li aveva visti invecchiare e morire mentre lui rimaneva immutabile, prigioniero di un'eternità che non aveva scelto. E poi, nei primi anni dopo la trasformazione, aveva ucciso. Aveva preso vite innocenti per saziare la sua sete, trasformandosi nel mostro che ora Lorenzo cacciava.
"Più di quanto tu possa immaginare," sussurrò, la voce carica di secoli di rimpianto.
Qualcosa nel suo tono dovette raggiungerlo, perché Lorenzo si calmò improvvisamente. I suoi occhi scrutarono il volto di Stefano con nuova attenzione, come se vedesse per la prima volta l'uomo dietro la maschera di cortesia.
"Chi hai perso?" chiese, più gentile ora.
Stefano esitò. Tre secoli di segreti, di bugie necessarie, di maschere indossate per sopravvivere. Ma qualcosa in quegli occhi grigi lo spingeva verso una verità che non aveva mai condiviso con nessuno.
"Tutti," disse semplicemente. "Ho perso tutti quelli che amavo."
Il silenzio che seguì fu diverso. Non più carico di tensione sessuale o di minaccia, ma di comprensione reciproca. Due uomini feriti dal dolore, legati da perdite che avevano segnato per sempre le loro anime.
Lorenzo fece un passo avanti, e questa volta il suo tocco sulla guancia di Stefano fu gentile, quasi reverenziale. "Com'è possibile? Sei giovane..."
"Sembro giovane," corresse Stefano, chiudendo gli occhi al contatto. "Ma l'apparenza inganna."
"Sempre teorie e enigmi con te." Lorenzo sorrise, ma era un sorriso diverso. Più caldo, meno affilato. "Un giorno mi dirai la verità, Stefano Rossi?"
"Forse," sussurrò Stefano, perdendosi in quegli occhi che promettevano tempeste e redenzione insieme. "Quando sarai pronto ad accettarla."
Il momento si spezzò quando Lorenzo si allontanò, tornando ai suoi libri con rinnovata determinazione. Ma qualcosa era cambiato nell'aria tra loro. La caccia era ancora in corso, ma ora era diventata qualcosa di più complesso, più pericoloso.
Ora era diventata una seduzione reciproca.
Stefano rimase a guardarlo mentre studiava i testi antichi, assorbendo ogni dettaglio sui vampiri che aveva tanto accuratamente catalogato nei secoli. E si rese conto, con un brivido di terrore ed eccitazione, che stava per intraprendere il gioco più pericoloso della sua lunga esistenza.
Stava per innamorarsi del suo cacciatore.